di Umberto Minopoli
Lezioni di economia dagli Usa. Per destra e sinistra.
Usa: un’epoca di prosperità
Malgrado una forte conflittualità politica, le guerre tariffarie con l’estero, il Russiagate, le risse sui muri, il conflitto tra Trump e Congresso, l’economia Usa appare sempre più forte: crescita al 3,5% (il record dal 2008), disoccupazione bassa, inflazione moderata e profitti in ascesa.
L’economia americana, si dice, è nel pieno di un’epoca di prosperità, una fase verosimilmente destinata a durare forse anche oltre le presidenziali del 2020. Non è, ovviamente, solo merito della politica di Trump. Che pesa solo per gli ultimi due anni. Mentre la crescita continua negli Usa da dieci anni. Trump, in realtà, non ha rovesciato i cardini della politica economica Usa. E qui sta il suo merito.
Con la politica di sostanziosi sgravi fiscali, però, Trump sta consolidando ed allungando la crescita americana. E quindi, a ragione, potrà rivendicarne i meriti. D’ora in avanti.
Il populismo europeo antiliberista
La crescita Usa contiene “lezioni” che in Europa farebbero bene ad apprendere sia la destra che la sinistra. Perché sono l’opposto delle politiche “populiste” che, al fondo, ispirano sia la destra che la sinistra. Specie in Italia. Dove domina il pensiero unico sedicente “keynesiano” e “antiliberista”.
Il reddito di cittadinanza non viene presentato, e non solo dai grillini, come una fondamentale misura antiliberista?
Tutto il populismo (di destra e di sinistra) ha il suo cardine nel dogma: “le politiche espansive si fanno con più deficit e più spesa pubblica e la priorità di bilancio è la politica verso la povertà, la protezione e le ineguglianze. Cioè la spesa per assistenza”.
Salvini ha appena affermato “facciamo come gli Usa: politiche espansive spinte dal deficit, da debito e dalla spesa pubblica; l’opposto dell’ austerità e delle politiche di bilancio imposte dall’eurobucrazia europea”. Questa sciocchezza, c’è da scommetterci, verrebbe sottoscritta dall’intera sinistra italiana.
Le differenze tra Italia e Usa
Il problema è che non è vero che gli Usa fanno quello che crede Salvini (ma anche la sinistra). Ma fanno l’opposto. E crescono da 10 anni. Mentre il dogma “keynesiano” di Salvini (indifferenza al defict e spesa pubblica corrente in crescita) a noi ci ha portato in recessione. Dov’è la differenza radicale tra Usa e “noi”? In varie cose sostanziali. La spesa pubblica è la componente più effimera della crescita Usa. Che è invece trainata, si calcola, per oltre l’85% da due fattori: consumi privati e investimenti “privati”. Due cose che nelle nostre manovre latitano. Anzi sono compresse.
E poi. La crescita Usa è trainata dal basso costo del denaro, dal largo credito concesso dalle banche e dalla bassa spesa per interessi. Cose che in Italia sono compromesse e impedite, come sanno anche i bambini, dai costi del servizio del debito pubblico (spread, ma non solo). Chi propone più deficit, presuppone più debito e più spread. Cioè più spesa per interessi e meno risorse bancarie per il credito a famiglie e imprese. Il contrario degli Usa.
Se c’è una cosa in cui l’Europa (grazie a Draghi ) copia gli Usa è proprio la “politica monetaria”, quella che il populismo italiano di destra e di sinistra aborre come dittatura degli euroburocrati: il quantitative easing (che aiuta le banche sull’acquisto dei titoli pubblici e consente loro di fare più credito).
Cresce l’economia se cresce il privato
La verità? Gli Usa crescono da 10 anni perché la componente decisiva dell’economia che cresce non è lo Stato, non è la spesa pubblica. E’ il “privato”: consumi privati, risparmio privato incoraggiato, investimenti privati. L’opposto delle nenie “antiliberiste” e populiste, di destra e di sinistra.
Grazie a questa straordinaria molla del “privato’ come driver gli Usa possono consentirsi politiche fiscali propulsive a sostegno degli investimenti e dei consumi delle classi medie ( che sono la componente decisiva della crescita) e la più forte ed efficace politica contro la povertà e le diseguaglianze. Che non è l’assistenza ma l’abbassamento della disoccupazione. Che negli Usa declina e va ai minimi. Ma in Italia destra e sinistra si baloccano col fantasma della lotta al “liberismo” (sic). Che non c’è!
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.