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Il difficile equilibrio della Serbia tra Europa e Russia

Alessandro Maran lunedì 10 Febbraio 2025
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di Alessandro Maran

 

Il crollo, il primo novembre scorso, della pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad, in Serbia (https://www.reuters.com/…/eight-killed-serbian-railway…/) ha scatenato la protesta degli studenti che sono scesi in piazza esigendo responsabilità e trasparenza.
L’incidente, che ha provocato 15 morti, è diventato il simbolo di un sistema marcio, dove malaffare e inefficienza mettono a rischio la vita dei cittadini. Le proteste di massa contro la corruzione e l’incompetenza delle autorità hanno scosso il Paese e hanno spinto alle dimissioni il premier Milos Vucevic (https://www.france24.com/…/20250128-serbia-pm-vucevic…).
Christian Edwards della CNN scrive: “Lo shock si è presto trasformato in rabbia. La tettoia crollata è diventata un potente simbolo di ciò che molti serbi vedono come la corruzione incistata nel cuore dello stato, impressa dal presidente Aleksandar Vucic e dal suo governo in oltre 12 anni di potere. Quelle che sono cominciate come veglie per i morti sono diventate proteste quasi quotidiane, coinvolgendo segmenti sempre più ampi della società serba e raggiungendo ogni angolo della nazione balcanica (…) Le dimostrazioni guidate dagli studenti, che chiedevano la pubblicazione completa dei documenti sui lavori di ricostruzione, sono diventate così grandi e così durature che alcuni si sono chiesti se possano abbattere il regno di Vucic” (https://edition.cnn.com/…/serbia-protests…/index.html).

Il governo serbo è considerato di destra e populista, e ha mantenuto un equilibrio delicato tra le principali potenze mondiali, bilanciando relazioni e alleanze. All’European Council on Foreign Relations (ECFR), Engjellushe Morina e Angelica Vascotto scrivono: “La scorsa settimana, il presidente ha lasciato intendere che i disordini potrebbero portare a elezioni parlamentari anticipate in primavera. Ma la rabbia pubblica e la crisi del governo Vucic sono ben lungi dall’essere i suoi unici problemi. Anche prima delle proteste, il consolidato approccio “à la carte” del presidente alla politica estera che porta la Serbia a traccheggiare tra l’Occidente e la Russia (con un contorno di Cina) sembrava in difficoltà. Sia l’Unione europea che la Russia hanno fatto pressione su Belgrado affinché scegliesse da che parte stare. Ora, Vucic si ritrova con pochissima solidarietà internazionale per i suoi guai interni – e pochissimo spazio di manovra” (https://ecfr.eu/…/a-double-bind-how-unrest-and…/).

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