di Giovanni Cominelli
I risultati del referendum costituzionale documentano in modo netto, sia per la proporzione dei votanti tra il SI’ e il NO sia per la massa dei non-votanti, che la maggioranza degli italiani odia la politica, così come è
La crisi della rappresentanza democratica
Le tappe del disamore verso la politica e le sue cause sono state raccontate da molti più volte. Senza troppe forzature, si potrebbe farne risalire l’inizio al ’68, se
A macerarsi nell’angoscia e nella frustrazione sono, per lo più, i frammenti delle antiche classi dirigenti, ormai free-floating nel vacuum della politica, che vivono la sensazione tipica dei naufraghi, sopravvissuti all’affondamento della nave, ma sempre lontani dalla terraferma. A sinistra, gli “homines novi” dei nuovi “partiti-scheletro” o “
Il mutamento genetico della politica-partito
Ora, il mutamento genetico della politica-partito non è primariamente un problema della politica, è una questione bruciante della società italiana.
Le democrazie si reggono su un elettorato informato. L’accesso a quantità e qualità dell’informazione/sapere/
Non si può capire né la storia né la politica degli ultimi quarant’anni, se non si muove da questa metamorfosi strutturale, che ha modificato il rapporto tra individuo, sapere e sapere pubblico. Se i partiti erano il cervello collettivo per i settori sociali e culturali fondamentali della società italiana, un’anossia culturale diffusa
Gli individui hanno incominciato a cercare frammenti di sapere e di sapere pubblico su un mercato più vasto. Il sapere, l’informazione, la comunicazione sono sfuggiti allo Stato – in senso ampio – per essere offerti dal Mercato, a beneficio di tutti.
La spinta socio-culturale del populismo nasce da questa orgogliosa possibilità di avere un accesso diretto al sapere, senza mediazioni, e dal risentito rifiuto del privilegio del sapere/potere -finora patrimonio esclusivo di una classe dirigente -, e del “divide” che ne è derivato.
Singolare e paradigmatico il destino di Forza Italia. Essa è nata come proiezione politica dell’onda socio-culturale sollevata da Mediaset sul mercato individuale della comunicazione e della formazione della coscienza pubblica. Ma di questo tsunami culturale Forza Italia, che pure aveva risposto alle domande di massa di spettacolarizzazione, personalizzazione,
Perché tramontano i partiti?
Era fatale che i vecchi partiti tramontassero e i nuovi sorgessero sull’orizzonte?
Nulla nella storia è fatale. I vecchi partiti sono tramontati per due ragioni.
La prima: fin dall’inizio dell’insorgenza nella società civile del Kulturkampf
La seconda: la perenne “sacra fames” dorotea e consociativa del potere ha portato ai cedimenti intellettuali e morali al populismo.
I nuovi partiti fondati sull’irrazionalismo
I nuovi partiti sono emersi per le ragioni opposte. Hanno decisamente assecondato, rilanciato e gonfiato tutte le pulsioni dell’irrazionalismo, che è l’altra corrente carsica e minoritaria della storia intellettuale euro-
La cultura populistica – l’”uno vale uno”, la democrazia diretta, la casta corrotta, il sapere e le competenze me li procuro da me, l’individualismo radicale sotto le false specie dell’organicismo e l’odio dell’altro, l’autarchia sovranista – è nata prima di Grillo, di Salvini e di Meloni, è stata ed è ancora coccolata dalle Reti Mediaset, si è radicata profondamente nel Paese, ha allargato il ventaglio della propria rappresentanza: il M5S, la Lega di Salvini, FdI di Meloni, settori del PD meridionale – si veda alla voce Emiliano. E’ maggioranza culturale nel Paese, soprattutto nel Centro-Sud.
Il fatto che il populismo si sia spalmato sull’intero sistema politico indebolisce il M5S, ma non la propria carica eversiva. Non il fascismo di ritorno, non il fascismo eterno, ma il populismo è il pericolo più grave e la minaccia della convivenza civile. Salvini e Meloni sono pericolosi per il futuro del Paese non per le ragioni che quotidianamente l’ANPI denuncia, ma perché sono peronisti. Il peronismo all’italiana, con il suo disprezzo per la democrazia rappresentativa, e la sua politica economica dei “pani e dei pesci”, è motore di declino del Paese.
(Pubblicato su www.santalessandro.org il 26 settembre 2020)
E’ stato consigliere comunale a Milano e consigliere regionale in Lombardia, responsabile scuola di Pci, Pds, Ds in Lombardia e membro della Commissione nazionale scuola, membro del Comitato tecnico scientifico dell’Invalsi e del CdA dell’Indire. Ha collaborato con Tempi, il Riformista, il Foglio, l’ Avvenire, Sole 24 Ore. Scrive su Nuova secondaria ed è editorialista politico di www.santalessandro.org, settimanale on line della Diocesi di Bergamo.
Ha scritto “La caduta del vento leggero”, Guerini 2008, “La scuola è finita…forse”, Guerini 2009, “Scuola: rompere il muro fra aula e vita”, BQ 2016 ed ha curato “Che fine ha fatto il ’68. Fu vera gloria?”, Guerini 2018.