di Alessandro Maran
Uscire dalla paralisi politica. È quello che nel 2025 l’Europa dovrà provare a fare. Il modo in cui l’Unione Europea e il Regno Unito supereranno la paralisi politica in cui sono impantanati per affrontare le urgenti sfide interne e proteggersi dalle minacce esterne, che provengano da Putin, da Xi Jinping o da Trump una volta che sarà entrato in carica a gennaio, sarà infatti il tema dominante della politica europea nel 2025.
Nel corso del 2024, la traiettoria della politica europea ha dato spesso l’impressione di fare dei progressi senza tuttavia riuscire a portare a casa cambiamenti concreti, osserva Alexander Clarkson sulla
World Politics Review (
https://www.worldpoliticsreview.com/europe-politics-2025…/). Sia che le elezioni abbiano determinato una impasse parlamentare, come in Francia, sia che abbiano consegnato una grande maggioranza ad un singolo partito, come nel Regno Unito, non hanno portato quasi mai a rapidi successi strategici.
«La mossa a sorpresa del presidente francese Emmanuel Macron di indire, nel giungo del 2024, elezioni parlamentari anticipate era finalizzata a riaffermare la presa del suo movimento centrista sull’organismo legislativo. Invece, ha portato alla paralisi parlamentare, con la sinistra, il centro e l’estrema destra che detengono ciascuno un numero più o meno uguale di seggi (
https://www.worldpoliticsreview.com/france-macron-bayrou/). Al contrario, l’enorme maggioranza parlamentare ottenuta il mese successivo nel Regno Unito dall’allora partito di opposizione, il Labour Party guidato da Keir Starmer, sembrava incarnare il tipo di riallineamento politico che era sfuggito a Macron e ad altri leader dell’Unione europea (
https://www.worldpoliticsreview.com/uk-election-labour…/). Tuttavia, l’impossibilità per Starmer come primo ministro di creare lo slancio necessario per la crescita economica o di ottenere i rapidi miglioramenti nei servizi pubblici che aveva promesso, è un altro esempio di come i vincoli strutturali abbiano limitato il margine di manovra a breve termine dei governi europei. Se anche altri governi che pure godono di forti maggioranze riescono a ottenere solo miglioramenti graduali nei servizi pubblici e nella crescita economica, allora l’Europa nel 2025 continuerà ad assistere alle reazioni dell’opinione pubblica contro i partiti di governo di sinistra e di destra che avevano promesso risultati rapidi quando erano ancora all’opposizione».
Il guaio è che tutti i partiti, chi più chi meno, vivono una condizione critica attraversata da tensioni che tendono a paralizzarli. Non riescono a liberarsi dall’illusione di un impossibile “ritorno al passato” e quindi faticano a dare un’interpretazione dinamica alla situazione in cui si trovano. Sono, infatti, in moltissimi oggi a volere tornare indietro. Ma non c’è un posto dove tornare. Perché è venuto meno lo strumento fondamentale usato dalle socialdemocrazie per fornire una organizzazione al capitalismo: lo Stato nazionale. Il vecchio Stato nazionale non è più il teatro prevalente, non è più compiutamente sovrano; e perciò non è più possibile gestire le sofferenze e le contraddizioni sociali create dal capitalismo nella mera dimensione nazionale. Per questo, che ci piaccia o no, è necessario costruire il nuovo «sovrano europeo».
Un compito che dà a tutta la politica una prospettiva nuova, in forza della quale guardare ai problemi costituiti dalle “sofferenze” della globalizzazione ed anche alle sue enormi possibilità. Proprio perché oggi bisogna cercare strategie nuove in grado di rimettere in moto le economie e proteggere i cittadini dai cambiamenti indotti dalla “distruzione creatrice” del capitalismo, come sempre in continua evoluzione.
Oltretutto, è in gioco, di nuovo, la libertà. «Lottare per la libertà ci unisce come europei. È il nostro passato e il nostro presente. É la ragion d’essere della nostra Unione e rimane la sua forza trainante», ha ricordato il mese scorso, giustamente, la presidente della commissione europea von der Leyen. «Credo che la nostra generazione di europei debba lottare ancora una volta per la libertà e la sovranità», ha continuato. «Per la libertà per cui il popolo ucraino sta eroicamente lottando. Per la libertà di plasmare il nostro futuro in un mondo conflittuale e instabile». La nostra lotta per la libertà può apparire diversa rispetto alle generazioni passate, ha aggiunto poi. Ma la posta in gioco è altrettanto alta.
Molti auguri a tutti noi!
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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