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Il Def ‘del popolo’? Fa male ai giovani, al Sud, al lavoro

Umberto Minopoli venerdì 28 Settembre 2018
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di Umberto Minopoli

 

Sul DEF minacce di giri di vite sui burocrati, pressioni, piazzate dei 5 Stelle al grido di “ indebitiamoci di più”.

Alla fine l’argine dei “tecnici” (Tria) ha ceduto. Il deficit /Pil al 2,4% è una resa alla perenne stagnazione italiana. Il debito che cresce ci frenerà per gli anni a venire e peserà sulle nuove generazioni.

La revisione della Legge Fornero è una misura dannosa, ingiusta, tecnicamente sbagliata: più pensionamenti non daranno più assunzioni. Anche questa misura è contro i giovani. C’è la “pace fiscale”, incentivo al moral hazard, ma non c’è la flat tax (sostituita da una finta).

 

E questo lo sappia Salvini, perché ha vinto Di Maio.

  1. I soldi non vanno né alla riduzione delle tasse e né agli investimenti perché vanno ai sussidi e all’assistenza.
  2. I 10 miliardi di reddito di cittadinanza (insufficienti, tra l’altro, per i presunti 6,5 milioni di cittadini sbandierati in pubblico) sono non solo una misura demagogica, improduttiva e immorale.
  3. Ma che peserà per l’avvenire: ogni anno dovremo trovare i soldi per finanziarla a danno di altre spese utili, produttive e degli investimenti.
  4. Al reddito di cittadinanza è dovuta la mancanza di investimenti strutturali nel DEF.

 

Il governo, ricattato da Di Maio, ha scelto la stagnazione alla crescita. Lo sappiano gli elettori della Lega. E lo sappiano gli elettori del Sud. Che, in nome di un sussidio infame, scompaiono dell’agenda del governo. Tria si è dimostrato un’argine poco efficace. E dovrebbe dimettersi. Mattarella deve riflettere: siamo vicini al 2011. Ora vedremo la battaglia parlamentare sul Def: peggiorerà le cifre già sballate o sarà l’occasione, per opposizioni finalmente unite, di provare a salvarci prima del tunnel? O dobbiamo sperare nell’Europa e nei mercati?

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