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di Carlos Garcia De Andoin*

 

Fratelli tutti: “L’amore che supera le barriere geografiche e spaziali” (FT 1)

Così come la lettera ai Romani espone la sintesi del pensiero di Paolo, Fratelli tutti, evocando Francesco d’Assisi, presenta, con lo stile sistematico e solenne di un’enciclica, il magistero sociale di Francesco. Quello che ha pronunciato “a pezzi” in sette lunghi anni di pontificato ad Abu Dhabi, Hiroshima, Tirana, L’Avana, Strasburgo, Colombo-Sri Lanka, Sarajevo, Rio de Janeiro, Bangui, Gerusalemme, Amman, Maputo, New York e tanti altri più.

Il suo genere è quello profetico. Un bel colpo, un grido che fa appello, con tutta la forza di un papa, alla coscienza dell’umanità. Il mondo è senza meta. La storia sta andando indietro. Molti sogni sono stati infranti. Vengono eretti muri di scarto e divisione. Le ombre si allungano (9-55). Tra false promesse e incertezze, Francesco ricorda l’essenziale: la dignità dell’essere umano. Fratelli tutti è un appello a ricostruire la convivenza e il corso comune dell’umanità sulla base della fraternità e dell’amicizia sociale (2).

 

Alcuni contenuti da evidenziare

Primo. La fraternità di cui parla non è quella del noi, quella di chi è vicino, la famiglia, la squadra o la nazione, ma quella che “supera le barriere geografiche e spaziali” (1). La fratellanza universale. La parabola del samaritano (61-86), che occupa un posto chiave nel testo, non parla dell’amore per il prossimo ma dell’esercizio di avvicinarsi all’altro, allo straniero, al migrante, al povero, alla vittima. Parla della pratica di interrompere la tua marcia, il tuo programma, la tua logica, per soddisfare il bisogno dell’altro incontrato lungo la strada. Il testo è un invito oggi a “riaffermare la nostra vocazione di cittadini”, “costruttori di un nuovo legame sociale” e “del bene comune”, a “pensare e creare un mondo aperto” (87 ss).

Secondo. Ci sono tre ideologie che non funzionano. 1) Neoliberismo (168). Chiamato così com’è. Non “quell’economia”. Il mercato da solo non risolve i problemi sociali. La speculazione finanziaria semina il caos. Impone un modello culturale unico (12). 2) Il folle populismo (159) che esaspera le inclinazioni più basse ed egoistiche della popolazione e nella sottomissione delle istituzioni e della legalità. 3) Il nazionalismo chiuso, esasperato e risentito, xenofobo, che è una nuova forma di egoismo nascosto sotto la scusa dell’interesse nazionale (11).

Terzo. Vari punti salienti dottrinali: non aderisce all’idea della fine del lavoro, la considera un tema centrale della società del futuro: “la grande questione è il lavoro” (162). Ripropone “la funzione sociale della proprietà” che deve essere subordinata alla destinazione universale dei beni. Dio ha dato la terra a tutta l’umanità (118 sgg.). Significativo il rifiuto della negazione della Shoah, dell’Olocausto ebraico (248) e della rivendicazione della memoria delle vittime (249). Estremamente applicabile nel nostro contesto. Non concede spazi al militarismo. Si propone di rivedere la dottrina tradizionale della guerra giusta per prendere una posizione definitiva contro qualsiasi guerra. Non ci sono scuse per la guerra. Guardare le vittime rivela l’abisso del male nel cuore delle guerre (261). Infine, conferma il “fermo rifiuto della pena di morte” (263 e segg.).

Il titolo dell’enciclica è stato messo in discussione perché fratelli è maschio. Non è inclusivo. I movimenti delle donne hanno proposto di aggiungere sorelle. È vero che in molti numeri il testo si riferisce a uomini e donne, in modo nuovo, ma la situazione di disuguaglianza delle donne nella Chiesa richiede un’azione più energica. Occasione persa.

Un piccolo dettaglio per concludere. Se nella “Evangelii gaudium” ci ha sorpreso citando il magistero delle Conferenze episcopali regionali, non solo papi precedenti; se la “Laudato si!” ha trovato ispirazione nel dialogo con il patriarca ortodosso Bartolomeo; in Fratelli tutti troviamo un grande pensatore del nostro tempo come Paul Ricoeur e un incontro stimolante per l’enciclica, quello che ha avuto con il Grand Imam Ahmad Al-Tayyeb ad Abu Dhabi. Dialogo teorizzato, dialogo praticato.

 

* Vicepresidente della International League of Religious Socialists, professore di Sociología dell’Educazione Universidad de Deusto,  Direttore dell’Istituto Diocesano de Teología e Pastorale di Bilbao

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