di Alessandro Maran
Il governo serbo è considerato di destra e populista, e ha mantenuto un equilibrio delicato tra le principali potenze mondiali, bilanciando relazioni e alleanze. All’European Council on Foreign Relations (ECFR), Engjellushe Morina e Angelica Vascotto scrivono: “La scorsa settimana, il presidente ha lasciato intendere che i disordini potrebbero portare a elezioni parlamentari anticipate in primavera. Ma la rabbia pubblica e la crisi del governo Vucic sono ben lungi dall’essere i suoi unici problemi. Anche prima delle proteste, il consolidato approccio “à la carte” del presidente alla politica estera che porta la Serbia a traccheggiare tra l’Occidente e la Russia (con un contorno di Cina) sembrava in difficoltà. Sia l’Unione europea che la Russia hanno fatto pressione su Belgrado affinché scegliesse da che parte stare. Ora, Vucic si ritrova con pochissima solidarietà internazionale per i suoi guai interni – e pochissimo spazio di manovra” (https://ecfr.eu/…/a-double-bind-how-unrest-and…/).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.