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Europa ed equilibrio di bilancio: le prerogative di Mattarella

Elisabetta Corasaniti sabato 13 Ottobre 2018
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di Elisabetta Corasaniti

 

Il Presidente Mattarella ha incontrato alcuni studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Rispondendo alla domanda su quanto sia difficile il suo lavoro in qualità di garante della Costituzione, il Presidente ha spiegato che:

“La storia insegna che l’esercizio del potere può provocare il rischio di perderne il senso del servizio e di fare invece acquisire il senso del dominio” Secondo il capo dello Stato, ci sono, rispetto a pericoli di sbandamenti nella gestione del potere, due antidoti: l’autodisciplina ed i meccanismi di equilibri previsti dalla Costituzione

Questi ultimi,  “distribuiscono le funzioni e i compiti del potere tra più soggetti, in maniera che nessuno, da solo, ne abbia troppo. La nostra Costituzione conta molto sul primo aspetto, quello dell’autodisciplina e dell’autocontrollo, ma ha messo in campo una serie di meccanismi di articolazione del potere che garantiscono quell’obiettivo. Questo consente anche al Capo dello Stato, al Presidente della Repubblica, di svolgere la funzione di garante del buon funzionamento del sistema in maniera adeguata, ma il merito è della Costituzione“.

Diventa sempre più chiaro che siamo entrati in una nuova, pericolosa e drammatica fase della politica italiana, in cui il Capo dello Stato eserciterà, secondo la nota teoria della fisarmonica dei poteri, una funzione chiave.

 

 

L’art 81 e l’art 97

La misura del deficit è una scelta politica fondata su variabili molteplici, in buona parte incerte o solo previsionali.
In modo indecente, i due super ministri Salvini e di Maio sono convinti di poter sfuggire al vincolo del pareggio, mostrando così (ancora una volta) in quale modo considerino oggi le norme costituzionali.

Per l’art 81, l’indebitamento è vincolato all’azione anticiclica e dagli eventi eccezionali, mentre, in generale ‘’ Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”.
La sua applicazione è assoggettata ad una serie di controlli, interni ed europei, stringenti. Dunque, una Legge di Bilancio che contenesse un deficit del 2,4 non giustificabile da una fase recessiva del ciclo, sarebbe incostituzionale.

Lo scorso 29 settembre (due giorni dopo le celebrazioni del balcone) il Presidente Matterella, citando l’art 97 della Costituzione, e non l’81, ha fatto intendere che non sarebbe intervenuto nel dibattito politico. Ha richiamato (con una scelta prudente) un generico principio di buon governo, formulando una raccomandazione complessiva sulla sostenibilità del finanziamento dell’amministrazione, in coerenza con l’ordinamento europeo.
Il ruolo arbitrale di Mattarella, da tutti riconosciuto, è prezioso proprio perchè terzo eppure attivo e determinante (la sua consacrazione è avvenuta proprio nella gestione della anomala formazione del governo gialloverde).

 

 

La ‘cautela’ del Presidente

Il Presidente Mattarella ha dato prova di una certa cautela nell’esercizio dei suoi poteri di controllo sanzionando, in un solo caso, le disposizioni “evidentemente” incostituzional (il 27/10/2017 Mattarella ha rinvito alle camere, ai sensi dell’art. 74, c. 1° della Costituzione, la legge recante “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo”)

Come per Napolitano (seppure in modalità diverse), gli interventi di Mattarella nascono anche dalla consapevolezza dei rischi associati alla crisi globale e da un’assunzione di responsabilità ai fini della credibilità internazionale dell’Italia, di gran lunga superiore agli altri attori politici.

L’idea che l’esistenza dell’Europa rappresenti una conquista irrinunciabile, con tutti i suoi limiti e contraddizioni, che la mera difesa della sovranità nazionale sia anacronistica nel mondo globale e che l’integrazione fra Italia ed Europa costituisca un interesse vitale del paese nel perimetro non negoziabile della democrazia rappresentativa.

Mattarella, anche alla luce delle vicende relative alla formazione del governo, appare come un accompagnatore, come un sostegno, mai come un supplente. Sarebbe banale (e lo ha ampiamente dimostrato) interpretare i suoi toni sommessi e contenuti assieme alla sua ‘’normalità’’ come una debolezza. Questa normalità, invero, appare la linea rossa che lega alcuni tra i migliori politici della nostra storia democratica, come De Gasperi o Moro.

 

 

il potere di persuasione come forma di vigilanza preventiva

 

Mattarella potrebbe avvalersi di tutti gli strumenti formali e informali di cui il Capo dello Stato dispone.
Le attività informali del Presidente della Repubblica rappresentano una modalità di esercizio, diversa e concorrente all’utilizzo degli strumenti formali, nella funzione di garanzia e di controllo attribuita alla costituzione al Capo dello Stato.
Tra questi, l’esercizio di moral suasion come forma di vigilanza preventiva che, per costanza e incisività si traduce (con la presidenza Napolitano in modo assai frequente) in un “negoziato” continuo tra Capo dello Stato e Governo sul contenuto dei provvedimenti.

In questa prospettiva, la sentenza n1/2013 della Corte Costituzionale (sul conflitto di attribuzioni tra il Capo dello Stato e la Procura della Repubblica di Palermo) ha riconosciuto e attribuito un fondamento costituzionale alle attività informali del Presidente: ‘E’ dunque ‘’indispensabile che (il Presidente ndr) affianchi continuamente ai propri poteri formali, che si estrinsecano nell’emanazione di atti determinati e puntuali, espressamente previsti in Costituzione un uso discreto di quello che è stato definito il ‘’potere di persuasione’’, essenzialmente composto da attività informali, che possono precedere o seguire l’adozione, da parte propria o di altri organi costituzionali, di specifici provvedimenti, sia per valutare in via preventiva, la loro opportunità istituzionale, sia per saggiare, in via successiva, l’impatto sul sistema delle relazioni tra i Poteri dello Stato’’.

In un contesto politico non dotato di considerevole stabilità e coesione, in cui l’interesse generale del Paese sembra sempre più andare in secondo piano e, considerate le forti pressioni provenienti dai mercati, dalle istituzioni europee, dalla banca centrale e persino dalla CPB (commissione parlamentare di bilancio), l’utilizzo della moral suasion potrebbe essere determinante.

Il Presidente potrebbe quindi mandare il governo davanti alle Camere unitamente a un messaggio di accompagnamento contenente tutti i warning del caso; potrebbe riservarsi la prerogativa di vigilare strettamente e di utilizzare la prerogativa costituzionale del rifiuto della firma e del rinvio alle camere, ai sensi dell’art 74 della Costituzione.

Se, chi ha contribuito in queste settimane con la propria irresponsabilità a rendere ancora più ingarbugliata una situazione politica già complessa, dovesse scegliere scientemente di attaccare la terzietà del Presidente per il proprio tornaconto elettorale, commetterebbe l’ennesimo peccato da “ebbrezza del potere”, in un quadro politico in cui l’interesse generale del Paese sembra sempre più andare in secondo piano.

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