di Alberto Colombelli
Valutazione personale, immediata, necessariamente di sintesi. Indipendentemente da ogni legittima interpretazione personale e preferenza ideale di ciascuno, ormai era inevitabile arrivare a questa soluzione per il Paese che nella estrema difficoltà del momento ci permette almeno di poter contare in uno dei momenti decisivi della nostra Storia sulla guida della figura indiscutibilmente più competente e autorevole presente ora non solo in Italia ma in Europa, una leadership ci tengo ad affermare non solo tecnica ma assolutamente politica considerando come ha condotto la Banca Centrale Europea negli scorsi anni.
Chi non lo vuole capire è perché non ha capito tutta l’insostenibilità politica e programmatica ormai propria dell’esperienza del Conte II. Il Recovery Plan non lo avevamo perché anche com’era stato corretto non avrebbe ancora trovato l’approvazione della Commissione europea e il necessario confronto di due mesi che si sarebbe aperto con questa non era sostenibile per quella maggioranza e tantomeno da parte del Paese. E questo solo nello scriverlo figuriamoci nell’attuarlo.
L’Unione europea ci ha riservato la quota decisamente più rilevante del Recovery Fund, 209 miliardi di euro pari al 29% del suo intero ammontare, di cui un terzo a fondo perduto, evidente che vuole assolute rassicurazioni sulla capacità di gestirli e sulla forza politica di chi è chiamato a questo compito.
Il Presidente della Repubblica sicuramente ha fatto una scelta anche nella piena consapevolezza di questo e se ha optato immediatamente per la più importante figura di cui il nostro Paese ha la fortuna di disporre significa che già aveva raccolto adeguate rassicurazioni politiche sul successo di questa operazione. L’ha fatto nel solco della miglior tradizione della nostra Storia recente, quando nei momenti decisamente più critici vennero coinvolti nel Governo Guido Carli, Lamberto Dini, Carlo Azeglio Ciampi. Che il Parlamento ne sappia ora essere all’altezza. Nell’esclusivo interesse dell’Italia, dell’Europa, del futuro delle prossime generazioni alle quali il Next Generation EU è destinato, sperando di essere capaci di lasciare loro un mondo migliore che come sempre deve essere la massima priorità di ognuno.
Buon lavoro Presidente Draghi, il suo spirito è il nostro.
«Vorrei oggi condividere con voi quelle che mi paiono caratteristiche frequenti nelle decisioni che consideriamo “buone”: la conoscenza, il coraggio, l’umiltà» (Mario Draghi, Università Cattolica di Milano, 12 ottobre 2019).
Consulente d’impresa, esperto in Corporate Banking. Già delegato dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, è attivo nell’Associazione europeista Freedem e nell’Associazione InNova Bergamo. Ha contribuito al progetto transnazionale di candidatura UNESCO delle ‘Opere di difesa veneziane tra il XV e il XVII secolo’. Diplomato ISPI in Affari europei. Componente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. E’ impegnato nella costruzione di una proposta di alleanza tra tutti gli europeisti riformatori.