di Enrico Morando
Poi ti arriva la notizia che Augusto Barbera è stato eletto Presidente della Corte Costituzionale…, e ti prende un senso di soddisfazione e di fiducia.
Fermo restando che, ovviamente il ruolo che è chiamato a svolgere è del tutto diverso da quelli passati, la soddisfazione nasce dal ricordo delle tante battaglie che Augusto ha combattuto e vinto -nel partito cui apparteneva e nel Paese- per ridurre la ferrea presa del “complesso del tiranno“ e muovere passi concreti verso la “democrazia decidente“.
La fiducia nasce da una constatazione: quando Barbera le ha pensate, proposte e intraprese, nessuna delle sue iniziative di riforma del sistema politico-costituzionale appariva facilmente destinata alla vittoria. Al contrario, sembravano quasi tutte destinate ad essere sconfitte dal conservatorismo, imperante sia tra le forze di governo, sia tra le forze di opposizione. Di qui la fiducia: la strada dei riformisti è spesso impervia. Mai del tutto impraticabile.
Il fattore chiave del successo è stato -per Barbera e per quanti lo hanno seguito- la costante ricerca della combinazione di due elementi: la coerenza interna della visione e del disegno strategico -dal sistema elettorale maggioritario che tenesse insieme, in un solo voto dell’elettore, la scelta sulla rappresentanza e l’indicazione sul Governo, fino alla “necessità“ del partito a vocazione maggioritaria. E l’iniziativa tattica assolutamente flessibile -quella delle riforme ad una per una, man mano che ne venivano create le condizioni. Non esitando a ricorrere allo strumento referendario per far intervenire direttamente gli elettori a riequilibrare -a favore delle riforme- il rapporto di forza non favorevole nei partiti e nel Parlamento.
Non sono mancati -in questo lungo percorso- errori e sconfitte che hanno costretto a ripiegamenti: come sarebbe cambiata la storia politica del Paese se il PDS non avesse deciso il ritiro dei “suoi“ ministri, tra i quali Augusto Barbera, dal Governo Ciampi, nel 1993? Con ogni probabilità, il centro-sinistra sarebbe andato unito alle elezioni del 94, e le avrebbe vinte.
E ancora, nel 1999, quale duratura conseguenza avrebbe avuto la vittoria del sì nel referendum per eliminare la seconda scheda elettorale della Camera (quella per la quota proporzionale), se centinaia di migliaia di morti non fossero rimasti nell’AIRE (anagrafe degli italiani residenti all’estero)? Certo, quel 49,6% di partecipanti sarebbe diventato anche giuridicamente quello che in effetti era: la maggioranza assoluta degli italiani. E…
Ma oggi è il giorno della soddisfazione, della fiducia… E degli auguri di tutti i riformisti ad Augusto Barbera Presidente della Corte. Buon lavoro. L’Italia ne ha bisogno.
Presidente di Libertà Eguale. Viceministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni. Senatore dal 1994 al 2013, è stato leader della componente Liberal dei Ds, estensore del programma elettorale del Pd nel 2008 e coordinatore del Governo ombra. Ha scritto con Giorgio Tonini “L’Italia dei democratici”, edito da Marsilio (2013)