di Simona Bonafè
Provo a dire la mia su quanto è successo all’Eurogruppo.
Partiamo dalle ultime novità: l’Eurogruppo ha finalmente trovato un compromesso dopo giorni di negoziato difficile. Si tratta di un accordo per sbloccare centinaia di miliardi di risorse senza le quali saremmo tutti sull’orlo del baratro, con un pacchetto che comprende diversi strumenti finanziari.
Li elenco.
Primo. Intanto, grazie al lavoro fatto da Italia, Francia e Spagna si parla finalmente, per la prima volta, di uno strumento comune di debito per finanziare il nuovo Fondo per la Ricostruzione.
Secondo. Sono stati messi in campo 200 miliardi dal fondo di garanzia della BEI per sostenere la liquidità delle imprese
Terzo. È stato proposto il programma Sure da 100 miliardi per dare una mano a quanti perderanno il posto di lavoro.
A questi strumenti si aggiunge il MES. Già, il famoso MES. Su questo punto è bene essere chiari. Alle linee già disponibili del MES che prevedono condizionalità macroeconomiche, l’Eurogruppo ha proposto la creazione di una nuova linea di credito per finanziare le spese per le cure e in generale per la gestione dell’emergenza sanitaria legata al COVID-19, senza alcuna condizionalità.
Ricordatevi bene queste parole: “senza condizionalità”. Questo significa che il MES, per gli Stati che lo vorranno, prevede di utilizzare prestiti fino al 2 per cento del loro pil per le spese sanitarie senza dover sottostare alle pesanti condizioni di rientro imposte a suo tempo alla Grecia.
Fuor di propaganda, che non serve a nessuno e fa solo danni al paese, va detto con fermezza che un passo in avanti importante c’è stato. Adesso spetta al Consiglio europeo dei capi di stato e di governo trovare la quadra. E chi vuole bene all’Italia deve fare il tifo perché a questo primo passo, se ne aggiungano di ulteriori.
Sicuramente liquidare tutto con due parole è più semplice, ma rischia di non far comprendere la portata delle decisioni in campo.
Badate bene, non mi preoccupa la polemica della destra. Diciamocelo fra di noi: qualsiasi soluzione avesse trovato l’Eurogruppo, alla destra non sarebbe andata bene. Sono quelli che fino a ieri dicevano all’Europa di fare un passo indietro nel nome del “prima gli italiani” e che oggi criticano l’Europa perché non fa niente.
Io continuo a ritenere che seppur tra mille limiti oggi più di prima l’Europa è l’unica nostra speranza e che se c’è qualcosa che ha fallito, questa è proprio l’Europa degli egoismi nazionali. Quella in cui ci vorrebbero sempre più portare Salvini e Meloni.
Eurodeputata del Partito Democratico. Candidata Pd-Siamo Europei per le elezioni europee 2019