di Giuseppe De Lucia Lumeno
Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari
Nei tempi difficili che attraversiamo stiamo assistendo, in maniera sempre più evidente, alla riscoperta del senso di appartenenza e del radicamento al proprio territorio. Passata – forse – la sbornia della globalizzazione neoliberista, causa non marginale anche della lunga ed estenuante crisi economia, va rinascendo una propensione, quella del legame con il territorio, che sembrava doversi archiviare con il ‘900 che aveva sostituito la centralità del territorio con quello della fabbrica. Quando, dunque, la storia sembrava finita consegnandoci un mondo totalmente globalizzato, arriva spiazzante la grande crisi economica e finanziaria che rimettete tutto in discussione. E’ paradossalmente proprio la rivoluzione tecnologica – con il processo di dematerializzazione legato ai nuovi mezzi di comunicazione, con la sharing economy, con il commercio internazionale e i nuovi sistemi di pagamento – che riapre al valore della materialità e della territorialità.
Le piccole e medie imprese hanno retto l’urto della crisi
E’ ormai chiaro – e tutti i commentatori, economisti come sociologi, ne sono pienamente consapevoli – che sono state le Piccole e Medie Imprese, plasmate proprio sul modello territoriale, ad aver retto meglio l’urto della crisi, a mostrarsi quelle più resilienti e pronte a riconquistare posizioni diventando, addirittura, esse stesse traino per l’intera economia. Parliamo di realtà operose che, come viene loro riconosciuto, non hanno mai rotto il proprio legame con il territorio e ora tornano, in maniera inedita, ad essere protagoniste grazie a quel legame di comunità. Un dato su tutti a dimostralo: le PMI italiane, quelle con meno di 250 dipendenti, realizzano il 70% del valore aggiunto nazionale con l’80% degli occupati complessivi delle aziende. Sono imprese con rilevanza locale che possono continuare a mantenere elevati livelli di efficienza e di esportazioni in tutto il mondo, proprio grazie a meccanismi virtuosi di relazioni con altre imprese e con le banche del territorio. Imprese e banche legate da relazioni strumentali e dalla necessità del perseguimento di un fine economico comune ma per le quali la massimizzazione del profitto non è l’unica mission e la funzione sociale insieme alla sussidiareità non rappresenta un inutile orpello.
Il legame tra le banche e i territori
Proprio la centralità dell’economia reale è alla base dell’attività di intermediazione di quella specifica modalità di fare credito delle Banche del Territorio la quali investono, nel loro territorio, quanto in esso raccolgono proprio perché inscindibilmente legate al suo progresso e al suo sviluppo. Il rapporto che lega queste banche ai territori non ha alcuna connotazione di compiacenza ma nasce da un reciproco interesse e questo lo rende particolarmente solido e durevole. E’ l’orgoglio di dotare il proprio territorio di una banca vicina alla gente, una banca che da quel territorio non vada e venga alla ricerca del mercato del credito più redditizio, che preservi il territorio, che lo sostenga nei momenti più difficili della congiuntura perché “la comunità – come insegna Aristotele – esiste per natura ed è anteriore a ciascun individuo”.
Un tavolo di consultazione tra le associazioni
In sintonia con questa ritrovata centralità del territorio si colloca anche la recente iniziativa di Assopopolari, l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e del Territorio, ACRI, l’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio S.p.A. e Pri.Banks, l’Associazione Banche private italiane. Le tre associazioni, che nel legame delle proprie associate ai territori trovano un comune denominatore, hanno sottoscritto un accordo di consultazione permanente, un “Tavolo di consultazione”, uno strumento che servirà a socializzare le rispettive conoscenze e competenze nonché a estendere i sistemi di relazioni consolidati con le istituzioni italiane, comunitarie e internazionali nell’ottica di rafforzare le banche del territorio e locali.
Torna, ancora una volta, la consapevolezza -seppur poco popolare e che in tempi di caccia alle streghe soltanto in pochi hanno il coraggio di affermare – di quello che è un dato di realtà: un sistema bancario efficiente e che sia tutelato o in grado di autotutelarsi, è necessario e direttamente proporzionato al benessere del Paese. Non potrà esserci ripresa dell’economia senza un sistema creditizio in grado di accompagnarla e sostenerla. La prosperità delle banche del territorio, nella necessaria logica della biodiversità del sistema bancario, contribuisce in maniera rilevante alla prosperità dell’intero sistema economico. Il Tavolo di consultazione, appena costituito, servirà anche a fare in modo che torni ad essere popolare ciò che da circa un decennio non lo è più, contribuirà ad arginare populismo e demagogia che hanno cercato nel sistema bancario il proprio capro espiatorio.