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Governo e regioni: dopo l’emergenza, la sfida della riforma

Redazione lunedì 4 Maggio 2020
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di Pietro Ichino e Carlo Fusaro

 

I guai della convivenza di un Governo centrale istituzionalmente e politicamente debole con venti Giunte regionali rese forti dall’investitura elettorale diretta – E la sola via d’uscita possibile

 

Quando, in tempi normali – senza pandemie in corso, per intenderci – può accadere che la spedizione di un carico ingombrante dalla Germania a un’azienda lucana richieda sei diverse autorizzazioni regionali (e basta che ne venga rifiutata una per impedire la spedizione); oppure che perfino quando la pandemia scoppia ciascuna Giunta regionale possa permettersi di emanare le proprie disposizioni; e che possa arrivare a disattendere quelle del Governo centrale; quando può accadere questo, deve squillare un campanello d’allarme.

Ora, questo è ciò che sta accadendo oggi nel nostro Paese. Dove da vent’anni quasi tutti i presidenti regionali sono stati rafforzati dall’investitura diretta ricevuta dagli elettori, mentre l’impianto istituzionale centrale è rimasto quello debole previsto oltre 70 anni fa dalla Costituente: donde un Governo in balia di un sistema politico eternamente instabile.

Abbiamo provato a cambiare quell’impianto a più riprese, da ultimo nel 2014-2016; ma anche l’ultima riforma costituzionale, partita come bi-partisan, ha finito col perdere per strada questo carattere per assumere quello della “riforma imposta dal più forte”; e soprattutto per questo è stata bocciata.

Oggi, però, ciascuno dei quattro partiti maggiori ha le sue ferite da curare.

Per altro verso, il covid-19 potrebbe generare lo spazio per un nuovo “spirito costituente”.

Perché dunque non provare a fare di questo il grande tema politico della “fase 2”? Penso a un’iniziativa politicamente non bi-, ma quadri-partisan, sotto l’egida di un arbitro rispettato da tutti, qual è il nostro Capo dello Stato.

I contenuti? Quelli su cui quasi tutti si erano dichiarati d’accordo anche tre anni fa: fiducia al Governo solo dalla Camera; trasformazione del Senato in Camera delle Regioni; nitida clausola di supremazia nazionale; abolizione di enti inutili.

E a quel punto persino un sistema elettorale proporzionale con sbarramento, cui si sta pensando, potrebbe essere il male minore. Anche se sarebbe molto meglio tornare all’idea dell’investitura diretta del presidente del Consiglio.

 

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1 Commenti

  1. Angelo Luzzi lunedì 4 Maggio 2020

    Ottima sintesi

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