di Alberto Bianchi
Compagni ed amici,
Ho temuto, in questi giorni, che il nostro confronto finisse per esaurirsi su cosa siamo noi (convenuti orvietani), cosa sono loro (convenuti milanesi), che rapporto c’è tra noi e loro, addirittura tra ognuno di noi loro e ritorno. Devo dire, invece, che la relazione di Claudia Mancina, a cui va il mio plauso convinto, è sfuggita a quella che l’analista politico tedesco-americano, Yascha Mounk, definisce “La trappola identitaria” in un suo recente libro.
Da qui, dunque, un interrogativo diretto: che messaggio comune ci trasmettono la situazione politica in Francia, le tensioni nella coalizione di maggioranza del Parlamento europeo e il ritorno del trumpismo alla Casa Bianca? mentre avanza la crisi politica in Germania? in Inghilterra il governo laburista ha problemi nella gestione dell’economia? ed assistiamo ad una relativa stabilità di governo in Italia?
In Francia, l’Assemblea nazionale, tra difficoltà e divisioni, è riuscita ad assicurare la tenuta di un governo minimo, anche grazie ad un Ps che sembra avere posto fine alla propria sudditanza a Melenchon, impedendo così, questa volta, l’azione convergente paralizzante delle forze estreme.
Nel Parlamento europeo – e, dunque, in un sistema diverso da quello francese – spinte centrifughe nei partiti popolare e socialista europei rischiano di indebolire la maggioranza coalizionale ancora regnante a Bruxelles.
A loro volta, le presidenziali americane mostrano un sistema polarizzato che, terremotato da un diffuso risentimento sociale trasversale e da derive identitarie, evidenzia, al momento, la mancanza di un’azione/area istituzionale di compensazione dello scontro sociale e politico.
Dunque, il messaggio comune è chiaro: sistemi politico-istituzionali differenti presentano un comune problema di governabilità complicata: in Francia, nel Parlamento europeo, in Germania, in Inghilterra; in America, ove abbiamo un potere di governo che dichiara: “O lo Stato profondo distrugge l’America, o noi distruggiamo lo Stato profondo” (Trump a Waco, Texas, il 25 marzo 2023).
Ora, a fronte di uno scenario così difficile, lungo quali sentieri può, vuole, deve muoversi in Italia il “Che fare?” dei riformisti dell’area progressista? Io penso lungo due sentieri: il primo è continuare nel confronto aperto e serrato su quello che Stefano Ceccanti, riprendendo parole di Giorgio Napolitano, definisce “…l’aggiornamento condiviso delle regole …”; il secondo sentiero ci conduce alla proposta politica che Michele Salvati ha presentato nell’articolo-saggio del 29 luglio scorso intorno alla riorganizzazione di un centrosinistra credibile.
Due sentieri che restano in parte distinti per attori coinvolti, perimetri e modalità di azione; che, però, in entrambi vedano protagonista una sinistra di governo consapevole della condizione contestuale richiamata da Paolo Gentiloni nell’intervista del 16 dicembre, inerente al ruolo e modo d’essere del Pd:
“… sbaglierebbe chi pensasse che il profilo riformista credibile di un’alleanza di centrosinistra possa essere affidato in outsourcing a una forza x e non coinvolgesse […] la forza principale […] della coalizione, cioè il Pd”.
In conclusione: un centrosinistra credibile invoca una sinistra di governo; una sinistra di governo il profilo riformista del Pd: rispetto al quale il problema non è quello degli spazi di rappresentanza da assicurare a componenti interne organizzate per identità culturali di appartenenza; bensì di accelerare, intensificare ed estendere, da parte nostra e di altri (lo dico agli amici convenuti a Milano) la disputa politica su punti politici e proposte di governo, su due terreni: nel Pd per una consapevolezza politica riformista del partito e del gruppo dirigente, tutta da conseguire; del Pd verso altre realtà e forze riformiste affinché – pur nel quadro di una loro autonomia organizzativa in un centrosinistra di governo – dette forze abbandonino, però, approcci ed orientamenti di minoritarismo politico.
Sessantacinquenne, romano, studi classici, lavora presso Direzione Trenitalia spa, gruppo Fs italiane. Sin da giovane, militante della sinistra: prima nelle fila della Federazione Italiana Giovanile Comunista (FIGC), poi nel PCI (componente migliorista), fino allo scioglimento del partito. Successivamente ha aderito al PDS, poi DS. Attualmente è socio ordinario di Libertà Eguale.