di Enrico Morando
Ricordate la Revisione della Spesa? Tutti a sottolinearne l’urgenza. Tutti a magnificarne le potenzialità. Tutti a criticare i governi che- secondo (quasi) tutti i commentatori e gli analisti-, non la praticavano affatto o la praticavano poco e male.
Che fine ha fatto? La risposta si può leggere a pag. 29 dell’Audizione dell’Ufficio Parlamentare del Bilancio sul DEF 2019: “…non è stato avviato per il 2019 il processo di revisione della spesa interno al ciclo di programmazione di bilancio per il 2019 (ex articolo 22 bis legge 196 del 2009)”.
Le cose non potrebbero essere dette più chiaramente: la riforma della Legge di contabilità (Governi Renzi e Gentiloni. Ministro Padoan, vice ministro con delega al bilancio il sottoscritto), obbligava finalmente i Governi a realizzare ogni anno una seria revisione della spesa, con procedura ordinaria e inserita nel processo di decisione di bilancio.
Il governo del cambiamento ha, in effetti, cambiato strada: “non è stato avviato per il 2019…”. Sì, avete letto bene. Neppure avviato.
Risultato? Addio Revisione della Spesa vera e ritorno ai “congelamenti” temporanei della stessa: “Il governo intende attuare la procedura…, in base alla quale 2 miliardi di spesa resteranno congelati nella seconda metà dell’anno” (DEF 2019-sezione prima pag. 45).
Come volevasi dimostrare: o fai seria e costante revisione della spesa, o fai tagli orizzontali e disperati “congelamenti”. La prima aiuta la crescita nella stabilità. I secondi penalizzano gli investimenti e accrescono l’incertezza. Come se non ce ne fosse già abbastanza…
Presidente di Libertà Eguale. Viceministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni. Senatore dal 1994 al 2013, è stato leader della componente Liberal dei Ds, estensore del programma elettorale del Pd nel 2008 e coordinatore del Governo ombra. Ha scritto con Giorgio Tonini “L’Italia dei democratici”, edito da Marsilio (2013)