di Danilo Di Matteo
Ascoltare Renata Colorni in piazza del Popolo a Roma, per l’Europa federale, ha destato in me un’emozione indicibile. L’ho conosciuta di persona, anni addietro, grazie al compianto Leo Solari (1919-2009), per me un amico.
Ascoltiamolo per un istante, a proposito della Direzione del Psiup del 22 dicembre 1945: «Tuttavia le tensioni interne non mancarono di manifestarsi in relazione all’opposizione delle correnti facenti capo alla destra riformista di “Critica Sociale” e alla sinistra di “Iniziativa Socialista”, che si era creata intorno al gruppo di Eugenio Colorni, Mario Zagari, Carlo Andreoni e dei giovani della Fgs», rinata a Roma nell’aprile 1944 intorno, appunto, a Colorni, Zagari, Andreoni, Solari, dotata della testata ufficiale e clandestina di “Rivoluzione Socialista”.
«Entrambe le correnti si opponevano, pur da posizioni diverse, ai vincoli imposti al Psiup dal patto di unità d’azione con il Pci, ma sul piano internazionale, mentre “Critica Sociale” andava elaborando, e lo avrebbe maturato pienamente con la scissione di Palazzo Barberini, un orientamento “atlantico”, la Fgs e “Iniziativa Socialista” si facevano promotori di una istanza internazionalista ed europeista che si sarebbe dovuta interporre come alternativa al blocco occidentale e a quello sovietico» (I giovani socialisti nel crocevia degli anni ’40).
Erano, in fondo, la ripresa e l’attualizzazione del progetto del Manifesto di Ventotene, di cui Colorni era stato coautore, in seguito troppe volte dimenticato, per un’Europa di pace, di libertà e di giustizia.
Di Eugenio, ucciso a Roma da una pattuglia della polizia fascista nel maggio 1944, alla vigilia della liberazione della città, Solari ha coltivato per tutta la vita l’opera e la memoria, giungendo a chiedermi se avessi le abilità informatiche per animare un sito web sull’argomento; uno strumento politico e culturale agile in grado di incidere sulle vicende odierne. E, proprio in occasione di un Convegno da lui promosso, con altri, ho scambiato qualche parola con la figlia Renata, acuta traduttrice anche di impegnative opere di Freud. Lo stesso Freud di cui si era occupato suo padre, brillante filosofo e studioso, oltre che uomo d’azione.
Vi è un passo del suo dialogo Dell’antropomorfismo nelle scienze scolpito nel mio cuore: «il vero modo di presa effettiva riguardo all’altro uomo è di lasciarlo esistere, non di trasformarlo a mio modo, ma di godere del suo essere diverso da me. È quello che io chiamo amore, e comprensione di un altro uomo. Non non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, ma fa all’altro ciò che l’altro vorrebbe fosse fatto a lui. Non per conoscere gli altri, guarda dentro te stesso, ma per conoscere gli altri guarda gli altri. […] Cerca di imparare la loro lingua senza usare sempre la tua come termine di paragone» (Eugenio Colorni. Ieri e sempre).
È qui, in definitiva, il senso della lotta per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa; il senso, sabato scorso, delle parole e del sentire di Renata.
Psichiatra, psicoterapeuta e studioso di filosofia con la passione per la politica. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022), le raccolte poetiche Nescio. Non so (Helicon 2024) e Ombre dell’infinito, figure del Sublime. “Voce di silenzio sottile” (Helicon 2024). È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).