di Umberto Minopoli
Liberiamoci da luoghi comuni e dalla retorica.
Questa manovra è la tempesta perfetta: i partiti di maggioranza hanno costruito una manovra demagogica perfetta per raccogliere consenso e vincere le europee.
E’ la manovra perfetta per chi pensa al consenso e distrugge l’economia. La manovra è un non senso economico. Fa l’opposto di ciò che occorre.
L’Italia ha due vincoli, che sono nostri e non imposti da altri: bassa crescita e altissimo indebitamento (siamo leader nel mondo).
Occorrerebbero riforme, spesa produttiva e investimenti. Invece si accresce la spesa assistenziale e l’indebitamento. Chi perde con questa manovra? Il popolo. In senso tecnico e letterale: cioè tutti e ognuno di noi. Con due conseguenze, certe e immediate.
Ma allora perché fanno questa follia? Per due obiettivi: vincere le europee e poi uscire dall’Euro. Il popolo bue (pensano loro) si lascerà abbindolare dai fuochi pirotecnici dei sussidi assistenziali (reddito di nullafacenza e pensioni anticipate) e dalla retorica contro Bruxelles che ci “vuole impedire la manovra del popolo”. Sperano nel disastro: l’Europa non tollererà un’Italia più indebitata. Sarebbero più costi anche per i tedeschi e gli altri. I primi a volerci cacciare saranno gli alleati dei nostri populisti. E allora scatterà il piano B. E, per uscire dall’Euro, per il “popolo” saranno dolori. Veri.
Ora il Pd si decida: occorrerebbe una opposizione tenace dura, paziente, civile, “popolare”. Ma deve sapere: contro questa manovra non si troverà a fianco una parte della sinistra, interna ed esterna. Siamo al nodo vero del Pd. Che non è chi si candida o che fa Renzi. Bazzecole per burocrati. Il nodo vero è la contrapposizione al populismo e al sovranismo anti euro. E le posizioni di politica sociale, economica e monetaria dei populisti hanno questa caratteristica: sono insieme di destra (nazionaliste) e di sinistra (assistenziali, demagogiche, contro le imprese).
Il “centrosinistra”, perciò, non serve a combattere il populismo. Centrosinistra è diventato equivoco. Come è equivoco “fronte dei progressisti”. Si tratta sempre e solo della vecchia sinistra. Che è divisa sul populismo. Occorre invece un’opposizione nuova e più larga. Non con vecchie etichette. Il vero congresso occorrerebbe farlo su questo. Non sulla conta interna né sugli unanimismi ipocriti. Ma su una scelta politica, nuova e strategica: costruire l’alternativa al populismo. Che è di destra e di sinistra insieme.
Compagni del Pd cosa volete fare da grandi? Ci vediamo, intanto, alle 14 in piazza.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.