di Alessandro Maran
Se c’è una cosa sulla quale possiamo concordare tutti, in tutto il mondo, è che abbiamo disperatamente bisogno di un nuovo anno.
Il 2020 è stato l’anno del Covid-19, del processo di impeachment del presidente americano uscente Donald Trump, dell’uccisione di George Floyd da parte della polizia, di un livello di disoccupazione in America mai così alto dal dopoguerra e di un’elezione presidenziale mai così aspra. E’ stato anche l’anno dell’Hamilton Moment dell’Europa e l’anno nel quale alla fine il Regno Unito è uscito dall’Unione europea; l’anno in cui Pechino ha consumato la sua vendetta sul movimento pro-democrazia di Hong Kong e della «Wolf Warrior diplomacy» cinese; l’anno dell’agonia senza fine del Venezuela, della «Rivoluzione delle Ciabatte» in Bielorussia e della protesta dei giovani nigeriani, degli scontri armati tra Cina e India e dei peggiori incendi mai registrati finora che hanno sconvolto la California e il Brasile. E’ stato, ovviamente, in Italia, un altro lungo anno «del nostro scontento».
Ovviamente, non c’è nessuna garanzia che il 2021 sarà un anno migliore. Ma la nuova leadership americana e l’avvio delle campagne di vaccinazione contro il coronavirus offrono un motivo per sperare.
Da tutto il mondo, in molti hanno scritto alla CNN augurandosi un completo ripensamento delle politiche del governo americano dopo quattro anni di Trump e che i leader mondiali cooperino tra loro per fermare la pandemia e le sue conseguenze economiche e contenere il cambiamento climatico. C’è chi invece spera solamente che i figli possano respirare aria pulita o che (anche a New York) il «ristoro» gli venga depositato sul conto rapidamente perché rischia di perdere la casa.
C’è anche chi la mette semplice semplice, esprimendo un desiderio che possiamo fare nostro in vista della mezzanotte: che il 2021 non sia per niente come il 2020. E visto che quest’anno i festeggiamenti sono socialmente distanziati, brindo all’anno nuovo con le parole del «Prontuario per il brindisi di capodanno», una bella poesia di Erri De Luca.
Cin cin e tanti auguri. Ci vediamo l’anno prossimo!
Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.
(Erri De Luca, L’ospite incallito, Einaudi, Torino, 2008, pp. 13-14).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.