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D’Alema e Bersani: il fallimento della sinistra reazionaria

Redazione mercoledì 29 Novembre 2017
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di Umberto Minopoli

 

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La tristissima verità che l’Mdp confessa! Ieri Bersani ha dichiarato: “col Pd nessuna intesa (ma questo si era capito), alle elezioni si vota un partito (altro che il centrosinistra “largo”, “campo” o “nuovo Ulivo” come hanno detto per un anno) e per il governo “se ne parla dopo”.

In effetti è così. Ma i leader della sinistra scissionista dovrebbero avere la lealtà di confessare che questa verità – “alle elezioni si vota un partito e per il governo si vede dopo”- è la dimostrazione del fallimento di 30 anni della sinistra democratica di riformare il sistema politico italiano e di evolvere, finalmente verso una democrazia compiuta, in cui alle elezioni si vota il governo e non un partito.

D’Alema e soci dovrebbero cospargersi il capo di cenere prima di chiedere il voto al loro piccolo partito. Erano altre le ambizioni della sinistra! Questo fallimento, che riporta indietro di 70 anni l’Italia, dovrebbe bruciare sulla pelle dei leaders della sinistra di “prima di Renzi”. Il 4 dicembre 2016, col loro No al referendum costituzionale e all’Italicum, hanno segnato la fine non solo di un progetto di modernizzazione della politica italiana ma, anche, il fallimento delle leadership della sinistra di mettere la loro firma sulla riforma e il cambiamento.

A questo ha portato la scellerata, cupa e dissennata opposizione e guerra al Pd di Renzi: a stravolgere un disegno riformista, a consegnarci un antistorico sistema proporzionale e portarci alla miseria primitiva in cui “si vota un partito e per il governo se ne parla dopo”! Questo salto nel passato non è solo il marchio infamante conservatore e reazionario della sinistra antirenziana. E’ una tragedia per l’Italia.

La prospettiva che voteremo “per un partito e non per un governo” si è già trasformata, soprattutto all’estero, in paura per il futuro della stabilità italiana. Lo pagheremo. E pagheremo anche in termini di convinzione dei cittadini: se si votasse “per un governo e non per un partito” ci sarebbe più partecipazione elettorale. Lo sanno anche i bambini.

Renzi ha detto una cosa importante: “il Pd è quello della battaglia del Si”. Non è la rivendicazione di una sconfitta. E’ l’annuncio di un impegno: il Pd resta l’unica formazione riformista, che non abbandona, a differenza della sinistra conservatrice e retrograda di D’Alema e soci in combutta con la destra e i populisti, il disegno della modernizzazione e riforma del sistema politico. L’Italia sarà stabile e forte quando, finalmente, potremo votare “per un governo” e non per “un partito”. Per questo chi vuole bene all’Italia sarà costretto a votare per il Pd.

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