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Come la Germania cambia la sua costituzione e la politica europea. Lezioni per il Pd

Roberto Castaldi martedì 18 Marzo 2025
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La linea di divisione di Ventotene tra chi vuole gli Stati Uniti d’Europa e chi resta sul piano nazionale si manifesta storicamente su scelte concrete e divisive. Negli anni ’90 in Italia sul risanamento per centrare i parametri di Maastricht e realizzare la moneta unica (imperfetta ma enorme passo avanti). Nel 2004-5 sulla Costituzione europea (imperfetta ma sarebbe stata un enorme passo avanti, e il suo fallimento ci ha bloccato per 20 anni). Nella crisi del debito sovrano sugli eurobonds e l’unione fiscale. Eurobonds ottenuti una tantum per la pandemia.

Spesso in queste battaglie una parte della sinistra – consapevolmente o inconsapevolmente – si è schierata DI FATTO contro un avanzamento dell’integrazione, danneggiando l’Europa (oltre che se stessa e i cittadini europei). Oggi RearmEU ha il nome sbagliato (e tutta S&D avrebbe fatto bene a proporre di cambiarlo o a votare la proposta ECR in tal senso), ma va sostenuto. Sdogana per sempre gli eurobonds.

Nelle Conclusioni del Consiglio europeo del 6 marzo (migliori dell’annuncio di von der Leyen grazie al lavoro di Costa) è chiarito che vanno usati per progetti comuni sia i 150 miliardi di eurobonds sia i 650 della clausola di salvaguardia. È la prima grande iniziativa europea sulla difesa e il primo passo verso un’Unione della difesa. Chiediamo anche quelli successivi! Ma non opponiamoci al primo passo. Che se fallisce il primo non ci sarà nemmeno il secondo. L’alternativa è il mero riarmo nazionale.

A inseguire il M5S sulla politica internazionale il PD ci può solo perdere. Perderebbe consensi. E verrebbe dilaniato dagli scontri interni. Il PD deve invece mostrarsi forza di governo e provare a spaccare la maggioranza, rendendo impossibile la convivenza tra FI e Lega. Oggi che i temi internazionali sono prioritari su quelli interni c’è la possibilità.

Temo che in una giornata come questa le vicende parlamentari italiane possano far sfuggire il cambio epocale per l’Europa che arriverà oggi dalla Germania e le implicazioni che comporterà anche per l’Italia e per il PD, che probabilmente sarà costretto a prendere una decisione cruciale entro una quindicina di giorni.  Provo a sintetizzare per punti.

1. La decisione odierna di Bundestag e Bundesrat di modificare la Legge Fondamentale ha conseguenze che vanno ben al di là della Germania. La Costituzione tedesca – dopo l’introduzione del ‘freno di bilancio’ nel 2009 – era divenuta un ostacolo ad un cambio di regime della politica economica europea. Da oggi, l’enfasi passerà dal perseguimento di avanzi commerciali – raggiunti grazie alla compressione della domanda interna – all’investimento strategico su infrastrutture e difesa. Il debito tedesco passerà rapidamente dal 60% al 80% del pil.

2. Questa è la risposta ai drammatici avvenimenti di questi mesi (la fine dell’alleanza transatlantica de facto), e di questa giornata: la conversazione tra Trump e Putin senza l’Europa e senza l’Ucraina; e la decisione di Netanyahu di riprendere la guerra a Gaza nonostante l’opposizione dello Shin Bet.

3. Dal punto di vista della spesa e della tecnologia, la riforma costituzionale tedesca offre spazio fiscale sufficiente (con un massimo stimato a 1700 miliardi di euro nei prossimi dieci anni) perché l’Europa possa avanzare velocemente nella costruzione di una propria capacità di difesa non più dipendente dagli Stati Uniti, basata sulla costruzione di nuove reti tecnologiche di cui attualmente non dispone: un meccanismo antimissile ed antiaereo che copra l’intero territorio, una deterrenza nucleare autonoma, un sistema satellitare integrato con difesa ad alta tecnologia, un esercito di droni capace di far fronte ad attacchi militari ad alta intensità al proprio territorio.

4. Dopo aver sistematicamente ignorato la questione della sovranità e dell’autonomia strategica, non rispondendo ai discorsi della Sorbona di Macron del 2017 e del 2024, la Germania (con la nuova grande coalizione tedesca tra Cristiano Democratici e Social Democratici e con l’appoggio esterno dei Verdi) volta pagina. Scegliendo l’Europa politica.

5. Significativamente, questo avviene in parallelo a sviluppi anche nel quadro della costituzione di un quadro finanziario europeo di mercato capace di affiancare gli investimenti pubblici. Si crea la possibilità di realizzare l’unione bancaria e del mercato dei capitali, per evitare il deflusso di 300 miliardi di risparmi l’anno verso gli USA. L’intervento del nuovo amministratore delegato unico di Deutsche Börse (Financial Times https://www.ft.com Europe needs ‘big bang’ to boost investment, says Deutsche Börse …) è un appoggio inedito al consolidamento delle borse e alla creazione di campioni continentali, cui il mondo finanziario di Francoforte si era sempre opposto finora.

6. Perché tutto ciò fosse possibile, è stato necessario che gli elettori sanzionassero duramente la forza politica che negli ultimi quindici anni aveva bloccato ogni iniziativa europea in Germania, ovvero la FDP. Se la FDP fosse rimasta in coalizione, nulla si sarebbe mosso. Significativamente, era stata la FDP a far crollare la coalizione semaforo nel novembre scorso.

7. La coalizione politica che appoggia oggi la riforma costituzionale tedesca riproduce la medesima area che costituisce lo zoccolo di consenso alle politiche della Commissione Europea: i Cristiano Sociali bavaresi appartengono culturalmente allo spettro della conservazione democratica, i Cristiano Democratici a quello del centrismo, i Socialdemocratici a quello del socialismo, i Verdi a quello dell‘ecologismo. Quello che accomuna queste forze così diverse è la volontà di procedere verso l’unione politica europea.

8. Le coalizioni di governo in Europa – nella loro diversità e atipicità – sono tutte contraddistinte dalla necessità di accomunare forze politiche anche molto diverse. A partire dalla coalizione che sostiene la Commissione europea. Ciò è il riflesso della frammentazione politica della società. Quello che le distingue è se esse siano costituite a difesa del progetto europeo (come in Austria, Belgio, Francia e appunto Germania) oppure contengano forze politiche che appartengono al vasto schieramento antieuropeo e schierano i governi contro il proseguo dell’integrazione politica (come in Olanda e Slovacchia).

9. In Italia sia il governo sia l’opposizione sono spaccate su questo. Meloni si barcamena ambiguamente tra l’europeismo di Forza Italia e il nazionalismo leghista, con dichiarazioni anti-europee che però non sfociano poi in politiche anti-europee (l’Italia ha aderito agli Amici della maggioranza qualificata in politica estera, e FdI e FI hanno votato la Risoluzione del PE sulla difesa). Nell’opposizione il M5S e in parte Sinistra Italiana sono a favore della “loro” Europa, cioè sono contro all’integrazione finché questa non assicuri le loro politiche. Non accettano cioè la necessità di costruire “a prescindere” una capacità di governo europea, perché solo a quel livello possono essere affrontati i grandi problemi. Di fatto si schierano su una linea nazionalista.

10. Tra qualche settimana Merz porrà sul piatto l’offerta combinata al nostro paese di essere parte dell’Unione Europea della Difesa e dell’Unione dei Risparmi e degli Investimenti. Che sono lo strumento per evitare che il nuovo ordine internazionale sia basato sul vassallaggio degli Stati europei agli imperi neo-coloniali dopo la distruzione dell’Unione Europea, che è l’obiettivo dichiarato sia di Putin che di Trump (ma che piace anche a Xi Jinping).

11. A quel punto si aprirà uno scontro nella maggioranza e nell’opposizione. Quello sarà il momento delle scelte. Per Meloni tra Trump e l’Europa. Per il PD tra Conte e l’Europa. Quello sarà il momento in cui potrà esserci anche una crisi di governo e una definitiva scelta per l’Europa da parte di Meloni (che alla fine ha votato la fiducia alla Commissione). Nel 1984 Almirante votò per il Progetto Spinelli al Parlamento Europeo, perché capiva tra USA e URSS solo uniti gli europei potevano rimanere indipendenti. Oggi è lo stesso tra USA, Russia e Cina (e presto l’India). In altri momenti decisivi, in cui l’Italia ha dovuto fare scelte cruciali rispetto all’Europa la sinistra (partiti e sindacati) ha saputo dar vita a governi di unità nazionale o quasi, o comunque a forme di collaborazione che permettessero di raggiungere l’obiettivo (che fosse l’adesione allo SME o gli accordi sindacali che hanno permesso a Prodi e Ciampi di farci entrare nell’euro; o il governo Monti per evitare il default del Paese).

12. Per rispondere positivamente alla proposta tedesca per un grande accordo sul rilancio dell’integrazione è necessaria una radicale ricomposizione del sistema politico italiano. Forse servirà una coalizione di governo che sia orientata all’unità nazionale di tutte le diverse forze politiche – dal mondo conservatore a quello ecologista – che sono pronte a far partecipare l’Italia alla nuova fase di costruzione dell’Europa politica. Superando steccati storici come l’Italia ha saputo fare più volte nella propria storia, dall’epoca della sua unificazione a quella della liberazione. Per la propria storia multipla e diversa, la società italiana è fatta di componenti diverse che mai s’integreranno, ma che possono allearsi per obiettivi strategici condivisi, specialmente nei momenti di crisi. E dal 1945 non abbiamo mai avuto una crisi dell’ordine mondiale come questa.

Note
Sui dettagli rispetto alle modalità per procedere sulla difesa (quale modello, come finanziarla, con quale governance, come arrivarci) c’è il paper pubblicato dalla FEPS: https://feps-europe.eu/publication/european-defence-for-security-and-peace/

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