di Pietro Ichino
Stiamo scoprendo all’improvviso il privilegio di appartenere al XXI secolo; le posizioni euroscettiche si annichiliscono; si registra l’unanimità su misure che anticipano il processo di integrazione europea sul piano fiscale, della politica estera e militare
La vicenda della resistenza ucraina contro l’invasione russa ha qualche cosa di straordinario, anzi di unico nella storia dell’umanità.
Fin qui nelle vicende analoghe a questa avevamo visto il processo attraverso il quale si forgia l’autocoscienza nazionale di un popolo; nello scontro mortale cui stiamo assistendo oggi vediamo forgiarsi, più che l’autocoscienza della nazione ucraina, la quale ne aveva già da vendere fin da prima, quella dell’Unione Europea.
Il sacrificio immane cui quel popolo si sta sottoponendo per affermare il proprio diritto di candidarsi a entrare nella UE ha la virtù di aprire gli occhi a noi sui privilegi enormi di cui godiamo da più di mezzo secolo per il fatto di essere già parte dell’Unione.
La guerra spaventosa che l’Ucraina sta affrontando per conquistare la propria libertà ci fa scoprire quanto sia prezioso quel sistema di trattati che, come per incanto, ha liberato dalla peste della guerra la regione più di ogni altra al mondo martoriata dalla guerra in tutti i secoli passati; e ne ha fatto una sorta di terra promessa per tutti i popoli circostanti.
L’aggressione militare contro uno di questi popoli vicini ci è parsa appartenere a un secolo passato rispetto a quello in cui viviamo.
A un secolo passato ci sono parse appartenere le misure interne adottate dall’aggressore per chiudere brutalmente gli occhi ai concittadini sull’enormità del proprio misfatto.
Addirittura a un’altra era storica ci è parso appartenere l’ottuso asservimento nazionalista del capo della chiesa ortodossa russa al suo Governo.
Così, all’improvviso i cittadini UE hanno scoperto il privilegio di appartenere irreversibilmente al XXI secolo. Le posizioni euroscettiche si sono annichilite: i partiti sovranisti si sono scoperti europeisti; i governi polacco e ungherese sono in prima fila nell’approvazione di misure che anticipano il processo di integrazione europea sul piano fiscale, su quello della politica estera e persino su quello militare.
Ciò che si sta forgiando, nella resistenza ucraina, è la nuova Unione Europea.
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino