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Congresso di svolta e partito nuovo: la strategia di Zingaretti

Umberto Minopoli sabato 11 Gennaio 2020
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di Umberto Minopoli

 

Su Repubblica oggi la controffensiva di Zingaretti. “Dopo la vittoria in Emilia, faremo un congresso di svolta, sciolgo il Pd e fondo un partito nuovo, aperto a tutto il mondo del centrosinistra e che dia sostanza ad un’idea di alternativa”.

La spinta a fare una svolta è incoraggiata da una realtà innegabile: il Pd ha resistito a due scissioni, è rimasto intorno al 20%, ha un trend (per ora piccolo) di tenuta e ripresa, è il secondo partito del paese. Può agevolmente proporsi la controffensiva.

C’è una grande e strategica novità nelle indicazioni di Zingaretti. Lui prende atto della nuova legge elettorale verso la quale si andrà e rilancia la “vocazione maggioritaria” nelle condizioni del proporzionale, di una legge cioè che esalta l’offerta dei singoli partiti e liste. Nel proporzionale non varranno più le “coalizioni pre-elettorali tra partiti”. Conterà l’offerta del singolo partito e la sua “vocazione” a raccogliere un voto che realizzi l’aspirazione al governo. Per questo non bastano i partiti piccoli, personali o di testimonianza. Sarebbe solo inutile frammentazione.

Bisogna, dice Zingaretti, realizzare il bipolarismo nelle condizioni della nuova legge proporzionale: aprendo il partito più grosso del centrosinistra, il Pd, a tutte le presenze politiche, culturali, civili del centrosinistra e dei progressisti.

Zingaretti sa due cose: una la dice esplicitamente e all’altra accenna.

La prima: questo disegno di innovazione politica e organizzativa fallirà se permane l’attuale condizione del governo. Un governo imballato, diviso e paralizzato dalla crisi dei Cinque Stelle. Se non c’è una svolta immediata e visibile del governo le conseguenze saranno disastrose per il Pd e per i progressisti. Zingaretti lo sa e lo dice: si dura se si cambia. Di Maio e Conte sono avvisati.

La seconda: non ci si può limitare a fare l’elenco dei movimenti, delle personalità e delle istanze progressiste cui si rivolge il “nuovo partito” (sardine, ambientalisti, sindaci, istanze civiche ecc.). Sarà decisivo, Zingaretti lo sa, declinare l’apertura nei termini di un’offerta politica di governo, riformista e coerente. E che segni una radicale novità e riscatto rispetto ai guasti politici, economici e culturali del populismo della decrescita.

Zingaretti illustra un approccio convincente, coraggioso e di cambiamento. Credo che su di esso il Pd, nel futuro congresso, potrà esibire una straordinaria novità: una inedita unità.

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