di Giorgio Tonini
“L’avvenire non è più, in parte, nelle nostre mani”, ebbe a dire Aldo Moro dopo la sconfitta della Dc alle regionali del 1975. La severità della sconfitta politica del 4 marzo lascia nelle mani del Pd molte meno carte ancora.
E tuttavia, il nostro ruolo è tutt’altro che irrilevante e grande è quindi la nostra responsabilità.
Penso che non dovremmo lasciare nulla di intentato per evitare all’Italia la tragedia di un governo Lega-Cinque stelle. Può pensare di godersi lo spettacolo sgranocchiando pop-corn solo chi dimentichi che ci saremmo tutti a bordo di quell’aereo, messo in mano a due piloti aspiranti suicidi.
E’ vero, non è più, in parte, nelle nostre mani impedire questa tragedia. Ma, appunto, in parte. L’unica responsabilità che vorrei non ci assumessimo è un concorso di colpa nel determinare questo esito.
Meno tragico, certamente, il ritorno al voto. Ma è realistico, e dunque razionale, attendersi un esito elettorale diverso, e possibilmente in meglio, da quello appena registrato? Non mi sentirei di sostenerlo.
Resta allora la sfida, insieme rischio e opportunità, di un accordo M5s-Pd. I rischi sono noti. Mi interessa l’opportunità: di dividere i Cinque stelle dalla Lega di Salvini, evitando lo scivolamento dell’Italia verso Visegrad; di smontare e rimontare il nostro riformismo a confronto con chi si è fatto portavoce del suo rifiuto di massa; di sfidare il primo partito italiano, nato da un movimento fondato su uno sberleffo, a fare i conti con la durezza del governare e a scoprire che la riforma europea alla Macron è l’unica via d’uscita dalla crisi italiana.
Intervento pubblicato su Il Foglio, 1 maggio 2018
Consigliere provinciale a Trento e presidente del gruppo del Partito Democratico del Trentino. Componente della Presidenza di Libertà Eguale.
Senatore dal 2001 al 2018, è stato vicepresidente del gruppo del Partito democratico in Senato, presidente della Commissione Bilancio e membro della segreteria nazionale del Pd.
E’ stato presidente nazionale della Fuci, sindacalista della Cisl, coordinatore politico dei Cristiano sociali e dirigente dei Democratici di Sinistra.
Tra gli estensori del “Manifesto per il Pd”, durante la segreteria di Walter Veltroni è stato responsabile economico e poi della formazione del partito.