di Pietro Ichino*
Al di là degli schieramenti apparenti, la scelta che dovremo compiere è essenzialmente questa: tra l’accelerazione del processo di integrazione della UE e il “fronte sovranista”; tra la resistenza all’invasione dell’Ucraina e la neutralità fra aggressore e aggredito
È la prima volta dalla fondazione della Repubblica che gli elettori italiani vanno alle urne con la guerra alle porte: dal 24 febbraio è in corso l’invasione di una nazione europea, l’Ucraina, da parte della Russia che nega il suo diritto di esistere e sta operando sistematicamente per desertificarne intere città, distruggerne le fabbriche, le università, ogni infrastruttura civile.
Tra i partiti politici italiani ci sono – a sinistra e a destra – quelli che denunciano senza incertezze questo vero e proprio crimine contro l’umanità, violazione gravissima del diritto internazionale, e quelli che invece propendono per l’assunzione di una posizione neutrale fra aggressore e aggredito, quando non simpatizzano addirittura per l’aggressore.
Il tempo in cui gli italiani vanno alle urne è anche quello nel quale l’Unione Europea sta decidendo il proprio futuro. La scelta è tra il restare quello che è, ovvero una associazione di Stati legati tra loro soltanto dall’interesse al mercato comune del lavoro e delle merci, oppure trasformarsi in una federazione capace di esercitare la sovranità, oltre che in materia monetaria, anche in politica estera, difesa, ecologia, governo dei flussi migratori.
Tra i partiti politici italiani ci sono – a sinistra come a destra – quelli che scelgono senza incertezze di operare perché l’Italia svolga un ruolo da protagonista nel processo di integrazione europea, e quelli che dichiaratamente optano per il mantenimento dell’assetto confederale attuale dell’UE, ovvero per la difesa della sovranità degli Stati membri.
Le due grandi questioni sono strettamente interconnesse tra loro: sappiamo bene, infatti, che chi punta alla cancellazione dell’Ucraina punta anche alla disgregazione, o quanto meno alla non ulteriore integrazione della UE, adoperandosi per favorire il prevalere dei partiti “sovranisti”.
Vladimir Putin si è spinto addirittura, nel corso del suo recente viaggio a Teheran, a teorizzare una sorte di “fronte sovranista” contro la tendenza alla costruzione di un ordine mondiale fondato sulla cessione di sovranità dei singoli Stati a favore di entità sovranazionali.
Al di là degli schieramenti apparenti, la scelta che dovremo compiere il 25 settembre prossimo è essenzialmente questa: tra l’accelerazione del processo di integrazione della UE e il “fronte sovranista”; tra la resistenza all’invasione dell’Ucraina e la neutralità fra aggressore e aggredito.
*Fondo pubblicato il 7 agosto 2022 sulla Gazzetta di Parma – Sullo stesso tema v. tutti gli scritti raccolti nel portale Il nuovo spartiacque fondamentale della politica mondiale
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino