“Benvenuti nel mondo di Trump”, titola oggi The Economist. “La sua schiacciante vittoria sconvolgerà tutto”. E la crisi di governo in Germania, a poche ore della vittoria di Trump, testimonia che le cose stanno cambiando in fretta. Si sa, del resto, che la Germania ha avuto più di un problema a gestire Trump come presidente (https://www.newyorker.com/…/how-trump-made-war-on…) e un titolo del settimanale di Amburgo DIE ZEIT (https://www.zeit.de/politik/ausland/2024-11/wahlsieg-donald-trump-us-wahl-folgen-europa) descrive la vittoria di Trump come “L’incubo” (un altro titolo della stessa rivista recita semplicemente: “Fuck”: https://www.zeit.de/kultur/2024-11/cnn-fox-news-live-berichterstattung-us-wahl-2024).
Il quotidiano francese di centro-sinistra Le Monde scrive in un editoriale che il ritorno di Trump segna “la fin d’un monde américain”, quello cioè di “una superpotenza aperta e impegnata nel mondo, desiderosa di erigersi a modello democratico”(https://www.lemonde.fr/…/la-fin-d-un-monde-americain…).
Anche riguardo alla politica estera, Trump si troverà meno vincolato questa volta. All’interno della sua nuova amministrazione, diverse fazioni si contenderanno l’influenza, scrive Peter D. Feaver in un saggio su Foreign Affairs. Durante il primo mandato di Trump, i rappresentanti repubblicani appena eletti e i politici più esperti hanno convissuto con trumpiani irriducibili. Quel terzo gruppo avrà ora più influenza, scrive Feaver, definendoli come “autentici credenti del MAGA e agenti del caos che hanno cercato di realizzare i capricci di Trump senza alcuna spiegazione o considerazione per le conseguenze. Avevano una visione ristretta della lealtà, credendo che il capo dovesse ottenere ciò che sembrava chiedere e non sentire parlare delle conseguenze indesiderate di quelle mosse per paura che cambiasse idea quando fosse stato pienamente informato dei fatti” (https://www.foreignaffairs.com/…/how-trump-will-change…).
Sotto il titolo “Benvenuti nel mondo di Trump”, l’Economist sottolinea l’isolazionismo di Trump e la sua scarsa enfasi sui valori democratici, scrivendo: “Senza l’interesse personale illuminato americano come principio organizzativo, per i bulli si aprirà la stagione di caccia. I paesi saranno più in grado di intimidire i loro vicini, economicamente e militarmente, senza paura delle conseguenze. Le loro vittime, incapaci di rivolgersi all’America per ottenere soccorso, saranno più propense a scendere a compromessi o capitolare. Le iniziative globali, dalla lotta al cambiamento climatico al controllo degli armamenti, sono diventate molto più difficili. Trump senza dubbio ribatterebbe che questo è un problema del mondo, non dell’America. Con lui, gli americani possono andare avanti con le loro vite senza il peso delle responsabilità estere. Tuttavia, due guerre mondiali e il crollo rovinoso del commercio negli anni ’30 dicono che l’America non può permettersi questo lusso. Per un po’ di tempo, forse per anni, l’America potrebbe cavarsela bene. Alla fine, il mondo la raggiungerà” (https://www.economist.com/…/11/06/welcome-to-trumps-world).
Su Foreign Policy, Matthew Kroenig dell’Atlantic Council è ottimista: “Ignorate gli spauracchi su un’amministrazione isolazionista composta da fedelissimi incompetenti determinati ad abbandonare gli alleati, iniziare guerre commerciali e svendere l’Ucraina. Una valutazione imparziale dei precedenti mostra che riguardo alla politica estera Trump è stato un presidente efficace, presiedendo un periodo di relativa stabilità e prosperità globale, e una seconda amministrazione Trump promette prestazioni migliori basate sulle lezioni apprese nel primo mandato. Ci si può aspettare un team di politica estera capace che riporterà una agenda di politica estera all’insegna dell’ “America First” focalizzata sulla pace per mezzo della forza, il commercio equo e reciproco, la condivisione degli oneri dell’alleanza, la fine della guerra in Ucraina, un atteggiamento più duro nei confronti di Cina e Iran, la messa in sicurezza del confine meridionale e lo scatenarsi del potenziale energetico interno degli Stati Uniti” (https://foreignpolicy.com/…/trump-trade-immigration…/).
Ad ogni buon conto, visto che, durante il suo primo mandato, il presidente Donald Trump ha mutato il corso della politica estera americana (dall’intensificare la competizione con la Cina al prendere le distanze dalle istituzioni internazionali) e che, nel corso della campagna elettorale del 2024, ha promesso di rilanciare il suo programma ispirato all’ “America first” e, questa volta, di spingersi anche oltre, i redattori di Foreign Affairs hanno raccolto una serie di saggi (di esperti, politici e consiglieri di Trump passati e presenti) che fanno luce su quel che potrebbe significare il secondo mandato di Trump per gli Stati Uniti e per il mondo (https://www.foreignaffairs.com/lists/trump-and-world). Per chi ha ancora voglia di leggere.
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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