di Dario Parrini
Nelle ultime elezioni politiche tedesche (2017) i partiti della sinistra di governo (Spd e Verdi) ottennero il 29,4% dei voti (20,5 la Spd e 8,9 i Verdi) mentre l’Unione Cdu-Csu ottenne il 33%.
Nelle ultime elezioni europee (26 maggio 2019) la sinistra di governo ha preso il 36,3% (Spd 15.8 e Verdi 20.5) e l’Unione Cdu-Csu il 28,9%.
I fatti sono chiari: l’elettorato è divenuto IPERMOBILE persino in Germania, terra della stabilità (elettorale e non solo) per eccellenza: nel giro di due anni si ribaltano non soltanto i rapporti di forza tra conservatori e progressisti ma anche tra Verdi e Socialdemocratici all’interno dell’area progressista.
E i sondaggi prevedono che se si votasse domani questa tendenza ribaltatrice addiriittura si accentuerebbe (Verdi 26% per la prima volta primo partito “virtuale”, Cdu-Csu 25%, Spd 12%). (v. grafico sotto)
Da tutto ciò si ricava un’indicazione stringente: è da sciocchi ragionare di alleanze e strategie di partito a medio termine dando per scontata la staticità o semistaticità dei comportamenti elettorali.
Ormai quasi ogni elezione si porta dietro un terremoto.
Sindaco di Vinci dal 2004 al 2013. Parlamentare Pd dal 2013, è stato Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato dal 2020 al 2022. Attualmente ne è Vicepresidente.