di Francesco Gastaldi
L’implacabile crisi demografica genovese prosegue anche nel 2021. Secondo i dati Istat, la popolazione del capoluogo ligure era di 558.930 abitanti all’1 gennaio 2021, mentre è di 554.849 abitanti all’1 giugno 2021. Nei primi mesi dell’anno in corso, dunque, la città perde 4.000 abitanti in 5 mesi. Un triste e inedito primato negativo, urban shrinkage, un restringimento urbano che riguarda soprattutto le città post industriali che non riescono a trovare solide strategie di sviluppo e rilancio.
Nel periodo gennaio-maggio 2021 a Genova sono nate 1.273 persone e ne sono morte 3.669. I deceduti sono quasi tre volte i nuovi nati, 3.990 persone sono arrivate a vivere in città, iscrivendosi all’anagrafe da altri Comuni o dall’estero, e 5.675 se ne sono andate; un dato molto alto, un saldo negativo di 1.700 abitanti fra entrate e uscite.
Prosegue una situazione a tinte fosche che aveva visto un 2020 contare, nell’intero anno, 3.308 nati, 10.031 morti (con il boom di decessi dovuti anche alla componente Covid), 8.408 iscritti all’anagrafe e 8.507 disiscritti per trasferimento di residenza.
“E’ un tema tabù di cui si parla poco, eppure i numeri sono drammatici, sono cifre da auto-estinzione. Si tratta forse di una delle emergenze principali della città, ma allo stesso tempo è un tema poco dibattuto, quasi esorcizzato, e si è ormai lontani dalla quota dei 600.000 abitanti e lontanissimi dal massimo storico raggiunto dalla città 56 anni fa con 848.121 abitanti. Una ecatombe.
E’ pesantissimo il ridimensionamento demografico (decremento del 35% rispetto al 1965) che la città ha attraversato negli ultimi decenni, un terzo della città non c’è più. A Genova l’emergenza demografica ha radici molto profonde e lontane nel tempo, insieme a conseguenze gravi, complice un tasso di natalità tra i più bassi d’Italia e un tasso di mortalità fra i più alti d’Italia. Il decremento degli italiani per anni è stato parzialmente compensato dai flussi di stranieri in entrata e dal contributo alla natalità dato da questi ultimi. Sono i residenti non italiani a tamponare, almeno in parte, il declino demografico genovese, in quanto una quota di loro acquisisce progressivamente, a certe condizioni, la cittadinanza italiana. E’ lecito presuppore che senza il loro contributo i residenti sarebbero circa 450.000.
Ma anche i processi migratori si stanno attenuando e perfino si segnalano dati in controtendenza con fenomeni di redistribuzione dei migranti in altre aree italiane meno interessate alla crisi economica, gli spostamenti in altri Paesi europei o il fenomeno del ritorno in patria nel caso degli ecuadoriani. Da Genova fuggono anche i genovesi, e pure questo fenomeno contribuisce ad indebolire la città, soprattutto se non si attirano altri giovani con elevati livelli formativi; questo dovrebbe essere l’obiettivo di una città con caratteristiche demografiche, ormai strutturali, come quelle che emergono da un quadro così delineato.
Francesco Gastaldi (1969) è Professore associato di urbanistica presso l’Università Iuav di Venezia. È stato ricercatore presso la stessa università nel periodo 2007-2014. Laureato in architettura presso l’Università degli Studi di Genova, ha conseguito il dottorato di ricerca in pianificazione territoriale e sviluppo locale presso il Politecnico di Torino. Svolge attività di ricerca su temi riguardanti le politiche di sviluppo locale, la gestione urbana, le vicende urbanistiche della città di Genova dal dopoguerra ad oggi. Partecipa a ricerche MIUR e di ateneo, ricerche e consulenze per soggetti pubblici e privati.