di Francesco Gastaldi
Non solo nel recente 1 maggio, ciclicamente il governo Conte ha più volte riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica la questione di una possibile limitazione della liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura degli esercizi commerciali.
Più volte il tema è stato messo in relazione all’offerta turistica e a una moratoria delle aperture dei centri commerciali, a favore degli esercizi di vicinato che possono avere un’utilità sociale. Le intenzioni del premier Conte, più volte riprese dal suo vice Luigi Di Maio, tendono a porre ostacoli o vincoli per frenare la libera e autonoma gestione delle attività da parte degli imprenditori commerciali nonostante numerosi pareri, segnalazioni e richiami dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
Il recente dibattito sarebbe in controtendenza con le ultime riforme più significative in questo campo, quelle del Governo Monti che intervenne nel 2012 per favorire una tendenziale liberalizzazione e con l’obiettivo di rilanciare consumi e occupazione. Secondo alcune associazioni di categoria però i previsti effetti benefici non si sarebbero visti, secondo altri occorrerebbe completare estendendo la misura a tutti gli esercizi commerciali, a prescindere dalla loro ubicazione ed escludendo vincoli di qualsiasi natura (esclusi quelli connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente e dei beni culturali); anche le vendite promozionali non dovrebbero avere limiti temporali, quantitativi e procedurali.
Dopo il decreto del Governo Monti alcune Regioni italiane hanno avviato un percorso che porta a ricondurre all’interno della pianificazioneurbanistica le principali scelte sugli insediamenti commerciali sul territorio tendendo a disinnescare i contenuti del decreto Monti e dalla Direttiva Servizi 2006/123/CE detta “direttiva Bolkestein”).
In pratica, il tentativo è quello di far rivivere normative limitative sul commercio attraverso l’utilizzo di temi come la tutela dell’ambiente, del paesaggio e il consumo di suolo. Fino ad arrivare agli annunci del ministro Di Maio che più volte ha annunciato, anche con riferimento al Patto di Governo fra Lega e M5S: “Stop alle aperture domenicali indiscriminate” e chela nuova legge è orientata a prevedere un sistema di “turnazioni” per regolare l’apertura dei negozi e centri commerciali considerato anche che “i negozi aperti la domenica stanno distruggendo le famiglie italiane”[1].
Le dinamiche del settore commerciale rappresentano oggi, nel loro complesso, uno dei fattori principali di trasformazione dei territori, i punti vendita contribuiscono in modo essenziale alla vitalità e alla sicurezza dell’ambiente urbano. La presa d’atto di queste dinamiche ha spinto molte amministrazioni locali a riflettere sulle diverse valenze del settore in ambito urbano studiando nuove strategie di approccio. Nel contempo cresce il ruolo attivo e propositivo degli operatori economici, la loro attitudine a cooperare e la disponibilità a riconoscere nell’attore pubblico, anziché un mero dispensatore di servizi, un partner con il quale sviluppare azioni sinergiche che possano aumentare il livello di integrazione fra politiche commerciali e altre politiche pubbliche.
Alcune Regioni si sono distinte come soggetti particolarmente attivi, sia nel fornire mezzi finanziari per promuovere progetti integrati, sia nell’elaborare normative che, direttamente o indirettamente, si propongono di dare sostegno al piccolo commercio. Tali azioni, sempre più spesso divengono una parte fondamentale di politiche di riqualificazione urbana e il coinvolgimento degli operatori economici è un capitolo importante del partenariato pubblico-privato. Molti interventi integrati di recupero di comparti urbani e di valorizzazione dei tessuti commerciali tradizionali sono stati avviati e conclusi negli ultimi anni, sperimentando nuovi strumenti operativi di governo dei processi di trasformazione, forse più utili dei rinnovati tentativi del governo giallo-verde.
Francesco Gastaldi (1969) è Professore associato di urbanistica presso l’Università Iuav di Venezia. È stato ricercatore presso la stessa università nel periodo 2007-2014. Laureato in architettura presso l’Università degli Studi di Genova, ha conseguito il dottorato di ricerca in pianificazione territoriale e sviluppo locale presso il Politecnico di Torino. Svolge attività di ricerca su temi riguardanti le politiche di sviluppo locale, la gestione urbana, le vicende urbanistiche della città di Genova dal dopoguerra ad oggi. Partecipa a ricerche MIUR e di ateneo, ricerche e consulenze per soggetti pubblici e privati.