di Pietro Ichino
Perché la crescita economica è indispensabile, se si vuole anche correggere le disuguaglianze e proteggere l’equilibrio ecologico del pianeta
Editoriale pubblicato sulla Gazzetta di Parma e sui quotidiani l’Adige e Alto Adige il 4 giugno 2023 – In argomento v. anche la lezione di Enrico Morando sulla nozione di Sviluppo, svolta nell’ambito del seminario Lessico della Politica promosso da LibertàEguale e Fondazione PER; inoltre l’articolo di Irene Tinagli di dieci anni or sono, Decrescita, un’illusione romantica
.
Sono in molti a svalutare l’importanza del Prodotto Interno Lordo (PIL): lo svalutano perché quell’indice fornisce solo la misura della quantità della ricchezza prodotta, della crescita economica, non la misura del benessere effettivo delle persone, della collettività. Sono in pochi, però, a sapere che dal 2016 la legge italiana ha introdotto nel bilancio annuale anche un capitolo dedicato alla misurazione del benessere delle persone: questa si basa sulla rilevazione da parte dell’ISTAT di ben 152 “indici del Benessere Equo e Sostenibile” (BES), suddivisi in 12 capitoli tra i quali la percezione da parte dei cittadini del proprio benessere, della propria salute, della qualità del lavoro, dello stato di conservazione del patrimonio ambientale e culturale, della qualità dei servizi. La cosa curiosa è che nessuno sembra essersi accorto della disponibilità degli indici BES: di questi per lo più non si sa nulla, mentre del PIL continuano a parlare tutti, compresi i suoi detrattori.
È interessante anche osservare come siano in molti a sostenere che la sola cosa cui dovremmo prestare attenzione è la protezione ambientale e la riduzione delle disuguaglianze tra i cittadini, mentre non dovremmo preoccuparci che cresca il PIL: anzi, a ben vedere dovremmo salutare come un fatto positivo una sua decrescita, poiché l’aumento della produzione di ricchezza può soltanto recare danno all’ambiente e porta soldi soltanto nelle tasche degli imprenditori. Chi la pensa in questo modo ignora una lezione della storia: le politiche di protezione dell’ambiente e di riduzione delle disuguaglianze tra i cittadini sono politicamente fattibili quando la produzione di ricchezza è in fase di crescita, non quando essa ristagna. La sostituzione dei combustibili inquinanti è costosa; e nelle fasi di stagnazione ridurre le disuguaglianze per far stare un po’ meglio i meno fortunati implica far stare un po’ peggio i più fortunati, togliere loro qualcosa. È molto più facile privilegiare i meno fortunati nella distribuzione della maggior ricchezza prodotta.
Sarà opportuno, dunque, che oltre a incominciare a occuparci di più del BES, continuiamo a occuparci attentamente anche del PIL.
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino