di Marco Leonardi
La vulgata vuole che il Pd avrebbe perso le elezioni perché ha ignorato i più deboli.
L’argomento è troppo serio per essere trattato in poche righe, ma a me sembra che su alcuni temi fondamentali l’azione di governo degli ultimi 4 anni sia stata nel merito molto orientata alla redistribuzione a favore dei più deboli.
Dalle misure di redistribuzione …
… alle promesse facili
Certo si può rispondere che il Movimento 5 Stelle è stato molto più di sinistra quando ho proposto un reddito di cittadinanza per tutti e le pensioni minime a 780 euro al mese per tutti.
Ma da una parte è facile fare promesse ignorando i vincoli del bilancio pubblico e quindi ignorando i deboli per antonomasia cioè i giovani che ancora non possono votare.
Dall’altra parte bisognerà vedere tra pochi giorni come quelle promesse diverranno realtà perché del reddito di cittadinanza non c’è più traccia e l’intervento sulle pensioni sembra una controriforma che cancella l’ape sociale e favorisce i ricchi con quota 100. Il tutto condito magari con uno spruzzo di condono e di flat tax che certo non favoriscono i più deboli.
Detto questo è giusto fare anche dell’autocritica: se nel merito abbiamo adottato politiche molto redistributive (per motivi di spazio non cito la più controversa e redistributiva di tutte: gli 80 euro che valgono 9 miliardi di euro all’anno e vanno a 11 milioni di lavoratori sotto i 26mila euro di reddito), però non abbiamo visto che la campagna elettorale si sarebbe combattuta proprio sul tema del Sud, della povertà e dell’immigrazione.
Abbiamo perduto una grossa occasione di rivendicare per tempo l’istituzione del reddito di inclusione (i cui risultati sono arrivati dopo le elezioni) e degli scivoli pensionistici per i più deboli. Abbiamo pensato di convincere l’Italia che quattro anni di buona amministrazione in cui la crescita era più che soddisfacente e l’occupazione raggiungeva il massimo di sempre sarebbero bastati per far dimenticare una crisi che dura da 10 anni e una stagnazione che dura da vent’anni.
(Articolo già pubblicato su Democratica)
Professore di economia politica all’università degli Studi di Milano, si occupa di disoccupazione e diseguaglianze. E’ stato tra gli anni 2015 e 2018 membro del comitato tecnico di valutazione della Presidenza del Consiglio e consigliere economico del Presidente Gentiloni. Ha scritto un libro sulle riforme di quegli anni dal titolo “le riforme dimezzate, perché su lavoro e pensioni non si può tornare indietro”, EGEA 2018. Fa parte della Presidenza Nazionale di Libertà Eguale.