di Umberto Minopoli
Gli attivisti protestano: la crisi energetica e la guerra russa stanno mettendo in secondo piano gli obiettivi climatici. E’ vero in parte.
Era ovvio che tra il rischio di catastrofi alla fine del secolo, come preconizza il climatismo militante e la catastrofe – energetica, sociale, alimentare – subito, indotta dalla guerra e dall’inflazione per l’energia, si sarebbe scelto il “primum vivere”.
Non bastano, però, la guerra e i prezzi del gas a spiegare le difficoltà della decarbonizzazione.
Per l’Europa tali difficoltà erano evidenti anche prima del 2021 (esplosione dei prezzi del gas) e del 2022 (guerra russa). Le difficoltà stanno nel fatto che l’Europa ha scelto una strategia troppo hard di lotta al clima, fatta di obiettivi antiemissivi sganciati da una tempistica attenta e consapevole delle tecnologie disponibili a realizzarli.
E, sul terreno dell’energia, da una velleità che stiamo pagando: l’idea che si potesse fare a meno, insieme, del carbone, del gas, del petrolio sostituite dalle sole fonti rinnovabili e senza lo sviluppo dell’energia nucleare. Non era possibile.
E infatti, la Commissione Europea era corsa ai ripari, già prima della crisi energetica e della guerra, allargando la tassonomia (la politica per gli investimenti sostenibili) al nucleare e al gas.
Gli avvenimenti successivi del 2021 (inflazione) e 2022 (guerra russa) hanno solo esasperato il problema. Facendolo diventare un fattore di sopravvivenza per l’economia europea.
I movimenti ambientalisti non possono solo protestare. Dovrebbero anche fare i conti con la realtà. E abbandonare le velleità. E capire, finalmente, un “dettaglio” tecnico: non si può sostituire il gas russo, che ci dà energia continuativa (h24) con le fonti intermittenti (che danno energia solo in determinate ore).
Si può sostituirlo solo con altre fonti continuative: o il carbone o il nucleare. Se la prima non piace, non resta che la via dell’energia nucleare, pulita, continuativa e abbondante.
Vale, ancor più, per l’Italia che deve sostituire più gas russo che altri. Lo capiranno i politici italiani?
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.