LibertàEguale

Trump e Trudeau: il dito nella piaga

di Danilo Di Matteo

Capita che i conservatori considerino i liberal bravi a sollevare questioni, ma incapaci di risolverle. Ciò, però, si potrebbe rovesciare. È la destra, non di rado, a indicarci dei problemi, dei nodi irrisolti, pur senza riuscire a trovare risposte eque e davvero efficaci. Ponendoci nella prospettiva degli spettatori, ad esempio, sembrerebbe che il presidente Usa Donald Trump, con la folle idea di trasformare il Canada nel cinquantunesimo Stato degli Usa (accanto a quella di annettere la Groenlandia al gigante a stelle e strisce), abbia quasi anticipato le dimissioni del premier canadese Justin Trudeau, per più di due lustri icona della sinistra globale. Quasi ponendo in anticipo il dito in una piaga – la crisi canadese – che nelle ultime ore si sta mostrando nella sua drammaticità. 

In effetti, il “modello canadese” (al pari, poniamo, di quello scandinavo) ha affascinato per decenni mezzo mondo: il legame naturale con gli States, il rapporto storico con la Corona britannica, le risposte trovate alla consistente presenza francofona, specie nel Québec (fenomeno che ha permesso a pensatori come Charles Taylor di approfondire il confronto e la dialettica tra soluzioni fondate sull’individuo e altre basate sulle comunità), l’inclusione degli immigrati, fra i quali tantissimi italiani, l’amicizia con l’Europa continentale. A riprova che era possibile trovare strade diverse da quelle degli Usa, anche al cospetto di questioni analoghe.

Da tempo l’equilibrio raggiunto, tuttavia, vacilla e le dichiarazioni di Trump ne sono un segnale. La risposta, poi, verrà probabilmente da una svolta rosa, al femminile, non certo da quelle frasi balzane e paradossali.

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