di Alberto Colombelli
“Nella vita non ci sono soluzioni. Ci sono delle forze in cammino: bisogna crearle, e le soluzioni vengono dopo.” (Antoine de Saint-Exupéry, Volo di notte, 1931)
Questa è la citazione che ha ispirato il nome dell’unico movimento politico che è stato di fatto in grado di costruire in tempi recenti una campagna elettorale capace di coinvolgere positivamente i propri concittadini ed elettori con un messaggio pienamente e fortemente europeista, En Marche!.
Le forze in cammino
Indipendentemente dai diversi legittimi punti di vista che si possono intravedere all’interno dell’intero arco progressista su questa esperienza, sulla sua origine e sui suoi successivi sviluppi di governo, evidente che di fronte all’attuale scenario progressivamente venutosi a determinare quello che si è vissuto in Francia solo lo scorso anno nel corso dell’ultima campagna per le presidenziali non può che costituire il più importante punto di riferimento e di speranza per chi vuole continuare a credere nel sogno europeo di pace, di democrazia e di libertà preziosamente ereditato dai Padri fondatori dell’Unione europea.
Anche perché questa esperienza francese ha davvero saputo costituire l’ultimo concreto baluardo contro il progressivo avanzamento di forze nazionaliste, sovraniste e populiste che in ogni successiva elezione nazionale hanno poi preso sempre più spazio in Europa grazie ad un consenso costruito proprio attraverso la scientifica e puntuale negazione dei valori e degli ideali su cui quel sogno europeo si fonda.
Resistere alla spinta disgregante dei sovranisti
In questi giorni s’è vista un’Europa che prova a resistere a questa spinta disgregante e distruttiva, ricorrendo agli strumenti di cui dispone, anche attraverso il voto da parte di un Parlamento europeo ancora al momento a maggioranza europeista che si è espresso per l’attivazione dell’Articolo 7 del Trattato dell’Unione europea contro l’Ungheria di Orbán, ormai avamposto dichiarato di una nuova alleanza internazionale che sta avanzando con il preciso fine di indebolire, se non definitivamente annientare, l’intero progetto europeo.
La posta in gioco di questi mesi che ci condurranno alla scadenza delle prossime elezioni europee del 26 maggio 2019 è la più alta di sempre alle nostre latitudini, almeno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per la prima volta ci troviamo ad affrontare un’acclarata inversione di tendenza nel perseguimento di una vera unione politica europea. All’interno di un progetto assolutamente unico nella storia recente, che attraeva progressivamente a sé Paesi che uscivano da democrazie illiberali cercando proprio nell’Unione europea occasioni di riscatto, si stanno sempre più affermando situazioni di violazione – ormai non solo potenziale ma anche effettiva – dello stato di diritto e di minaccia proprio al futuro delle democrazie liberali.
La minaccia internazionale del populismo
É il risultato del progressivo affermarsi di forze che stanno sempre più rivelandosi determinate e soprattutto organizzate in un fronte comune, che le vede ormai anche espressamente riferirsi ad una vera internazionale populista sotto la minacciosa e strategica guida di Steve Bannon, con il suo “The Movement” dichiaratamente focalizzato sulla piena realizzazione di un’Europa di nazioni sovrane, fiere della propria chiusa identità.
Pur di fronte a questo scenario capita ancor oggi di sentire esponenti del Partito democratico, come fatto in una delle scorse serate da un giovane consigliere comunale milanese nel corso di un dibattito tenutosi alla Festa del Pd metropolitano di Milano, che mettono in discussione l’opportunità politica dello sviluppo invece di una nuova alleanza per il progresso e per l’Europa estesa a tutti i riformisti, europeisti e progressisti dell’Unione europea continuando ad affermare con convinzione come la nostra casa già ci sia e debba necessariamente rimanere il solo Partito Socialista Europeo perlomeno fino alle prossime elezioni europee, con ogni pensiero di eventuale allargamento del campo progressista e riformista su scala europea da rimandare solo a risultati acquisiti.
Unire i diversi schieramenti progressisti europei
Nell’occasione presente quale ospite, Caterina Avanza, italiana direttamente impegnata presso il quartier generale de La République En Marche! a Parigi, non ha potuto che rivendicare di riflesso l’esigenza di un necessario cambiamento di paradigma dettato dal contesto, invitando a concentrare la nostra attenzione sui punti in comune tra i diversi schieramenti progressisti in Europa sulla base non di valutazioni ideologiche ma bensì di alcuni fondamentali pilastri programmatici che devono guidare il fondamentale e responsabile tentativo di difesa e di promozione della continuazione del sogno europeo. Anche da parte mia, presente in sala, non ho potuto poi sottrarmi dal ribadire a mia volta come posizionamenti di chiusura e di pura ispirazione ideologica si rivelino oggi assolutamente anacronistici, perché il contesto è importante e non possiamo assolutamente prescindere da questo.
Offrire immediate, pronte e argomentate repliche a posizioni intransigenti di chiusura ideologica appare così oggi una necessaria missione collettiva che ci deve vedere assolutamente impegnati in ogni occasione, insieme, con grande e altrettanto intransigente determinazione. Il tempo è ormai scaduto e la questione è di rilevanza capitale.
Da Macron a Tsipras a Costa
Fortunatamente, se allarghiamo lo sguardo alle ultime posizioni ufficiali espresse dal Partito democratico, ci offrono finalmente conforto le parole del Segretario Maurizio Martina che il 18 settembre scorso alla vigilia dell’incontro con i leader socialisti europei a Salisburgo ha espresso per la prima volta la necessità di sviluppare per le prossime elezioni europee una nuova alleanza riformista e europeista che vada da Macron, ai Verdi, all’ALDE, ovviamente al PSE fino a Tsipras. Di fatto venendosi a collocare nella stessa posizione che affermiamo e sosteniamo con perseveranza sin dal 5 marzo in Italia a fianco di Sandro Gozi, come noto già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei dei governi Renzi e Gentiloni, il quale grazie ai suoi importanti e consolidati rapporti vantati in Europa si è fatto assoluto promotore di questo progetto per una nuova alleanza transnazionale che vede in En Marche! in Francia e in Ciudadanos in Spagna i movimenti più innovativi recentemente affacciatisi nello scenario riformista europeo ma che trova tra gli altri anche nel Primo Ministro portoghese Antonio Costa un determinato e positivo interlocutore.
Evidente che un fronte di questa ampiezza non possa svilupparsi attraverso l’assorbimento di nuove forze in un gruppo parlamentare europeo già esistente ma richieda necessariamente la costituzione di un nuovo gruppo. Il che rende sicuramente l’operazione particolarmente complessa.
Tuttavia la posta in gioco, l’opportunità storica di poter avviare un percorso comune fondato su alcuni principi di condivisione, è talmente alta che non si può assolutamente pensare di trascurarla.
Verso le elezioni europee
Nei prossimi mesi abbiamo la possibilità di ribaltare una situazione che stiamo passivamente subendo per inerzia o per incauta prudente tutela di ormai indifendibili posizioni preesistenti ma soprattutto per aver lasciato isolato nel Consiglio europeo chi solo lo scorso anno con la sua elezione presidenziale in Francia aveva dimostrato di disporre di tutto il potenziale per rilanciare l’Unione europea e che ora non può nemmeno più contare appieno su una Cancelliera tedesca troppo indebolitasi sul proprio fronte interno.
Un isolamento che non possiamo permetterci, soprattutto oggi, soprattutto quando il risultato alla nostra portata appare indipendentemente da tutto ancora potenzialmente più ampio di quanto finora prospettato, considerato che la realizzazione di questa nuova alleanza per il progresso e per l’Europa estesa a tutti riformisti, europeisti e progressisti dell’Unione europea potrebbe una volta davvero realizzata far definitivamente emergere anche tutte le incoerenze già presenti all’interno del PPE, che ormai va da Juncker alla Merkel per arrivare fino a Berlusconi e addirittura a Orbán, facendolo implodere, con conseguente opportunità di recupero a nostro beneficio anche di alcune delle sue componenti più europeiste e riformiste.
Prendiamone piena consapevolezza ed adoperiamoci perché questa nuova alleanza si possa celebrare, quanto prima, sin da ora, sicuramente non dopo le elezioni europee.
Quindi mettiamoci davvero in cammino, insieme, superando ogni condizionamento puramente ideologico, partendo dal definire con chiarezza proprio quelli che sopra citavo essere i due necessari fondamentali ingredienti per realizzare questo obiettivo, da condividere in modo puntuale e rigoroso. Il primo, l’individuazione dei punti chiave su cui sviluppare un cambiamento di paradigma. Il secondo, l’esatta declinazione dei pilastri programmatici europei su cui convergere.
Serve cambiare paradigma
Quanto al cambio di paradigma, nel guardare in prospettiva tre sono i possibili punti di partenza.
I pilastri programmatici del discorso alla Sorbona
Quanto ai pilastri programmatici europei su cui costruire questa nuova alleanza, ci offre pieno supporto quanto già ben declinato da Emmanuel Macron nel suo importante discorso europeista alla Sorbona di cui proprio il 26 settembre 2018 En Marche! ha celebrato con un apposito proprio coinvolgente e riuscito evento il suo primo anniversario.
“L’Europa è un’idea portata per secoli da pionieri, da rivoluzionari. Sta a noi renderla sempre più forte. (…) L’Europa che conosciamo è troppo debole, troppo lenta, troppo inefficiente, ma solo l’Europa può darci la possibilità di agire nel mondo contro le grandi sfide contemporanee”.
Così si esprimeva Emmanuel Macron un anno fa alla Sorbona, introducendo con già puntuali proposte i sei pilastri programmatici su cui convergere per “rifondare l’Europa”muovendoci insieme sulla base di ideali condivisi nello sviluppo di un comune piano strategico necessariamente molto concreto, come nella più tipica tradizione con cui si sono sempre storicamente realizzati tutti i più importanti progressi del progetto europeo: sicurezza, frontiere e immigrazione, politica estera, ecologia e agroalimentare, innovazione digitale, zona Euro.
Da qui possiamo e dobbiamo partire per continuare a tenere accesa, insieme, la speranza nel nostro futuro. La storia ci offre una nuova stagione delle scelte. Un’opportunità unica, da vivere da protagonisti. Con la responsabilità da figli ricostruttori dei Padri fondatori dell’Europa.
Consulente d’impresa, esperto in Corporate Banking. Già delegato dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, è attivo nell’Associazione europeista Freedem e nell’Associazione InNova Bergamo. Ha contribuito al progetto transnazionale di candidatura UNESCO delle ‘Opere di difesa veneziane tra il XV e il XVII secolo’. Diplomato ISPI in Affari europei. Componente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. E’ impegnato nella costruzione di una proposta di alleanza tra tutti gli europeisti riformatori.