di Pietro Ichino
Come evitare che lo spartiacque destra/sinistra e quello sovranisti/aperturisti
si intersechino ortogonalmente
Nelle presidenziali USA è accaduto qualcosa di molto più complesso di una vittoria della sinistra sulla destra: qualcosa che le categorie tradizionali della politica non bastano a spiegare.
Hanno vinto – di misura – l’apertura e il multilateralismo globale sul sovranismo; la cultura e la scienza contro le fake news e il complottismo che erano giunti a conquistare la Casa Bianca.
Gli analisti, però, ci avvertono che gli elettori di Biden sono mediamente più ricchi e più colti, e abitano nelle città, mentre per Trump hanno votato le persone socialmente più a rischio, le periferie operaie e le campagne. Gli stessi perdenti della globalizzazione che da noi al nord votano Salvini e al sud Meloni.
A ben vedere, là come qui lo spartiacque aperturisti/sovranisti incrocia in modo più o meno ortogonale quello destra/sinistra. Là come qui, dunque, il partito del multilateralismo globale e dell’integrazione UE, se vuole tagliare l’erba sotto i piedi al populismo, deve riuscire a riconciliare con questa idea-forza i ceti meno colti, meno agiati e più periferici.
1- Il primo pilastro di questa politica non può che essere la coniugazione di apertura con sicurezza, sia sul piano economico sia su quello sociale; che implica, tra l’altro, forte capacità di governo dei flussi migratori (a partire dal lancio di una grande campagna di gemellaggio operoso tra città, istituzioni e imprese europee e africane).
2- Sicurezza significa anche, e siamo al secondo pilastro, potenziamento del sistema della sanità e dell’assistenza a famiglie e persone in difficoltà: un settore oggi sottodimensionato in Italia, che potrebbe contribuire molto ad aumentare l’occupazione giovanile e femminile.
3- Il terzo pilastro è il potenziamento del sistema scolastico – come fattore di parità sociale e antidoto contro la pseudo-cultura delle fake news – e la creazione di un sistema della formazione professionale che consenta soprattutto ai più deboli di sfruttare il mercato del lavoro a proprio vantaggio.
PD, IV, Azione, Base, non è il caso di provarci?
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino
Io credo che bisogna partire dalla scuola a tutti i livelli per formare le classi dirigenti che oggi ci mancano e che in passato avevamo e che sono indispensabili per promuovere lo sviluppo sostenibile di cui abbiamo bisogno per promuovere gli investimenti necessari a produrre ricchezza ed occupazione giovanule