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Facebook, la Brexit e la democrazia infranta

Raffaella Rojatti mercoledì 24 Aprile 2019
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Premessa 

Come ben sa chiunque segua da vicino le vicende britanniche, Carole Cadwalladr è una giornalista gallese che collabora con l’Observer e il Guardian, e che fin dal 2016 ha testardamente indagato sulla Brexit, contribuendo a far emergere molti gravi reati ed irregolarità.

Nell’ultima conferenza TED (che riportiamo integralmente in calce in italiano), la Cadwalladr fa il punto sulle sue indagini e chiama direttamente in causa Facebook, spiegando perché “nella situazione attuale, forse non è più possibile avere elezioni libere ed eque”.

Ad ascoltare la sua testimonianza, Facebook ha sicuramente delle responsabilità, per essere stato lo strumento che ha consentito ad alcuni attori politici di contaminare il confronto elettorale britannico e, forse, falsare irrimediabilmente il risultato del referendum.

Tuttavia, la responsabilità di Facebook non può distrarci dalla domanda principale: se Facebook è stato complice, chi sono i colpevoli principali? Nel suo intervento, la Cadwalladr comincia ad additarne alcuni ed è importante che l’attenzione resti anche su di loro.

Come italiani, c’è poi un’altra domanda che dobbiamo farci, ed è ancora più scomoda: considerati i legami sempre più chiari fra i fautori della Brexit e i sovranisti italiani, (documentati – per esempio – tanto nel primo che nel secondo libro di Jacopo Iacoboni), possiamo veramente continuare a dare per scontato che in Italia fenomeni del genere non si siano mai verificati o, peggio, non stiano per accadere?

Raffaella Rojatti

 

 

L’intervento di Carole Cadwalladr* (video e trascrizione)


 

In viaggio fra i leavers…

“Il giorno dopo il voto sulla Brexit, nel giugno 2016, quando la Gran Bretagna si è svegliata con lo shock di dover davvero lasciare l’Unione Europea, il direttore dell’Observer mi chiese di tornare nel Galles, dove sono cresciuta, per scrivere un articolo. E così mi sono messa in viaggio verso la città di Ebbw Vale.

Ebbw Vale si trova nel Galles meridionale, un posto davvero speciale, con una profonda cultura operaia, famosa per i cori di voci maschili gallesi, il rugby e il carbone. Anni fa, le miniere di carbone e le acciaierie sono state chiuse, e l’intera area è entrata in crisi. Nel 2016, a Ebbw Vale i “Leave” hanno ottenuto la percentuale di voti più alta: il 62%. E volevo capire perché.

Al mio arrivo, mi aspettava una sorpresa: l’ultima volta che ero stata a Ebbw Vale, la città era così.

E ora, la ritrovavo così. Queste sono le foto di una scuola, costata 33 milioni di sterline, e finanziata principalmente dall’Unione Europea. Di un nuovo centro sportivo da 350 milioni di sterline, finanziato dall’Unione Europea. Un nuovo programma di investimenti nell’assetto stradale, da 77 milioni di sterline, e una nuova linea ferroviaria, una nuova stazione, tutti finanziati dall’Unione Europea.

 

E non si tratta di un segreto, perché ovunque è chiaramente segnalato che si tratta di fondi europei.”

 

La gente è “stufa” e “ne ha abbastanza”…

“Girando la città, avvertivo quindi una strana sensazione di irrealtà. Come quando di fronte al centro sportivo ho incontrato un giovane, che mi ha detto di aver votato “Leave”, perché l’Unione Europea non aveva fatto niente per lui, ed era stufo. E in tutta la città, la gente ripeteva la stessa cosa: che volevano “riprendere il controllo”, ripetendo uno degli slogan della campagna pro-leave.

E mi dicevano che “erano molto stanchi degli immigrati e dei rifugiati”. “Ne avevano abbastanza”. È tutto ciò era strano, perché camminando per strada, non vedevo nessun immigrato o rifugiato. Ho invece incontrato una donna polacca che mi ha detto di essere praticamente l’unica straniera in città. E quando ho controllato le cifre, ho scoperto che Ebbw Vale ha in realtà uno dei più bassi tassi di immigrazione nel paese.

Ero sconcertata, e non riuscivo davvero a capire da dove la gente avesse ricevuto queste informazioni: di norma sono i tabloid di destra a parlare di immigrazione. Ma questa è una roccaforte laburista di sinistra.”

 

L’ho letto su Facebook…

“Tuttavia, dopo aver scritto l’articolo sono stata contattata da una donna di Ebbw Vale, che mi ha parlato delle “cose lette su Facebook”. “Quali cose?” ho chiesto. “Tutte queste notizie preoccupanti sull’immigrazione, e specialmente sulla Turchia”. Ho cercato gli annunci di cui mi parlava ma non ho trovato nulla.

Il problema è che non esiste un archivio degli annunci visualizzati dalle persone nei loro newsfeed. Nessuna traccia di nulla, buio pesto.

E quindi questo referendum, che avrà un effetto profondo e duraturo sulla Gran Bretagna – e che ha già avuto un effetto profondo, dato che i produttori di auto giapponesi venuti nel Galles dopo a chiusura delle miniere si stanno già trasferendo a causa della Brexit — , questo importante referendum si è svolto nell’opacità, perché è avvenuto su Facebook.

E ciò che succede su Facebook rimane su Facebook, perché solo tu vedi il tuo newsfeed, che poi scompare, ed è impossibile verificare cosa hai letto. Quindi non abbiamo idea di chi abbia visto quali annunci o quale impatto abbiano avuto o quali dati siano stati utilizzati per orientare gli elettori. Né di chi ha pagato gli annunci, né di quanti soldi siano stati spesi, o di quale nazionalità fossero i finanziatori.

Ma Facebook lo sa. Facebook ha queste risposte e si rifiuta di darcele. Il parlamento inglese ha invitato più volte Mark Zuckerberg in Gran Bretagna, ma ogni volta ha ricevuto un rifiuto. E dobbiamo chiederci perché. Dato che, come abbiamo scoperto io e altri giornalisti, durante il referendum si sono verificati dei reati. E questo è accaduto su Facebook.”

 

Lo scandalo delle spese elettorali

“La legge britannica fissa un tetto alle spese elettorali. Questo perché nel XIX secolo, i candidati andavano letteralmente in giro con delle carriole colme di denaro per comprare i voti. Per questo ci siamo dotati di leggi severe, per impedire che ciò accada.

Ma quelle leggi non funzionano più. Questo referendum si è svolto quasi interamente online. E chiunque può spendere qualsiasi somma su Facebook o su Google o su annunci YouTube e nessuno lo saprà, perché sono scatole nere. E questo è ciò che è successo.

In realtà, non abbiamo idea dell’intera portata del fenomeno. Ma sappiamo che negli ultimi giorni prima del voto sulla Brexit, il comitato ufficiale di “Vote Leave” ha riciclato quasi 750 mila sterline attraverso un altro comitato elettorale, con modalità giudicate illegali dalla commissione britannica per le elezioni e che sono oggetto di denuncia penale.”

 

Un diluvio di disinformazione…

“E con questi fondi illeciti, “Vote Leave” ha potuto finanziare un diluvio di disinformazione.


Annunci come questo sono una falsità, una totale falsità. La Turchia non aderisce all’Unione Europea. Non ha nemmeno avviato il processo per l’adesione all’Unione Europea.

Eppure, la maggior parte di noi non ha neanche visto questi annunci, perché non eravamo nel mirino della loro campagna. “Vote Leave” ha identificato una piccola frazione di elettori suscettibili di essere persuasi dall’annuncio e li ha presi di mira con i suoi annunci. E l’unica ragione per cui ora conosciamo i messaggi, è perché Facebook è stata costretta a consegnarli su ingiunzione del parlamento.

E forse ora pensate: “Beh, hanno solo superato un limite di spesa e mentito su alcune cose “. Ma in verità siamo di fronte alla più grande frode elettorale negli ultimi cento anni in Gran Bretagna, che ha danneggiato una votazione di portata epocale, in cui un solo punto percentuale dell’elettorato ha deciso le sorti del paese. E questo è solo uno degli illeciti che si sono verificati durante il referendum.”

 

I rapporti con Trump e con Assange

“C’era un secondo comitato elettorale, diretto da Nigel Farage, quello che nella foto è a destra di Trump. Il comitato, “Leave.EU” – ha infranto la legge elettorale e sulla privacy britannica, ed è ora sotto indagine.

E quest’uomo, Arron Banks, ha finanziato la campagna. E in un caso completamente distinto, è stato denunciato alla National Crime Agency, l’equivalente inglese dell’FBI, perché veicolo di finanziamenti di cui la commissione elettorale non è stata in grado di individuare l’origine. O di assicurarsi che non venissero dall’estero.

E non voglio neanche entrare nel merito delle menzogne che Arron Banks ha raccontato sul suo rapporto segreto con il governo russo. O della strana tempistica degli incontri di Nigel Farage con Julian Assange e con l’amico di Trump, Roger Stone, ora incriminato, immediatamente prima che Wikileaks rilasciasse due blocchi di documenti, che poi hanno beneficiato Donald Trump.

Ma vi dirò invece che Brexit e Trump sono intimamente legati. Uno degli uomini del gruppo mi ha detto che Brexit è stata un “banco di prova” per Trump. E sappiamo che entrambi hanno in comune le persone, le società, i dati, le tecniche, l’uso dell’odio e della paura.

Questo è quello che postavano su Facebook. E non voglio nemmeno chiamarla una bugia, perché mi sembra più istigazione all’odio razziale.”

 

Siamo pasto per gli algoritmi

“Non è necessario che io vi dica che l’odio e la paura vengono seminati online in tutto il mondo. Non solo in Gran Bretagna e in America, ma in Francia, Ungheria, Brasile, Myanmar e Nuova Zelanda. E sappiamo che questa oscura risacca ci connette tutti a livello globale. E si trasmette attraverso le piattaforme tecnologiche. E noi vediamo solo la minima parte di ciò che accade, sulla superficie.

Ho scoperto questo mondo oscuro in seguito alle mie indagini sulla relazione tra Trump e Farage, in una società chiamata Cambridge Analytica. E mi ci sono voluti mesi per rintracciare un ex dipendente, Christopher Wiley che mi ha raccontato di come la società, che ha lavorato sia per Trump che per la Brexit, profilasse politicamente le persone al fine di comprendere le loro paure individuali, per rendere più efficaci i contenuti di Facebook. E lo ha fatto raccogliendo illegalmente i dati dei profili di 87 milioni di persone da Facebook.

Ci è voluto un intero anno di lavoro per ottenere la testimonianza di Christopher. E ho dovuto trasformarmi da giornalista in reporter investigativa per farlo. Ed è stato straordinariamente difficile, perché la società è di proprietà di Robert Mercer, il miliardario che ha finanziato Trump, ha minacciato di farci causa più volte, per impedirci di diffondere la notizia.

Alla fine quando eravamo pronti a pubblicare, abbiamo ricevuto un’altra minaccia legale. Non da Cambridge Analytica questa volta, ma da Facebook che ci ha minacciato di farci causa. Ma abbiamo pubblicato lo stesso.”

 

Dalla parte sbagliata della storia

“Facebook era dalla parte sbagliata della storia, quando ha rifiutato di darci le risposte di cui abbiamo bisogno. Ed è per questo che sono qui a TED. Per rivolgermi direttamente agli dei della Silicon Valley, a Mark Zuckerberg … a Sheryl Sandberg e Larry Page e Sergey Brin e Jack Dorsey, e anche i loro dipendenti e investitori.

Cento anni fa, nelle miniere di carbone del Galles, il pericolo più grave era il gas. Silenzioso, mortale e invisibile. All’epoca per controllare l’aria, si usavano i canarini. Oggi, in questo enorme esperimento globale online che stiamo vivendo, è la Gran Bretagna a fare da canarino. Noi siamo la prova di ciò che accade a una democrazia occidentale quando cento anni di leggi elettorali si scontrano con la tecnologia.

La nostra democrazia è infranta, le nostre leggi non funzionano più, e non sono io a dirlo, ma un rapporto del parlamento britannico. La tecnologia inventata da Facebook è straordinaria. Ma ora si è trasformata nella scena di un delitto. E Facebook ne ha le prove. E non basta che dica che farà meglio in futuro. Perché per avere qualche speranza di impedire che ciò accada di nuovo, dobbiamo sapere la verità.

E forse Facebook pensa “Beh, in fondo è solo pubblicità e la gente non si fa imbrogliare così facilmente.” Ma la mia risposta è: “Ne siamo sicuri?”. Perché quello che ci dimostra il voto sulla Brexit è che la democrazia liberale non funziona più. E che Facebook ha un ruolo in questo.

Perché non è democrazia diffondere bugie in modo opaco, con finanziamenti illegali, Dio sa da dove. Questa è sovversione, e Facebook ne è lo strumento.

Il parlamento inglese è stato il primo al mondo a cercare di richiamare Facebook alle sue responsabilità, ed ha fallito. Facebook è fuori dalla portata della legge britannica, e non solo: ci sono altri nove parlamenti, di fronte ai quali Mark Zuckerberg ha rifiutato di andare a testimoniare.”

 

Elezioni libere ed eque?

“Quello che Facebook non sembra capire è che il problema è più grande di lui, più grande di ciascuno di noi. E non è un problema di destra o sinistra, di “Leave” o “Remain”, di Trump o non Trump. Il problema è di capire se è effettivamente ancora possibile avere elezioni libere ed eque. Perché nella situazione attuale, non credo che lo sia.

Quindi la mia domanda a Facebook è: è questo che volete? È questo il modo in cui volete passare alla storia: come le ancelle di un autoritarismo in ascesa in tutto il mondo? Siete partiti con l’obiettivo di connettere le persone. E ora rifiutate di ammettere che la vostra tecnologia ci allontana sempre di più.

E la mia domanda a tutti gli altri è: è questo che vogliamo, lasciare che se la cavino così, mentre noi restiamo seduti a giocare con i nostri telefoni, e sprofondiamo nell’oscurità?

La storia del Galles meridionale è di lotta per i diritti. E questo non è un incidente ordinario, ma un punto di svolta. La democrazia non è acquisita una volta per tutte, la democrazia non è automatica, dobbiamo combattere e dobbiamo vincere e non possiamo lasciare che le società tecnologiche esercitino un potere fuori dal controllo democratico.

Dipende da noi – tu, io e tutti noi. Siamo noi quelli che devono riprendere il controllo.”

 

*Carole Cadwalladr è una giornalista gallese che collabora con l’Observer e il Guardian

Traduzione a cura di Raffaella Rojatti

 

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2 Commenti

  1. Jean Ralphio mercoledì 24 Aprile 2019

    Quindi Z.ha fatto questa operazione di terrorismo mediatico perché? Cosa ci guadagna se la GB esce dalla UE? Paga meno tasse? Non è sottoposto ai controlli UE? Non ha competitor europei e via dicendo, giusto?

    Rispondi
  2. Raffaella giovedì 25 Aprile 2019

    Allo stato attuale si ritiene che Facebook sia lo strumento che ha consentito ad alcuni attori politici (Banks, Farage) di veicolare notizie false, raggiungendo (tramite la proflazione) gli utenti più suscettibili di credere a tali notizie. Soprattutt Facebook è accusato di non collaborare con le autorità che indagano su tali reati per capire se la campagna è stata finanziata.da potenze estere.

    Rispondi

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