di Federica Roccisano
Grazie Greta, che oggi, 15 marzo 2019, ci ricordi che la sostenibilità è donna.
Lo sapevamo dal 1987, da quando cioè la Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo pubblica il famoso documento Our Common Future (Il nostro Futuro Comune), conosciuto come Rapporto Brundtland dal nome di Gro Harlem Brundtland, presidentessa della Commissione Mondiale Ambiente e coordinatrice del gruppo di lavoro che ha portato alla redazione del documento.
Il Rapporto Brundtland
Ed è proprio da questo documento che nasce la definizione di sviluppo sostenibile che conosciamo tutti oggi, uno sviluppo che coniuga le aspettative di benessere e di crescita economica con il rispetto dell’ambiente, la preservazione delle risorse naturali e la tutela dei diritti delle generazioni future.
Come la Greta Thunberg dei giorni nostri, anche Gro Harlem era una donna e proveniva dalla penisola scandinava, dove il tema del rispetto per l’ambiente è un tema quotidiano, non un semplice spot occasionale. Nonostante questo, nonostante i Paesi dell’area scandinava siano, oggi come ieri, collocati tra i primi Paesi più sostenibili dell’area OCSE, queste donne, in momenti storici differenti, hanno deciso di metterci la faccia e scuotere le coscienze sul tema dell’ambiente.
Sostenibilità, ambiente e crescita economica
Lo hanno fatto in modi differenti, la più adulta, Gro Harlem, medico impegnata politicamente e attivamente, diventa nel 1981 presidente del partito laburista e prima donna in Norvegia (anche la più giovane, a 42 anni), chiamata a ricoprire la carica di capo del governo. Nel 1983 il Segretario Generale delle Nazioni Unite del tempo la nomina Presidente della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo e da lì arriva il Rapporto Brundtland che ha cambiato il modo di pensare la crescita economica, non più illimitata nell’uso delle risorse ambientali, ma che ha modificato anche il rapporto di cooperazione tra gli Stati che si sarebbero dovuti orientare tutti ad un modello di sviluppo comune nel rispetto di tutte le generazioni presenti e delle generazioni future.
L’appello di Greta Thumberg
Dopo anni, arriva dalla Svezia Greta Thumberg, decisamente più giovane di Gro Harlem Brundtald, che con i suoi 16 anni e le sue bellissime trecce, suona la sveglia non solo alle istituzioni, non solo ai partiti politici, ma prima ai suoi coetanei a quelli, cioè, che dovevano essere le generazioni future da tutelare nel 1987 e poi agli adulti. Ci dice lei che qualcosa è andato storto negli anni, qualcosa, tanto, non è stato fatto, e allora occorre mobilitarsi, contaminare le comunità di tutta Italia nella giornata dedicata al #FridaysForFuture del 15 Marzo e di tutti gli altri venerdì di mobilitazione degli studenti. Che ci sia un moto di iniziativa di tutte le ragazze come Greta e le donne come Gro Harlem, che possono e devono svolgere un ruolo centrale per il rispetto della nostra Madre Terra.
Non possono più bastare i convegni o i libri che scriviamo sul tema dell’ambiente, perché è da troppo tempo che, nostro malgrado, ci limitiamo a questo e i fatti di chi ci governa non seguono, ancora oggi, le indicazioni delle scienze economiche e ambientali in questo senso. È giunto il momento, invece, di prendere davvero consapevolezza che il pianeta è la nostra casa, che, come diceva già nel 1852, il Capo indiano Seattle in risposta alla richiesta del Governo degli Stati Uniti d’America sulla volontà di comprare le terre degli indiani d’America, la Terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli.
Europa, ambiente e leadership femminili
Nella più recente classifica dei Paesi Ocse sostenibili, mentre i Paesi Norvegia e Svezia occupano rispettivamente il primo e il quarto posto, l’Italia occupa il ventinovesimo posto, una posizione che dovrebbe offendere tutti i cittadini italiani che vivono in quello che era chiamato il giardino di Europa e che è ancora molto indietro rispetto sia all’equità di distribuzione della ricchezza, che anche all’uso delle energie rinnovabili, come anche alla parità di genere, in termini di opportunità lavorativa e di rappresentanza politica. E, sulla scia di Gro Harlem e di Greta, penso che occorra ripartire proprio da questo, anche in una dimensione europea, da leaderhip femminili che, agli interessi privatistici dei palazzi del potere, antepongano la sensibilità per il rispetto dell’ambiente, la promozione del bene comune e la condivisione di questo con tutte le comunità.