di Massimo Ungaro
Lo scorso primo febbraio, con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, è stato il primo giorno della fine di un’odissea durata tre anni e mezzo e che ha lasciato un paese – il Regno Unito – estremamente lacerato e diviso: in cui i figli non parlano con i genitori.
Una frattura che ha prodotto anche episodi drammatici come purtroppo l’assassinio di Joe Cox, giovane Parlamentare laburista, che appunto faceva campagna contro la Brexit. Fino a poco tempo fa, noi italiani di Gran Bretagna, pensavano di trovarci in uno dei luoghi più eccitanti e più dinamici del mondo, oggi ci svegliamo stranieri a casa, cittadini di serie B, a cui presto verranno sottratti diritti e per cui avremo bisogno di permessi di soggiorno, visti per continuare a lavorare o studiare.
Questa sorte non tocca solo noi ma anche i figli dei nostri amici britannici: loro non possono più godere della libertà di movimento dei paesi che rimangono dell’Unione e, ad esempio, telefonare in tutta Europa a tariffe più basse, oppure beneficiare dei fondi di ricerca dell’Unione Europea. In tale condizione è evidente che siamo tutti a perdere qualcosa, c’è una speranza per cui lottare, una sfida in cui credo assolutamente. A noi europeisti italiani non è concesso buttarci giù perché dalla mezzanotte del primo febbraio siamo veri ambasciatori del più grande progetto politico di pace e prosperità degli ultimi secoli e l’Europa veramente unita è il progetto politica veramente riformista a cui dobbiamo tendere. È vero la Gran Bretagna è un paese atipico, è un’isola, ha relazioni globali antiche, una continuità molto lunga delle sue istituzioni democratiche.
Ma l’esperienza della Brexit ci dimostra chiaramente che il processo di integrazione Europea non è inevitabile e bisogna combattere per questa sfida tutti i giorni senza paura. La storia della Brexit è quella del disagio culturale e sociale frutto dell’assenza di opportunità e del populismo alimentati dallo stesso governo Tory che ne è stato l’artefice e come ha detto Matteo Renzi la risposta fallimentare dei cosiddetti riformisti del Regno Unito non è altro che la parabola finale. E credo che questa sia la lezione da portare in Italia: mai rincorrere il populismo da parte dei riformisti perché la gente tra l’originale e limitazioni sceglie sempre l’originale. Noi al contrario – veri liberali riformisti – dobbiamo opporci al populismo e difendere senza paura Il sogno europeista per un’Europa sociale, solidale, sostenibile. Con piani per la crescita e opportunità per tutti presentandoci come forza di governo credibile.
Queste sono tutte le parole chiave del progetto di Italia Viva e del suo riformismo radicale. Ci dobbiamo rivolgere a tutte le italiane e a tutti gli italiani a cominciare da quei 3 milioni di ragazze che non studiano e non lavorano. Si potrebbe dire che c’è un dato positivo della Brexit è il fatto che l’euro-scetticismo ha tramutato molti degli euroscettici d’Europa in sovranisti.
La Le Pen, ad esempio, non vuole più uscire dall’euro ma si vuole rallentare il processo di integrazione. Ma è oggi troppo comodo rimanere dentro l’Unione Europea beccarsi 234 punti di PIL di fondi europei e dall’altra parte costruire muri contro i migranti come in Ungheria o smantellare contro i valori europei il settore giudiziario in Polonia. A chi non aderisce ai valori dell’Unione dovremmo veramente sospendere i fondi europei. Io credo che il messaggio che è importante è che questo forma timidezza nel processo di integrazione dell’Unione sia più pericolosa del sovranismo. Sembra infatti una posizione innocua ma in realtà, ora che siamo a metà del guado, o l’Europa si riscatta si completa e si riforma o possiamo soltanto perdere.
Arrestare il processo di integrazione oggi significa avviare il processo di disgregazione di domani. Infine in questa condizione continentale così complessa c’è anche una nota positiva è che da qualche giorno Nigel Farage è disoccupato e da lunedì Sandro Gozi sale Parlamento Europeo insieme a Nicola Danti. Finisco facendo gli auguri al Regno Unito, un paese che ammiriamo per la sua sete di futuro, il suo dinamismo e la sua cultura aperta; lo ringraziamo anche per le tante opportunità che sta andando oltre 700mila italiani in quel paese. Grazie! E a me piace pensare che sia la Brexit sia un arrivederci e non un addio. Non soltanto come ha detto Matteo Renzi perché nel lungo termine non riusciranno ad assicurare la grande prosperità e le tante promesse fatte al loro popolo ma anche perché confido nei milioni di giovani britannici che hanno votato contro la Brexit che oggi sono minoranza ma il futuro sarà loro.
Eletto per il Pd nella circoscrizione Estero, collegio Europa, è oggi un deputato di Italia Viva. A Londra dal 2005. Studi alla London School of Economics and Political Science. Ha rilanciato l’associazione degli studenti italiani, la LSE Italian Society, e si è impegnato con la London Living Wage Campaign. Master in Public Administration in Economic Policy (Columbia University, New York). Dal 2009 lavora in un istituto finanziario nel campo degli investimenti nei paesi in via di sviluppo. Dal 2017 segretario del circolo PD Londra & UK Decio Anzani. Membro del direttivo di Future Dem e della Presidenza nazionale di Libertà Eguale.