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di Enrico Morando

 

Il voto, in Europa, è andato bene. I nazionalpopulisti ostili all’Unione si affermano solo in Italia, mentre cresce la partecipazione al voto. Nel Parlamento europeo gli europeisti compensano le perdite di Socialisti e Democratici e Popolari con i successi dei Verdi e dei Liberali.

 

Gli elettori europei hanno capito la posta in gioco

Dunque, gli elettori europei mostrano di aver capito quale fosse la vera posta in gioco – la disintegrazione dell’Unione versus l’accelerazione del processo di integrazione – e hanno costruito rapporti di forza nettamente favorevoli a chi si è impegnato a camminare sulla seconda strada.

Ora sta a noi usare questi rapporti di forza per passare dalle parole ai fatti: Bilancio dell’Area Euro, effettivo governo europeo dei confini dell’Unione, strumento di difesa comune al servizio di una politica estera europea, Fondo per la tutela dalla disoccupazione non strutturale, … Non c’è tempo da perdere: le forze che dall’esterno lavorano per la disintegrazione dell’Unione e hanno scommesso/investito sulla vittoria dei nazionalisti accuseranno il colpo loro inferto dagli elettori europei, ma non rinunceranno ai loro propositi.

È mia opinione che un giudizio positivo – dal punto di vista degli europeisti progressisti – possa essere espresso anche sul voto del Regno Unito: la vittoria di Farage ė netta, sì. Ma come avrebbe potuto accadere altrimenti, in un Paese nel quale una chiara maggioranza della popolazione ha scelto la Brexit e che da tre anni si agita convulsamente, senza che né il governo dei Conservatori, né l’opposizione dei Laburisti sia in grado di delineare una credibile via d’uscita dal tunnel in cui si è cacciato? La catastrofe dei primi, la pesante sconfitta dei secondi e l’affermazione dei (fino a ieri) piccoli partiti europeisti apre dunque uno spiraglio: Corbyn può espellere Alastair Campbell dal partito, ma farà meglio a prestare orecchie a quel che dice sul Labour e sulla Brexit, se vuole evitare il collasso del partito e creare le condizioni per una sua vittoria alle prossime elezioni politiche. Se lo farà, si potrà ben dire che il voto europeo ha costretto anche il riottoso Corbyn a correggere drasticamente la sua linea politica, migliorandone le chances di vittoria.

 

Il governo gialloverde e l’anomalia italiana

In questo contesto positivo emerge con nettezza l’anomalia italiana: più del 50% degli elettori votanti ha scelto partiti nazionalpopulisti. La buona tenuta (e la crescita in percentuale) del voto per il PD non può nascondere o indurci a sottovalutare l’enormità di questo dato.

Il Governo gialloverde determina l’isolamento del Paese nella riunione del Consiglio. Si riuniscono nelle riunioni preparatorie i capi di governo Popolari, quelli Socialisti e Democratici, quelli Liberali: Conte non partecipa a nessuno di questi incontri, nei quali si elaborano decisioni che potranno avere un peso enorme sul futuro del nostro Paese: il Presidente della Commissione e del Consiglio, il vertice della BCE…

Fosse questione di mera contrapposizione tra partiti nazionali potremmo quasi rallegrarci di questo isolamento, di questa drammatica ininfluenza. Ma non di questo si tratta: sono il presente e il futuro dell’Italia ad essere in gioco. Dobbiamo dunque sentire su di noi il peso della responsabilità di essere progressisti europeisti in un Paese con Governo e maggioranza degli elettori attivi antieuropeisti. La proposta su ciò che è utile al Paese, dunque, deve ispirare ogni nostra iniziativa di opposizione, per rendere chiaro alla maggioranza degli elettori che c’è, in Italia, chi è in grado di costruire intese e soluzioni europee che sappiano incidere sui problemi italiani:

– governo dell’immigrazione (almeno metà dello sfondamento leghista trova nel non governo di questo fenomeno il suo fondamento);

– politica di bilancio (via Quota 100 e Reddito di cittadinanza: rafforzamento di APE social e REI. Tutte le risorse su formazione, ricerca, investimenti pubblici e privati e riduzione strutturale del cuneo fiscale sul lavoro);

– Bilancio dell’Area Euro (entrate: Web Tax; uscite: ricerca e Fondo per la disoccupazione non strutturale).

Nel prossimo autunno il governo di Salvini e di Maio presenterà una Legge di Bilancio insostenibile (lo sfondamento della spesa corrente di cui alla Legge di bilancio 2018, più la flat tax, più la mancata correzione prevista dall’articolo 81 della Costituzione e dalle regole europee). L’Italia tornerà in preda all’instabilità, mentre il debito pubblico avrà ripreso a salire.

 

Il nostro compito è “farci trovare pronti”

In quel momento di drammatica incertezza, gli italiani si guarderanno attorno, per cercare qualcosa e qualcuno su cui contare per non essere travolti: è nostro compito farci trovare pronti. Dove “farci trovare pronti” vuol dire essere dotati non di “alleanze politiche” oggi letteralmente impossibili (a sinistra del PD non c’è niente e nessuno), ma di una credibile e praticabile via di uscita per i problemi del Paese, fatta di recupero di rapporti europei, di ritorno alla stabilità dei conti pubblici, di riforme strutturali per la crescita.

È l’offerta politica del PD che va riorganizzata, a partire dalla consapevolezza che gli attuali rapporti di forza elettorali – il successo della Lega è travolgente, quasi in tutti i settori sociali – non possono essere aggirati dalle alleanze politiche, ma vanno aggrediti costruendo faticosamente consenso attorno a soluzioni di tipo progressista ed europeista per gli stessi problemi sui quali Salvini confeziona le sue soluzioni regressive e nazionaliste.

Non sarà necessariamente un lavoro lungo: in un solo anno il Movimento 5 Stelle perde più di un voto ogni due che aveva. In cinque anni la Lega passa dal 4% al 34%… Non c’è ragione per ritenere che questa mobilità dell’elettorato andrà diminuendo. È una buona ragione per metterci al lavoro subito, forti di una novità che la sconfitta del M5S ci propone: siamo il secondo partito italiano, “naturalmente” protagonista di qualsiasi ipotesi di alternativa ai nazionalpopulisti.

 

Grazie a chi mi ha aiutato

Infine, qualche riga di commento sul “mio” risultato elettorale (candidato PD nella circoscrizione nord ovest). Ho passato gli ultimi 40 giorni a cercare di far emergere la vera posta in gioco in queste elezioni: maggiore integrazione europea o disintegrazione. Sono convinto di aver svolto un buon lavoro. Di aver seminato consapevolezza. Servirà – ne sono certo – nei mesi e negli anni che verranno. Le preferenze personali prodotte da questo lavoro sono state molte, ma non sufficienti. Non ho che da ringraziare le centinaia di riformisti, liberalsocialisti e liberal che mi hanno aiutato, con l’entusiasmo di sempre.

 

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2 Commenti

  1. Carlo Fusaro sabato 1 Giugno 2019

    Questo articolo dimostra che Morando era un grande candidato. Peccato non averlo eletto. La linea che indica è quella giusta.

    Rispondi
  2. mario oliari domenica 2 Giugno 2019

    Condivido la presente Tua analisi dopo aver condivisa anche quella necessariamente frettolosa da Te tenuta a Salò.
    Perchè il PD ritorni sopra il 30% è necessaria la sensazione nell’opinione pubblica di una vera unità interna con il recupero di Renzi e dei renziani su un linea politica di mediazione fra Zingaretti e Renzi.
    Così saremo pronti!
    Cordialità.
    Mario Oliari – PD Salò

    Rispondi

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