LibertàEguale

Treni in tilt

di Danilo Di Matteo

 

Nelle ultime ore il traffico ferroviario ha risentito pesantemente di un problema tecnico rilevato alla stazione di Milano. Fin da bambino, dinanzi a blackout e eventi simili, mi viene da riflettere sulla fragilità delle nostre società ipertecnologiche. 

E una traccia indelebile ha lasciato in me “1984”, il celeberrimo inserto de l’Unità del dicembre 1983 dedicato all’utopia negativa di George Orwell. Un contributo di Gianni Baget Bozzo era intitolato – cito a memoria – Lui temeva il potere, noi temiamo il caos. Il compianto sacerdote sospeso a divinis sosteneva che, se per l’autore del romanzo più che mai temibile fosse il controllo assoluto sulle nostre vite esercitato tramite potenti strumenti tecnologici, noi saremmo sopraffatti da un mondo sempre più disordinato, senza principi e senza regole, sfuggente, imprevedibile. Insomma, dall’incertezza, come diciamo oggi.

In realtà, forse ai nostri giorni temiamo sia il potere che il caos. Ci sentiamo controllati dai dispositivi telematici e digitali, quasi ci trovassimo nel “panopticon” descritto da Michel Foucault, esposti, in balia di inafferrabili e indefiniti “poteri forti” e di enormi interessi economici e commerciali. Al tempo stesso, capita che una semplice lettera impieghi settimane per giungere a destinazione o vada smarrita oppure che una nube islandese mandi in tilt i voli aerei o, come adesso, che banali controlli dei dispositivi elettrici quasi paralizzino il traffico ferroviario.

Insomma: in balia dei potenti e dei ricchi o del caso. Ed è questa, in fondo, la condizione umana da secoli e da millenni, aspettando un evento di libertà e di liberazione o provando a impegnarci in una tenace opera di riforme.

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