È già operativo il processo di unificazione bancaria europea, ma ancora devono essere completati i tre pilastri su cui poggerà. Infatti, adesso, solo il primo pilastro è operativo, quello riguardante la presenza di una singola autorità di supervisione, che in base agli accordi è sotto il controllo della Bce, mentre gli altri due pilastri sono ancora in fase di implementazione o di discussione e riguardano la costituzione di un fondo per la risoluzione delle crisi bancarie e uno schema comune di garanzia e protezione dei depositi.
Le novità derivanti dall’unificazione dei diversi sistemi creditizi nazionali rappresentano un’opportunità che può contribuire a rilanciare l’economia dell’area semplificando tutta una serie di operazioni e di procedure ed ampliando la gamma di servizi a disposizione della clientela.
Tuttavia, oltre ai vantaggi è necessario sottolineare anche le difficoltà che sono emerse nella costruzione di un nuovo integrato mercato creditizio continentale, soprattutto nel nostro Paese nel valorizzare la diversità operativa delle banche. Diversità operativa che caratterizza numerosi sistemi bancari del continente, anche di dimensioni importanti, continuando ad essere un riferimento fondamentale per le piccole e medie imprese, le quali rappresentano nell’unione europea il 99,8% in termini di numero di aziende (per un totale di oltre 20 milioni di imprese), il 66,5% degli occupati e il 57,6% del valore aggiunto prodotto.
Questo compito è stato storicamente svolto dalla Cooperazione Bancaria, evidenziando ancora una volta come proprio la diversa e peculiare forma di governance di questi istituti e la diffusa partecipazione assembleare assicurata dal voto capitario siano gli aspetti distintivi che hanno permesso loro di integrarsi con il territorio e di crescere insieme alle rispettive comunità di riferimento.
Oggi, a livello internazionale, la Cooperazione Bancaria è una realtà più viva che mai ed in continua espansione. Oltre 200mila sono, infatti, gli istituti bancari presenti nel mondo aventi una natura giuridica cooperativa, rappresentando le istanze di oltre 434 milioni di soci e fornendo prodotti e servizi creditizi a quasi 730 milioni di clienti. Complessivamente, la raccolta sfiora gli 9.000 miliardi di euro e gli impieghi i 7.000 miliardi di euro. La Cooperazione Bancaria è fortemente radicata proprio in Europa, dove il movimento cooperativo è nato a metà dell’800, con 70 milioni di soci, 205 milioni di clienti e 4.500 miliardi di euro di raccolta e di impieghi. Questi numeri hanno registrato un deciso impulso proprio all’indomani della crisi economica e finanziaria del 2008 mettendo ancora più in luce quei valori propri della cooperazione che hanno permesso a queste banche, anche in condizioni economiche difficili, di continuare a sostenere i territori e di promuovere la creazione e l’affermazione di condizioni diffuse di benessere e di prosperità.
Che la biodiversità in ambito bancario sia un elemento di forza che stabilizza il sistema finanziario e contribuisce allo sviluppo economico non è solo dimostrato da studi teorici, ma emerge concretamente dall’esame della presenza e della ramificazione della Cooperazione Bancaria nel mondo. Nel Nord America, ad esempio, le banche cooperative presenti sono oltre 8.000, tra cui risaltano le Credit Unions statunitensi e la Caisse Desjardins canadese, e, con 111 milioni di soci, raccolgono risparmi per circa 850 miliardi di euro ed erogano finanziamenti per 725 miliardi di euro. In Centro e Sud America, gli istituti di credito sono quasi 3.500 con 30 milioni di soci e raccolgono ed impiegano quasi 40 miliardi di euro. Tra questi, ad esempio, è presente il gruppo brasiliano Confebras con il quale l’Assopopolari ha stabilito un rapporto di partnership e collaborazione per la promozione dell’ideale cooperativo. Anche nel continente africano la Cooperazione Bancaria è in piena espansione con quasi 26.000 banche e 17 milioni di soci e, infine, in Asia, dove la sua presenza risulta ampiamente consolidata, come dimostrano i dati sul numero delle banche (155mila), dei soci (200 milioni) della raccolta (3.500 miliardi di euro) e degli impieghi (1.700 miliardi di euro).
Se realmente si vuole che in Europa l’Unione Bancaria abbia successo e raggiunga il suo principale obiettivo, ossia quello di dare impulso e favorire una più equilibrata e stabile crescita dell’economia, non si può assolutamente prescindere da un quadro di riferimento normativo capace di esaltare le differenze e le peculiarità che rendono diverse le istituzioni bancarie tra loro. Si tratta, infatti, di diversità che non riguardano esclusivamente l’aspetto dimensionale ma, in senso più ampio, la filosofia operativa che le contraddistingue e che permette ancora oggi alla Cooperazione Bancaria in tutte le sue declinazioni di essere una risorsa per il tessuto produttivo ed in particolare, per tutte quelle realtà economiche locali diffuse in Europa e fondate sulle famiglie e sulle Pmi.
Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari