di Andrea Ferrazzi
I risultati elettorali in Europa configurano un mutamento che va ben oltre la contingenza e che disegnano invece un orientamento culturale e politico che mette a rischio il lungo processo di costruzione dell’Unione Europea. Si sta affermando un fronte sovranista che usa l’Europa solo come pretesto retorico per la difesa identitarista dei singoli Stati nazionali e che di fatto mira a distruggere l’Unione stessa. Le forze politiche populiste/sovraniste stanno crescendo in modo preoccupante in Ungheria, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca ma anche Slovenia, Austria, Olanda e da ultimo nel nostro Paese.
L’Europa non si sfascia, si migliora
A tale fronte sovranista e populista va contrapposto un nuovo Partito Democratico Europeo composto da chi non vuole distruggere l’Europa ma migliorarla, di chi non vuole accordi privilegiati con la Russia di Putin ma vuole stare stabilmente nel Patto Atlantico, di chi vuole tenere insieme la protezione dei nostri cittadini con i diritti civili e il valore della libertà, di chi riconosce il valore delle comunità locali e sa metterle insieme alla relazione feconda con le diverse culture, di chi non vuole il ritorno alle singole monete nazionali ma il rafforzamento dell’euro, di chi ha capito che alla crisi strutturale della sovranità nazionale la risposta sta nel rafforzare la sovranità europea andando verso gli Stati Uniti d’Europa.
Da una parte chi lavora per sfasciare l’Europa, dall’altra chi vuole migliorarla; da una parte chi pensa di salvarsi con la propria scialuppina di salvataggio, dall’altra chi sa che solo salendo nella plancia di comando la nave potrá uscire dalla tempesta; da una parte chi racconta che la risposta alle questioni poste dalla globalizzazione sia la chiusura nei singoli stati nazionali, dall’altra chi sa che solo con strumenti sovranazionali i popoli europei potranno essere protetti e la ricchezza potrà essere creata e redistribuita.
Una domanda di protezione seria e motivata
Ora per il Partito Democratico italiano si pone la grande questione di come guidare questo processo.
Si deve partire prendendo il toro per le corna, e dunque rendendosi conto che il sovranismo e il populismo si alimentano (e alimentano) le paure della gente e che tali paure hanno fatto sorgere in tutto l’Occidente una potente domanda di protezione che trova soddisfazione in una risposta neo autoritaria.
Tale domanda di protezione è seria e motivata.
Il Partito Democratico deve dunque alzare lo sguardo e ripensare profondamente se stesso:
Va spiegato che se le politiche neo keynesiane hanno portato gli Usa velocemente fuori dalla crisi economica, l’aumento dissennato del debito pubblico italiano significa inesorabile cessione di sovranità.
La risposta sovranista porta alla povertà
Al popolo va spiegata la verità e cioè che la risposta sovranista porta alla povertà, che il voler distaccare l’Italia dall’Europa la trascina inesorabilmente verso l’Africa, che alla sacrosanta domanda di protezione può rispondere solo un’Italia forte in un’Europa forte, federale, dei popoli. Va spiegato che la Cina, la Russia e gli Usa oggi più che mai puntano sulla fragilità e sul fallimento dell’Europa per poi far dei singoli paesi un solo boccone, come già stanno facendo.
Al rancore diffuso si deve rispondere spiegando che il populismo strumentalizza e brutalizza il popolo sovrano
La globalizzazione, volenti o nolenti, è un dato di fatto. Essa va governata, non agitata, serve una politica forte che la governi per produrre giustizia, distribuire ricchezza, allargare i diritti e le opportunità.
Paghiamo decenni di ritardo, energie usate per combatterci all’interno invece che volte verso l’esterno, distacco nei rapporti con le fasce che soffrono e che stanno talmente male e sono talmente disperate dal vedere nella risposta demagogica autoritaria l’unica via di uscita.
Superare i singoli partiti nazionali
Dobbiamo, su base nazionale, andare oltre i singoli partitini, le singole sigle. E dobbiamo, sul piano internazionale, superare i singoli partiti nazionali fondati solo stato nazione dal momento che la sovranità nazionale è da tempo spazzata via e che per poter agire politiche efficaci a difesa del popolo vanno pensati soggetti politici almeno federati su base europea così come lo devono essere le Istituzioni.
Serve dunque non solo un soggetto politico nazionale, ma un nuovo Soggetto politico europeo che sappia opporsi in modo radicale e credibile alle politiche antidemocratiche di alcuni governi europei.
Quei governi che destabilizzano l’Europa
Quei governi, come in Ungheria, guidati da quell’Orban che Salvini definisce suo modello di leader. Quell’Orban che ha voluto una legge per cui sarà arrestato chi darà il cibo e il ricovero e l’assistenza legale agli immigrati clandestini.
O come nella Polonia di Andrzej Duda dove il partito di governo che si chiama “Diritto e giustizia” (sob!) ha bloccato la Corte costituzionale e infilato una serie di leggi congedando i giudici della Corte suprema, del CSM e di 120 Distretti di giustizia e sostituiti con altri giudici più morbidi con le ragioni governative e più rigorosi con i dissidenti (come raccontato dal Presidente dell’Ordine degli avvocati di Varsavia Molokai Pietrzak in un drammatico video spedito ai colleghi di Trento e Bolzano riuniti in Congresso). Quel Duda che quando vinse le presidenziali in Polonia trovò l’entusiasmo del nostro attuale Vicepresidente del Consiglio Salvini che pronosticò: fra un po’ tocca a noi.
O quel Putin di fatto monarca russo il cui Partito, “Grande Russia”, ha sottoscritto lo scorso anno un contratto con la lega di Salvini che fa stringere un accordo privilegiato di cooperazione e di scambio di informazioni. Lo stesso contratto sottoscritto dal Vice cancelliere austriaco Heinz Christian Strache, leader del Partito nazionalista Fpö.
Tutte operazioni volte a destabilizzare l’Europa i cui Stati nazionali, a quel punto, diventerebbero del tutto ininfluenti e privi di sovranità con buona pace dei diritti dei propri cittadini, a cominciare dagli italiani.
Senatore della Repubblica eletto nel collegio Veneto 01 e Capogruppo per il Partito Democratico in Commissione Ambiente e Territorio, nonché Vicepresidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul fenomeno delle Ecomafie. Già Responsabile nazionale all’Urbanistica per Anci. E’ stato Vicepresidente della Provincia e Assessore all’Urbanistica e alla Formazione del Comune di Venezia. Impegnato nell’associazionismo culturale e sociale nazionale e internazionale, si è occupato anche dei temi della cultura, della rigenerazione urbana e della valorizzazione del patrimonio immobiliare. E’ membro di presidenza di Legautonomie e dell’associazione Libertà Eguale. È sposato con Stella con cui ha tre figli: Pietro, Maria, Irene.