di Carlo Fusaro
Mario Draghi, la personalità di maggior credito internazionale su cui l’Italia oggi conta, è stato convocato fra poche ore al Quirinale dal presidente Mattarella allo scopo scontato di incaricarlo di formare il nuovo governo. Un governo che il PdR ha definito “di alto profilo”.
Leggiamo, prima di tutto, il comunicato-ragionamento di Sergio Mattarella.
1) «Dalle consultazioni al Quirinale era emersa, come unica possibilità di governo a base politica, quella della maggioranza che sosteneva il Governo precedente. La verifica della sua concreta realizzazione ha dato esito negativo.»
2) Vi sono adesso due strade, fra loro alternative. Dare, immediatamente, vita a un nuovo Governo, adeguato a fronteggiare le gravi emergenze presenti: sanitaria, sociale, economica, finanziaria. Ovvero quella di immediate elezioni anticipate.
3) Questa seconda strada va attentamente considerata, perché le elezioni rappresentano un esercizio di democrazia.
4) Di fronte a questa ipotesi, ho il dovere di porre in evidenza alcune circostanze che, oggi, devono far riflettere sulla opportunità di questa soluzione.
Ho il dovere di sottolineare, come il lungo periodo di campagna elettorale – e la conseguente riduzione dell’attività di governo – coinciderebbe con un momento cruciale per le sorti dell’Italia.
Sotto il profilo sanitario, i prossimi mesi saranno quelli in cui si può sconfiggere il virus oppure rischiare di esserne travolti. Questo richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni per adottare i provvedimenti via via necessari e non un governo con attività ridotta al minimo, come è inevitabile in campagna elettorale.
Lo stesso vale per lo sviluppo decisivo della campagna di vaccinazione, da condurre in stretto coordinamento tra lo Stato e le Regioni.
Sul versante sociale – tra l’altro – a fine marzo verrà meno il blocco dei licenziamenti e questa scadenza richiede decisioni e provvedimenti di tutela sociale adeguati e tempestivi, molto difficili da assumere da parte di un Governo senza pienezza di funzioni, in piena campagna elettorale.
Entro il mese di aprile va presentato alla Commissione Europea il piano per l’utilizzo dei grandi fondi europei; ed è fortemente auspicabile che questo avvenga prima di quella data di scadenza, perché quegli indispensabili finanziamenti vengano impegnati presto. E prima si presenta il piano, più tempo si ha per il confronto con la Commissione. Questa ha due mesi di tempo per discutere il piano con il nostro Governo; con un mese ulteriore per il Consiglio Europeo per approvarlo. Occorrerà, quindi, successivamente, provvedere tempestivamente al loro utilizzo per non rischiare di perderli.
Un governo ad attività ridotta non sarebbe in grado di farlo. Per qualche aspetto neppure potrebbe. E non possiamo permetterci di mancare questa occasione fondamentale per il nostro futuro.
Va ricordato che dal giorno in cui si sciolgono le Camere a quello delle elezioni sono necessari almeno sessanta giorni. Successivamente ne occorrono poco meno di venti per proclamare gli eletti e riunire le nuove Camere. Queste devono, nei giorni successivi, nominare i propri organi di presidenza. Occorre quindi formare il Governo e questo, per operare a pieno ritmo, deve ottenere la fiducia di entrambe le Camere. Deve inoltre organizzare i propri uffici di collaborazione nei vari Ministeri.
Dallo scioglimento delle Camere del 2013 sono trascorsi quattro mesi. Nel 2018 sono trascorsi cinque mesi.
Si tratterebbe di tenere il nostro Paese con un governo senza pienezza di funzioni per mesi cruciali, decisivi, per la lotta alla pandemia, per utilizzare i finanziamenti europei e per far fronte ai gravi problemi sociali.
Tutte queste preoccupazioni sono ben presenti ai nostri concittadini, che chiedono risposte concrete e rapide ai loro problemi quotidiani.
5) Credo che sia giusto aggiungere un’ulteriore considerazione: ci troviamo nel pieno della pandemia. Il contagio del virus è diffuso e allarmante; e se ne temono nuove ondate nelle sue varianti.
Va ricordato che le elezioni non consistono soltanto nel giorno in cui ci si reca a votare ma includono molte e complesse attività precedenti per formare e presentare le candidature.
Inoltre la successiva campagna elettorale richiede – inevitabilmente – tanti incontri affollati, assemblee, comizi: nel ritmo frenetico elettorale è pressoché impossibile che si svolgano con i necessari distanziamenti.
In altri Paesi in cui si è votato – obbligatoriamente, perché erano scadute le legislature dei Parlamenti o i mandati dei Presidenti – si è verificato un grave aumento dei contagi.
Questo fa riflettere, pensando alle tante vittime che purtroppo continuiamo ogni giorno – anche oggi – a registrare.
6) Avverto, pertanto, il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica.»
Conclusione: «Conto, quindi, di conferire al più presto un incarico per formare un Governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili che ho ricordato.»
Minuti dopo Mattarella ha convocato Draghi. Quindi: nessuna demonizzazione delle elezioni, ma considerazioni di opportunità che lo inducano a fare appello a tutte le forze politiche in Parlamento perché sostengano un governo “di alto profilo” (Draghi e coloro che Draghi sceglierà) e che “non si identifichi in alcun formula politica”. Un governo istituzionale o del presidente dunque (comunque del Parlamento perché senza fiducia non potrà evidentemente operare).
Chi lo sosterrà? Può contare con certezza, direi, su 273 deputati e 145 senatori circa (Forza Italia, Pd, Italia Viva, forze minori e miste). Fratelli d’Italia sarà contro. La Lega non si sa: forse si astiene forse si fa risucchiare per tema della concorrenza dalla Meloni. Molto probabile che il c.d. si divida (sarebbe buona cosa). Se così è la sostenibilità del governo Draghi dipende dal M5S: può non piacere ma è così, del resto i cittadini del 2018 hanno mandato circa 300 parlamentari M5S in Parlamento, difficile fare a meno di una parte di essi. Anche il M5S è facile si divida fra coloro che voteranno il governo Draghi e coloro che grideranno al tradimento (i Di Battista). Prevarrà il timore delle elezioni? E’ probabile. In ogni caso il calice sarà amaro e si pentiranno delle rigidità con cui hanno affrontato le ultime fasi: di Conte e proprie. Lo stesso Draghi cui vanno gli auguri di una parte probabilmente maggioritaria dei cittadini e l’espresso sostegno del presidente Mattarella ha davanti una sfida difficilissima come altri che l’hanno preceduto, in contesti diversi, su strade simili (Ciampi, Dini).
Credo che in ogni caso gliene andrà reso merito: perché governare non è mai stato così difficile e si gioca un grande prestigio personale. Farà le scelte col suo governo nell’interesse del paese (per come lo interpreta da grande europeista, esperto uomo di economia e finanza) ma anche con quell’intelligenza politica che non gli fa difetto.
Incrocio le dita.
P.S. Se il governo Draghi decolla, è un trionfo per Matteo Renzi (e anche per Brunetta e Berlusconi). Poco da aggiungere. Ma resta la tentazione delle elezioni anticipate, in diversi. Certo: non facile da coltivare dopo le parole di Mattarella.
Presidente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. Già professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare nell’Università di Firenze e già direttore del Dipartimento di diritto pubblico. Ha insegnato nell’Università di Pisa ed è stato “visiting professor” presso le università di Brema, Hiroshima e University College London. Presidente di Intercultura ONLUS dal 2004 al 2007, trustee di AFS IP dal 2007 al 2013; presidente della corte costituzionale di San
Marino dal 2014 al 2016; deputato al Parlamento italiano per il Partito repubblicano (1983-1984).
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