di Dario Parrini
Debbo registrare con rammarico che la Ministra Casellati nella sua ampia intervista al “Corriere della Sera” del 17 novembre non per la prima volta parla della sua riforma costituzionale affermando cose palesemente contrarie alla realtà.
Le affermazioni non vere sono almeno quattro.
Casellati afferma che non ci sono stravolgimenti della Carta. Falso. L’elezione diretta del premier svuota di per sé le prerogative del Presidente della Repubblica, che rimane una carica eletta indirettamente, e smonta la forma di governo parlamentare, facendo dell’Italia l’unico Paese liberaldemocratico in cui il legislativo viene invariabilmente sottomesso all’esecutivo. Lo stravolgimento degli equilibri tra poteri dello Stato voluti dai Padri Costituenti è enorme.
Casellati afferma di voler far pesare di più la volontà popolare. Falso. Se avesse davvero voluto ciò, avrebbe già presentato un progetto di eliminazione delle liste bloccate. Invece si è ben guardata dal farlo o dal prendere impegni in tal senso.
Casellati afferma che non si toccano i poteri del Colle. Falso. Con l’elezione diretta del premier, e con la conseguente riscrittura dell’articolo 94 della Costituzione, si intaccano pesantemente i poteri del Quirinale in fatto di nomina del Presidente del Consiglio e di scioglimento delle Camere. Si legano così le mani del Capo dello Stato, che viene ridotto a un arredo.
Infine, quarta e ultima affermazione non vera, Casellati afferma che la norma anti-ribaltone non è illogica. Falso.
È infatti evidente che se cade il governo capeggiato dal premier eletto dal popolo, e con un voto parlamentare un’altra persona assume la guida di un nuovo governo, si realizza il caso assurdo per cui il secondo premier della legislatura, che è privo della legittimazione popolare diretta, risulta assai più potente del suo predecessore eletto dal popolo, perché lui, essendo protetto dalla clausola ‘simul simul’, può decidere in piena libertà di porre fine alla vita del Parlamento, cosa totalmente preclusa al suo predecessore.