di Umberto Minopoli
Se ci guardiamo alle spalle paghiamo i prezzi di un’errata politica tedesca su tre punti strategici:
– la dipendenza dal gas russo;
– l’uscita dal nucleare;
– la politica di difesa.
La Germania, negli anni, ha fatto scelte, su queste questioni, che ora sta pagando, con essa l’Europa e che è, oggi costretta a rivedere.
In un modo o nell’altro la politica tedesca ha avuto due punti fermi: il legame con il gas russo e la compiacenza verso i Verdi. Questi, per pure pregiudiziali politiche ed ideologiche, hanno imposto l’uscita dal nucleare (un disastro economico ed energetico per la Germania) e il no alle spese per la Difesa.
I Verdi, è vero, erano contrari al North Stream sul gas, ma li hanno accontentati con un’inutile, costosa e immotivata corsa alle rinnovabili. Insensata: la rete elettrica tedesca dipende dal vento del Nord Europa (che non sempre c’è) e dal sole del sud tedesco (che, notoriamente, non c’è quasi mai).
Il nucleare è stato chiuso sostituendolo, progressivamente, col carbone lignite, il più inquinante e il gas siberiano.
E ora la Germania deve diminuire il gas russo e aumentare le spese per la Difesa. Deve importare gas da altre parti (difficilissimo) e rovesciare la politica seguita in oltre 30 anni sulla Difesa. Deve interrompere l’uscita dal carbone e importare più energia elettrica nucleare dai vicini.
La politica energetica e di difesa tedesca sono un evidente fallimento. Che condiziona l’Europa. Tutti i politici tedeschi, a cominciare dalla Spd, hanno condiviso e sono responsabili.
Su tutti, però, un nome e un cognome: Angela Merkel.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.