di Vittorio Ferla
“Per me, amico, è tempo di appendere la cetra in contemplazione e silenzio. Il cielo è troppo alto e vasto perché risuoni di questi solitari sospiri. Tempo è di unire le voci, di fonderle insieme”. Con queste parole del frate e poeta David Maria Turoldo, Enrico Letta ha ricordato così alla Camera David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo spentosi nella notte dell’11 gennaio per l’aggravarsi di una malattia del sistema immunitario. Sassoli portava già nel nome l’impronta del suo impegno civile e politico. Suo padre Domenico, giornalista del Popolo, quotidiano della Dc, venuto a Roma da Firenze negli anni Sessanta, scelse quel nome proprio in omaggio a Turoldo, religioso e scrittore impegnato e, spesso, scomodo. Una impronta che segnerà gli anni della sua formazione.
Nato a Firenze, si trasferisce prestissimo a Roma per il lavoro del padre. Nella capitale vive la temperie culturale del cattolicesimo democratico degli anni 70. Nel 1974 il Vicariato di Roma radunò i romani per discutere sui problemi sociali della città. L’evento, che si svolse dal 13 al 15 febbraio, fu chiamato il «convegno sui mali di Roma». Per il Vicario, cardinal Poletti, Roma era una città malata: bisognava identificarne i mali e agire. Qualcuno disse che in quei giorni, finalmente, il Concilio Vaticano II inaugurato da Giovanni XXIII e proseguito da Paolo VI negli anni 60 era finalmente arrivato a Roma. La grande vitalità di quegli anni ispirò i giovani cattolici. Tra questi anche gli scout romani tra i quali milita un giovanissimo David Sassoli, membro dell’Agesci, ispirato dal pantheon dei nomi del cattolicesimo democratico: da Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Aldo Moro. Nel 1979 Paolo Giuntella, anch’egli scout cattolico e poi giornalista Rai, fonda la Rosa Bianca, un gruppo di giovani provenienti dall’Azione cattolica, dalla Fuci, dalle Acli e dall’Agesci, che si ispirano ai valori della democrazia e della libertà. All’associazione, che prende il nome e l’esempio dal gruppo di studenti cattolici e protestanti tedeschi che si ribellarono al nazismo negli anni 40, aderisce anche David Sassoli. Su di lui Paolo Giuntella, di dieci anni più anziano, esercita una importante influenza culturale che Sassoli ha sempre riconosciuto. Poco dopo averne appreso la scomparsa, Tommaso Giuntella, figlio di Paolo, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una vecchia foto in cui il padre è seduto con Sassoli, con questa didascalia: “Là, sotto il nocciòlo di Capranica. Dove si ritrovano gli amici. Si saranno ritrovati? Ci ritroveremo. A Dio”.
Un altro passaggio cruciale per il futuro parlamentare europeo è nella Lega Democratica, un gruppo di riflessione politica animato soprattutto dallo storico Pietro Scoppola e dal sociologo Achille Ardigò, ancora una volta con il contributo decisivo di Paolo Giuntella. Una palestra di pensiero capace di riunire, tra gli altri, Paolo Prodi, Roberto Ruffilli, Giorgio Tonini, Enrico Letta. Allora Sassoli aveva 25 anni. “Era un ambiente molto originale, fatto da alcune centinaia di persone in tutta Italia di estrazione montiniana e morotea. Ma soprattutto un luogo plurale: Ardigò era un sociologo vicino a Giuseppe Dossetti, con una forte inclinazione di tipo sociale, Pietro Scoppola era uno storico molto raffinato di matrice cattolico-liberale, Paolo Giuntella era un giovane influenzato dal ’68 e dal Concilio Vaticano II che cercava un linguaggio più adatto ai giovani. Tra le persone più vicine a Giuntella spiccava appunto David Sassoli: insieme animavano il circolo romano”, ricorda Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato del Pd, già presidente nazionale della Fuci, che conosce Sassoli proprio in quel contesto peculiare. Una esperienza che avrebbe segnato la vita di entrambi. “Nell’impostazione di fondo c’era un rapporto molto libero con lo strumento partito. L’identità era la tradizione cattolico democratica, non il partito (la Dc), e l’ambizione era comunque quella di un dialogo ravvicinato con le componenti riformiste delle altre aree politico-culturali, rispetto alle quali la diversità dei contenitori politici era vista più come un retaggio del passato che non come un confine invalicabile”, spiega ancora Ceccanti. Con queste premesse, non c’è da stupirsi se i tanti cattolici democratici che hanno contribuito all’affermazione dell’Ulivo di Romano Prodi, prima, e alla nascita del Pd, poi, compreso David Sassoli, siano passati attraverso l’esperienza della Lega Democratica.
Né deve stupire che la passione civile e politica nutrita negli anni della giovinezza a contatto con questi personaggi eccellenti abbia ispirato la carriera giornalistica di Sassoli. Dopo gli esordi negli anni 80 all’agenzia Asca e al Giorno, trova il successo professionale in tv: entra al Tg3 nel 1992, poi collabora ai programmi di Michele Santoro, quindi passa al Tg1 dove completa il suo ricco percorso con la conduzione e la vicedirezione del Tg1. Ma il richiamo della politica resta forte. Candidato da Dario Franceschini, Sassoli viene eletto al Parlamento europeo per la prima volta nel 2009 e poi riconfermato per altre due legislature. Nel 2019 viene eletto presidente dell’assemblea. In questi anni si lega alla corrente AreaDem di Dario Franceschini, anche in virtù della comune ispirazione cattolico-democratica. Con generosità accetta poi, senza successo, la candidatura a sindaco di Roma e non fa mancare il suo sostegno ai più giovani candidati del suo partito nelle elezioni comunali e regionali.
Il suo stile è sempre garbato e rispettoso come dimostrano le dichiarazioni di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, nel corso della commemorazione di qualche giorno fa a Montecitorio: “Sassoli sapeva difendere le sue posizioni con il sorriso. Aveva posizioni molto diverse dalle nostre, ma non aveva pregiudizi. Abbiamo perso un avversario temibile, perché capace e leale, abbiamo perso una cosa preziosa”. Sempre a Montecitorio, Mario Draghi lo ha ricordato così: “Una voce attenta e autorevole, a difesa dei valori europei e dei diritti dei più deboli. Sassoli voleva un’Europa capace di raggiungere risultati, anche immediati. Di proteggere i suoi cittadini, di promuovere il loro benessere, di aiutarli a costruire il proprio futuro”. E ha concluso raccogliendone l’eredità: “I valori a noi cari non sono indistruttibili, ha ricordato Sassoli in un suo discorso recente. Nella sua vita, Sassoli li ha custoditi, difesi, promossi. Ora tocca a noi tutti continuare a farlo”.
Giornalista, direttore di Libertà Eguale e della Fondazione PER. Collaboratore de ‘Linkiesta’ e de ‘Il Riformista’, si è occupato di comunicazione e media relations presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Lazio. Direttore responsabile di Labsus, è stato componente della Direzione nazionale di Cittadinanzattiva dal 2000 al 2016 e, precedentemente, vicepresidente nazionale della Fuci. Ha collaborato con Cristiano sociali news, L’Unità, Il Sole 24 Ore, Europa, Critica Liberale e Democratica. Ha curato il volume “Riformisti. L’Italia che cambia e la nuova sovranità dell’Europa” (Rubbettino 2018).