di Alessandro Maran
Israele ha approvato l’accordo per il cessate il fuoco con Hezbollah che interrompe la guerra in corso in Libano. Per quanto ciò possa fornire il tanto necessario sollievo, i commentatori sottolineano che il Libano deve affrontare gli stessi problemi strutturali che lo affliggono da decenni. E questi, di conseguenza, potrebbero rendere più difficile mantenere la pace.
Di per sé, scrivono Jeremy Diamond, Christian Edwards, Tamara Qiblawi ed Eugenia Yosef della
CNN, l’accordo di cessate il fuoco, se attuato, fermerà le ostilità per 60 giorni. Si ritiene, scrivono, che sia destinato a mettere finalmente in atto la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 2006 che ha imposto una zona cuscinetto di confine smilitarizzata nel Libano meridionale (
https://edition.cnn.com/…/israel-lebanon…/index.html).
La guerra in corso è stata devastante in particolare per i cittadini libanesi che hanno sofferto sotto la campagna di bombardamenti di Israele. Sul
New Yorker, Rania Abouzeid ha scritto dei morti e degli sfollati causati dagli attacchi aerei israeliani che prendono di mira i membri di Hezbollah nelle comunità sciite e tra quelli che sono fuggiti. Visitando una donna in un ospedale, Abouzeid scrive: “Sua figlia è stata portata al pronto soccorso priva di sensi, con una ferita alla testa. Era parzialmente paralizzata e incapace di parlare, e fissava sua madre con occhi azzurri vuoti. ‘Sente la mia tenerezza quando mi guarda’, ha detto Abu Merhi. Ha sospirato profondamente, chiaramente esausta. ‘Come hanno potuto lanciare un razzo come quello? Siamo sciiti, non lo neghiamo, ma suo padre era un Hezbollah? Siamo contadini che se ne stavano a casa, e questo è quello che è successo'” (
https://www.newyorker.com/…/the-price-lebanon-is-paying…).
In aggiunta, come ha scritto Maha Yahya in un recente articolo su
Foreign Affairs, la guerra rischia anche di esacerbare le tensioni di lunga data tra le diverse fazioni. Sunniti, sciiti e cristiani condividono il potere in Libano; Yahya scrive che i combattimenti continui potrebbero spingere sunniti e cristiani a rivoltarsi contro la base politica sciita di Hezbollah. “In modo determinante, il sistema di condivisione del potere attraverso cui è governato il Libano significa che lo stato è anche estremamente frammentato lungo linee settarie, con partiti politici che rappresentano diverse comunità. I combattimenti con Israele stanno peggiorando queste divisioni (…) Per il Libano, questo crea un momento pericoloso. Le fazioni del paese hanno una storia di risoluzione delle loro divergenze attraverso la violenza, come attesta la terribile guerra civile libanese durata 15 anni. Ma il paese può evitare una nuova esplosione di disordini civili se le sue fazioni, Hezbollah incluso, avviano un dialogo nazionale che promuova un percorso e una visione inclusiva per il paese. Se non altro, questi gruppi dovrebbero tutti condividere l’interesse di stabilizzare le istituzioni del loro paese. E hanno bisogno del sostegno della comunità internazionale – solo in parte per fermare i brutali attacchi di Israele” (
https://www.foreignaffairs.com/lebanon/lebanons-day-after).
In questo senso, il cessate il fuoco è una grande notizia per un paese che deve affrontare anche una crisi economica e che non ha un presidente dal 2022. Ma quelle stesse divisioni settarie renderanno più difficile attuare e mantenere il cessate il fuoco, ha ammonito David Ignatius del
Washington Post all’inizio di questo mese. “L’esercito libanese è la pietra angolare del piano americano per il cessate il fuoco, ma è fragile”, ha scritto Ignatius (l’esercito nazionale libanese ha a lungo evitato di combattere Hezbollah, come ha scritto di recente Maya Gebeily della Reuters, e la sua “dipendenza dai finanziamenti esteri, in particolare centinaia di milioni di dollari da Washington, complica ulteriormente la sua situazione”:
https://www.reuters.com/…/truce-talks-progress…/). La spinta al cessate il fuoco sostenuta dagli Stati Uniti è stata “nobile”, ha scritto Ignatius, ma “gli Stati Uniti devono essere pronti a camminare con passo sicuro con i nostri amici libanesi lungo quella che sarà una strada pericolosa. Se questa volta non siamo facciamo sul serio, ci ritroveremo con più libanesi uccisi” (
https://www.washingtonpost.com/…/david-ignatius…/).
Infatti, annunciando la buona notizia del potenziale cessate il fuoco,
The Economist aggiunge comunque: “L’esercito libanese è ancora debole. Dopo cinque anni di crisi economica che ha portato alla bancarotta lo stato libanese, molti soldati lavorano di notte come tassisti per integrare stipendi mensili che valgono appena 100 dollari. L’esercito avrà bisogno di donazioni da sostenitori occidentali e arabi per reclutare ed equipaggiare più truppe. E anche con un aiuto finanziario, non è chiaro se le truppe libanesi saranno disposte e in grado di affrontare (Hezbollah)” (
https://www.economist.com/…/israel-and-hizbullah-strike…).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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