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Cittadini astenuti e partiti frammentati: quale futuro per Macron?

Pasquale Pasquino mercoledì 1 Luglio 2020
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di Pasquale Pasquino

 

 

Il secondo turno delle elezioni municipali in Francia che ha avuto luogo domenica scorsa presenta un numero di caratteristiche interessanti da analizzare.

Fra queste: il tasso molto elevato di astensione: 58,4%, la grande frammentazione dell’offerta politica, la conquista da parte di candidati verdi o sostenuti dai verdi di quasi tutte le più grandi città del paese, il declino della sinistra radicale, la paralisi della destra sovranista, e quella che sembra a prima vista la sconfitta di Macron – così almeno hanno sostenuto naturalmente i suoi avversari politici e diversi commentatori (al contrario di Giuliano Ferrara sul Foglio del 30.6).

Il secondo turno delle elezioni doveva aver luogo in marzo sette giorni dopo il primo turno, che si era tenuto il 15 di quel mese, poco prima dell’inizio del confinamento, ma esso era stato sospeso a causa della pandemia. La Francia ha numerosissimi comuni, circa 35mila, e in quasi tutti quelli più piccoli, in occasione del primo turno, dove era spesso presente una sola lista, il sindaco, in molti casi quello uscente, è stato rieletto con una maggioranza di voti superiore al 50 più uno per cento. In quasi tutti i comuni medi o grandi è stato, invece, necessario ricorrere ad un secondo turno, al quale potevano accedere solo liste e candidati che avessero superato al primo turno il 10% dei voti espressi.

 

L’elevato tasso di astensioni

Il primo dato che merita commenti è l’elevato tasso di astensioni, senza precedenti nel caso di una elezione nazionale in Francia.

 

Ci vorrà del tempo per capire le ragioni di questa particolarmente bassa partecipazione, ma si può pensare alla paura del virus, soprattutto da parte delle persone anziane, alla disaffezione per la politica e per le istituzioni rappresentative e al ruolo sempre più importante che svolgono in Francia le elezioni presidenziali, le quali determinano la politica generale del paese.

La bassa partecipazione credo spieghi in buona parte il grande successo dei verdi. Basti pensare che il sindaco al secondo turno, con una astensione così alta e sulla base del sistema elettorale per le municipali, può essere eletto semplicemente da 20% dei votanti. Gli elettori di queste liste sono certamente cittadini più partecipativi e desiderosi di far valere le loro posizioni, in particolare nelle grandi città, dove l’inquinamento è diventato difficile da sopportare e le politiche verdi sono attraenti. Anche gli elettori socialisti sono parsi più motivati a partecipare per recuperare la sconfitta cocente delle elezioni presidenziali del 2017, limitandosi spesso, con poche eccezioni, a sostenere i candidati verdi. In questo senso, come per diverse altre ragioni, è difficile trasporre i risultati di queste municipali verso una previsione delle future elezioni presidenziali, su cui fra poco.

 

La frammentazione del sistema dei partiti

Un secondo aspetto che merita di essere sottolineato è la crescente frammentazione del sistema dei partiti in Francia, nonostante l’incentivo contro la moltiplicazione delle forze politiche rappresentato da un sistema elettorale a doppio turno.

 

I risultati non brillanti della destra e quelli della sinistra al traino dei verdi, forze politiche impiantate da decenni sul territorio, confrontati con quelli mediocri del partito di Macron rispetto alle elezioni presidenziali e alle legislative che hanno avuto luogo sulla scia delle prime tre anni fa, non devono fra credere ad un declino delle chances del Presidente della Repubblica di farsi rieleggere nel 2022.

Se si assume che il Rassemblement National di Marine Le Pen possa giungere al ballottaggio, non è molto facile che un candidato diverso da Macron possa prendere il posto di quest’ultimo come sfidante della leader nazionalista e antieuropea.

La destra tradizionale non ha un leader e ha a disposizione uno spazio limitato fra la destra nazionalista e Macron, il quale, anche grazie al suo primo ministro Eduard Philippe, non dispiace alla destra filoeuropea e moderata. Alla sua sinistra Mélenchon si rifiuta ad ogni coalizione e non ha alcuna chance di accedere al secondo turno. Il vecchio partito socialista confortato da queste elezioni locali non pare poter far altro che sostenere un candidato verde. Ma in 18 mesi i verdi avranno difficoltà a trovare un competitor all’altezza di Macron. Questi cavalca già con intelligenza tutte le politiche verdi non estremiste e può spingere facilmente i verdi verso posizioni radicali che sono poco attraenti per la maggioranza dei francesi, ma ben presenti fra gli ecologisti transalpini.

Macron ha già iniziato, con la convocazione lo scorso anno di una Convenzione cittadina sul clima, una campagna a favore dell’ecologia, che può sedurre coloro, e sono numerosi, che si inquietano per le prospettive del riscaldamento globale e rifiutano però una prospettiva di decrescita dell’economia.

Se Macron riuscirà a gestire la crisi economica e occupazionale prodotta dalla pandemia e se riuscirà ad imporre come cleavage determinante per la scelta del presidente quello fra Europa e sovranismo, insieme a politiche verdi ragionevoli, la possibilità di un secondo mandato sembra ancora alla sua portata. Nonostante le difficoltà della prima parte del suo mandato.

 

La scommessa di Macron

Certo, Macron ha deluso un certo numero dei suoi elettori di sinistra, i quali avevano votato per lui in modo da fare ostacolo ad una vittoria della destra xenofoba e nazionalista. Il suo governo diretto da un primo ministro popolare ma che viene dalla destra gli ha alienato quegli elettori. Il rimpasto del governo, che avrà luogo nei prossimi giorni, potrebbe vedere la sostituzione del primo ministro. Ma Macron non può del tutto abbandonare l’apertura nei confronti della destra moderata e filoeuropea. Mantenere la rotta che tiene uniti i moderati dei due campi contro le ali radicali non sarà facile, ma è con questa scommessa che Macron ha vinto nel 2017 ed è la scommessa alla quale non può e non sembra volersi sottrarre.

E’ tuttavia necessario che la Fortuna, la quale non assistette il duca Valentino, volga ancora uno sguardo clemente verso di lui.

 

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