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Dalla strategia di deterrenza alla difesa comune europea

Alberto Bianchi lunedì 7 Aprile 2025
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di Alberto Bianchi

 

Il cuore del confronto tra le forze politiche, in Italia ed altrove in Europa, è il nodo della difesa comune europea – e non può essere altrimenti – considerato lo stato di disordine mondiale in cui versa il mondo e, in specifico e direttamente, il nostro continente. La guerra scatenata dalla Russia ai danni dell’Ucraina nel cuore dell’Europa e la politica estera aggressiva antieuropeista dell’Amministrazione americana, guidata dal duo Trump-Vance, obbligano i ceti politici dirigenti dell’Ue e dei singoli paesi che la compongono a definire concretamente le condizioni ed i fattori strutturali fondanti una difesa comune europea realistica e non velleitaria, capace di fare dell’Europa una potenza tra potenze.

C’è, però, da tenere presente una distinzione preliminare di natura concettuale tra “difesa comune europea” e “deterrenza”, la consapevolezza della quale eviterebbe che il confronto sullo stato dell’Europa si riduca ad un esercizio di puro europeismo retorico ed inane.

La “difesa comune europea” è un concetto ampio che riguarda la creazione di una politica e di una struttura unificate per la sicurezza e la difesa dei paesi membri dell’Unione Europea. Questo implica cooperazione militare, scambio di risorse per la costruzione di capacità militari integrate e di una forte industria di produzione militare europea. Lo scopo principale della difesa comune è proteggere i valori europei, la sovranità degli stati membri e garantire la pace e la stabilità nell’intera regione. È in questo contesto, pertanto, che si collocano il senso ed il contenuto del piano ReArmEu o Readiness 2030, che dir si voglia, i cui tempi di attuazione saranno medio-lunghi.

La “deterrenza,” invece, è una strategia di prevenzione dai tempi medio-brevi che mira a dissuadere – attraverso la minaccia di una risposta credibile e significativa, che potrebbe includere una rappresaglia militare – potenziali aggressori (Russia ed altri regimi autocratici) dall’intraprendere azioni ostili verso l’Europa. La deterrenza si fonda principalmente sulla percezione del rischio da parte di un avversario, esaltando la capacità di reazione e la volontà di difendersi.

Quanto detto, a me pare ci aiuti ad individuare ed inquadrare nel contesto della deterrenza i due fattori iniziali e strutturali fondanti un’Europa potenza tra potenze: il potenziale nucleare di Francia e Regno Unito ed il piano di riamo della Germania, approvato dal Bundestag, per 500 miliardi di euro, spalmati su 12 anni. Entrambi, non v’è dubbio, sono concepiti principalmente per dissuadere potenziali aggressori dal compiere atti ostili soprattutto nei confronti delle rispettive nazioni, grazie alla minaccia di una risposta devastante.

Ma attenzione: qui arriva la novità del Readiness 2030 che, con allineamenti e raccordi appropriati, riconduce entrambi i fattori suddetti nel più ampio piano unitario di garanzia, protezione e sicurezza che deve essere costruito per la difesa comune europea. In tal senso, Giovanni Cominelli, nel suo articolo pubblicato su Libertà Eguale il 1° aprile, ricorda quanto scrisse Thomas Hobbes nel 1642, nel “De Cive”, qualche anno prima della Pace di Westfalia: “Non è possibile che possano tutelarsi contro le aggressioni esterne coloro le cui forze non siano unite”. Il potenziale di dissuasione nucleare franco-inglese, difatti, avrebbe anche la funzione di ombrello protettivo per altri paesi europei, comprese Italia e Germania, e di equilibrio continentale tra quest’ultima ed il resto dei componenti dell’Ue.

Dal canto suo, il piano di riarmo tedesco, a ben vedere, rappresenta una vera svolta storica di valore ed esempio continentali, con l’abbandono, da parte di Berlino, dell’approccio economicistico nella visione di sé e della propria collocazione geopolitica, ed un ritorno della Germania alla storia e ad un ruolo strategico di potenza, in forme certamente non ripetibili ed inedite rispetto al passato.

In tutto questo – ahimè – è di tutta evidenza che manchi un tassello, il terzo fattore iniziale strutturale di un’Europa potenza tra potenze: il ruolo strategico dell’Italia nel Mediterraneo allargato, sul quale ho già avuto modo di soffermarmi (in Libertà Eguale del 29-03).

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