di Stefano Ceccanti
Giuseppe Provenzano, della sinistra Pd, intervistato da Daniela Preziosi sul Manifesto, in un’intervista in cui dice varie cose, alcune anche interessanti, replica seccamente a Prodi che aveva evocato le elezioni del ’48 a proposito delle prossime europee con una domanda: “E poi nel 48 abbiamo perso, no?”.
Nell’intervista per La Stampa Prodi aveva detto:”Ci sono momenti nei quali una scelta può avviare un processo che segna il nostro futuro: le prossime elezioni Europee sono destinate a richiamare in un contesto più ampio quelle del 1948 in Italia. Chiamano in causa il nostro destino. E ancor prima che essere anti-sovranisti e anti-populisti, dobbiamo essere per l’Europa”.
Non è ben chiaro se Provenzano in quel plurale (“E poi nel 48 abbiamo perso, no?”) intenda il Pd e spero di no: in quel caso gli andrebbe replicato che larga parte delle tradizioni che sono confluite nel Pd, dalle sinistre interne alla Dc, ai repubblicani, ai socialdemocratici, in realtà il 18 aprile 1948 avevano vinto e poi, gradualmente, anche le altre sinistre si riconciliarono con le scelte di allora, atlantica ed europea.
Prodi con quell’esempio voleva proprio situarsi dal lato delle ragioni di allora: quelle di chi vinse e che sono diventate, mi pare, le ragioni di tutti, anche delle sinistre di governo.
Vicepresidente di Libertà Eguale e Professore di diritto costituzionale comparato all’Università La Sapienza di Roma. È stato Senatore (dal 2008 al 2013) e poi Deputato (dal 2018 al 2022) del Partito Democratico. Già presidente nazionale della Fuci, si è occupato di forme di governo e libertà religiosa. Tra i suoi ultimi libri: “La transizione è (quasi) finita. Come risolvere nel 2016 i problemi aperti 70 anni prima” (2016). È il curatore del volume di John Courtney Murray, “Noi crediamo in queste verità. Riflessioni sul ‘principio americano'” , Morcelliana 2021.