di Dario Parrini
Per chiarezza, due o tre cose di fondo che penso sul Pd.
In primo luogo, debbo dire che mi fa arrabbiare e mi fa star male anche solo leggere che nel mio partito potrebbe esserci una rottura.
Per vari motivi.
Perché il saldo costi-benefici delle rotture è sempre negativo.
Perché le rotture non avvicinano chi non ti vota e irritano, disorientano, scoraggiano e allontanano chi già ti vota.
Perché un centrosinistra più diviso sarà meno forte e meno elettoralmente attrattivo, sia al centro che a sinistra.
Perché per aumentare i consensi complessivi dei progressisti italiani è essenziale l’esistenza di un partito grande, coeso e plurale.
Perché con un Pd più debole sarebbero più deboli la lotta alla prepotenza autoritaria del salvinismo e quella per una svolta sociale e economica nel governo del Paese.
Personalmente non riesco a immaginare un posto diverso dal Pd nel quale si possa condurre con efficacia la battaglia per difendere e rafforzare il riformismo, per un’Italia con più crescita e meno ingiustizie.
Non so cosa succederà. So che io mi impegnerò, rispettando le opinioni di tutti e mettendoci tutto me stesso, affinché nel Pd non ci sia nessuna spaccatura.
Infine una preghiera: chi nella sua vita ha promosso scissioni, le ha avallate, scusate o magari applaudite, abbia per favore la decenza di rinunciare a impartire a chicchessia lezioni morali di qualsiasi tipo.