di Umberto Minopoli
La “sinistra unita”, come pomposamente e a sproposito, si chiama il duo Fratoianni-Bonelli è l’esempio dell’uso strumentale e solo evocativo che si fa, ormai, della definizione di ambientalismo ed ecologia.
Da quando l’Europa e i governi hanno adottato le politiche del New Deal, togliendo ai Verdi l’esclusiva sulla crisi climatica, la pretesa di rappresentare l’ecologismo, da parte di questi ultimi, ha perso di significato. Quando, infatti, si è trattato di tradurre in politiche concrete di governo le declamazioni ecologiste e il contrasto ai cambiamenti climatici, si è visto che la risposta era solo il taglio delle emissioni carboniche.
E questo è stato adottato dall’Europa nella versione più radicale e ambiziosa possibile. Al punto che, anche prima della crisi del gas e della guerra Ucraina, all’Europa si è posto un problema: come evitare che le politiche “climatiche” e gli obiettivi emissivi si trasformassero in una crisi sociale e in una prospettiva di povertà energetica.
L’Europa è corsa ai ripari con la Tassonomia: non bastano le rinnovabili, da utilizzare, per la transizione climatica, sono anche il gas (meno inquinante del carbone) e il nucleare (non inquinante per nulla). Dell’utilizzo del gas fa parte il ricorso ai rigasificatori. Come della transizione energetica fa parte una politica dei rifiuti come risorsa energetica, con i termovalorizzatori. La guerra Ucraina ha rafforzato le correzioni europee del Green Deal, con l’inclusione del gas e del nucleare nella transizione energetica.
I Verdi sono spiazzati: la politica climatica è ufficialmente adottata dai governi, ma solo con il nucleare e il gas essa può realizzarsi senza trasformarsi in un disastro sociale, occupazionale, produttivo ed energetico. I Verdi hanno perduto l’esclusiva dell’ecologia e del climatismo. E sulle correzioni europee del Green Deal (gas e nucleare) sono costretti al silenzio oppure a fare battaglie di retroguardia e residuali.
Prendete l’opposizione al nucleare. Non si può farla in nome dell’ecologia, del clima e delle emissioni: è la fonte che emette zero, sia di CO2 che di inquinanti veri. In nome di quale postulato “ecologico” si rifiuta il nucleare? Non c’è. Possono inventarsi altri (sicurezza, scorie, costi, tempi, ecc). Sanno però che ad ognuno di questi “problemi” c’è una risposta delle tecnologie nucleari. Il nucleare è una fonte verde, sostenibile, come dice l’Europa, e i problemi specifici che gli si attribuiscono, pur di motivare un’opposizione, hanno tutti una risposta e sono risolvibili.
Sono io nuclearista che rovescio ai Verdi la domanda: non è il vostro ecologismo ridotto a pura declamazione e a retorica catastrofista la vera palla al piede per il Green Deal? Sull’energia, sulle emissioni, sulle emergenze climatiche la vera ecologia sarebbe oggi quella di rendere sostenibili davvero le politiche del Green Geal, fare una vera transizione energetica che non si realizza con le sole rinnovabili, investire non solo nelle emissioni, ma nelle politiche di adattamento alle emergenze climatiche.
L’ecologia non è più un monopolio dei Verdi, tantomeno di quelli di sinistra-sinistra. E’ un dovere di tutte le forze politiche che hanno accettato il Green Deal europeo. Che significa, però, ecologia di “governo”. Che sia sostenibile, realistica e fattibile. Fossi in Letta al tavolo con Bonelli e Fratoianni porrei io a loro le domande. A partire dalla fondamentale: voi accettate le scelte europee sull’energia e il Green Deal?
Oltre che dei seggi a cui sono interessati, sarebbe interessante ascoltare le risposte di Bonelli e Fratoianni a questa domanda. Sono sicuro che vacillerebbero nel balbettio.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.